Shaul Arieli Quando Netanyahu ha parlato di Stato palestinese, era veramente questo che intendeva?


Il discorso del primo ministro Benjamin Netanyahu ancora una volta ha dimostrato che i partiti della destra israeliana non hanno un’adeguata alternativa pratica alla soluzione dei due stati per due popoli. Il blocco della destra esiste soltanto per negare quest’idea, e si frammenta nel momento in cui deve presentare un’alternativa diplomatica che salvaguardi gli interessi di Israele.Le dichiarazioni sulla necessità di distruggere l’idea dei due stati sono state rimpiazzate da schermaglie di retroguardia finalizzate ad impedire l’implementazione di quest’idea. Nel 1993, Ariel Sharon volle annunciare che se il Likud fosse tornato al potere, avrebbe cancellato gli accordi di Oslo; Netanyahu annunciò che il programma di autonomia palestinese sotto il controllo israeliano era l’unica alternativa. Queste dichiarazioni sono state rapidamente sostituite dai discorsi su uno “stato palestinese” o uno “stato palestinese demilitarizzato”. Era chiaro a Netanyahu ed ai suoi predecessori che essi avevano soltanto bisogno di un fronte di destra per ottenere la carica di primo ministro. Ma una volta insediatisi, essi non hanno potuto adottare neanche una delle posizioni della destra che compromettono il concetto sionista di uno stato ebraico e democratico. Uno stato binazionale non è una possibilità per loro, poiché questa fetta di opinione pubblica ritiene di essere predestinata a ereditare questa terra, ed il modo per farlo è di espellere coloro che vi risiedono. Ciò significa tensioni prolungate che porteranno a scontri violenti a livello sociale e nazionale ed alla disintegrazione dello stato.I membri del Likud spiegano la loro opposizione a uno stato palestinese con l’affermazione secondo cui l’idea del “muro di ferro” di Ze’ev Jabotinsky non avrebbe ancora fatto presa sull’opinione pubblica palestinese, e un accordo dovrebbe essere evitato fino a quando essi non avranno rinunciato al loro desiderio di distruggere Israele. Ma i passi compiuti in questo senso hanno soltanto allargato le crepe nel muro di ferro e nello status di Israele, a cominciare dall’interruzione dei negoziati, dalla distruzione dell’Autorità Palestinese, dal disimpegno di Gaza, dal tracciato invasivo del muro di separazione, ed infine dal rifiuto dell’iniziativa di pace della Lega Araba. Queste mosse hanno aiutato Hamas a vincere le elezioni ed a prendere il controllo della Striscia di Gaza, hanno portato Israele a lanciarsi in operazioni militari, ed hanno rafforzato il “fronte del rifiuto” nel mondo arabo.Il discorso di Netanyahu ha allineato il primo ministro israeliano con le posizioni del partito Shas e di Yisrael Beiteinu. Essi accettano l’idea dei due stati ma cercano di farla naufragare con condizioni che la rendono ridicola. Questo è ciò che ha fatto Netanyahu quando nel suo discorso ha detto che era pronto ad iniziare negoziati di pace immediatamente e senza precondizioni: egli ha chiesto ai palestinesi di riconoscere Israele come la patria nazionale del popolo ebraico, di accettare uno stato palestinese demilitarizzato, di cancellare dall’agenda dei negoziati la questione dei profughi, di mantenere Gerusalemme unita sotto la sovranità israeliana – e tutto questo prima ancora di dare inizio ai negoziati.

Anche se Netanyahu ha pronunciato l’espressione “stato palestinese”, egli non è stato in grado di passare lo “scettro del rifiuto” alla controparte palestinese ed araba. Netanyahu ha sbagliato quando, in compenso, si è affrettato a prendere in considerazione l’opzione di continuare la costruzione degli insediamenti. Egli sta aggiungendo lo scontro con l’amministrazione Obama alle schermaglie di retroguardia che sta conducendo a spese dell’opinione pubblica israeliana contraria alla sua posizione. Un sondaggio condotto dall’ Institute for National Security Studies ha rivelato che il 64% della popolazione israeliana appoggia l’idea di due stati per due popoli, che solo il 17% è disposto ad espandere gli insediamenti provocando uno scontro con gli Stati Uniti, e che il 77% appoggia l’idea di una legge che preveda un indennizzo per l’evacuazione.

L’opinione pubblica israeliana dovrebbe chiedere che Netanyahu la smetta di gettare milioni di shekel in piani infruttuosi. Invece, egli dovrebbe riprendere i negoziati immediatamente, senza precondizioni, accettare il piano di pace regionale e presentare un piano israeliano che produca l’esito “sionista” di uno stato ebraico e democratico che viva a fianco di uno stato palestinese.Quando Netanyahu ha parlato di Stato palestinese, era veramente questo che intendeva?

L’improbabile Stato palestinese di Benyamin Netanyahu

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