SHLOMO SAND Israele, attenti al mito



L'etnocentrismo che è servito a creare lo Stato in futuro rischia di contribuire alla sua distruzione Ai loro primi passi quasi tutte le nazioni sono state guidate dal sogno di impersonare l’autocoscienza e la memoria «etnica» di un popolo. Le varie modalità di definizione dei gruppi nazionali hanno dato la stura a conflitti a partire dal XIX secolo, alcuni dei quali perdurano tutt’oggi. Ma, nella maggior parte degli Stati-nazione liberali e democratici, alla fine si è imposta una concezione civile e politica della nazionalità, mentre negli altri resta dominante una concezione etnocentrica di appartenenza. Il sionismo, nato nell’Europa orientale, ha senza dubbio caratteri prevalenti etno-biologici ed etno-religiosi. I contorni della nazione non vengono individuati nella lingua, nella cultura secolare corrente, nella presenza sul territorio e nel desiderio di integrazione nella collettività. Invece l’origine biologica e frammenti di «nazionalismo» religioso costituiscono il criterio di inclusione nel «popolo ebraico». Sarebbe impossibile a chiunque integrarsi in questa nazione sulla base di un’appartenenza volontaria secolare, così come è impossibile smettere di appartenere al «popolo ebraico». Questi elementi originari sono tuttora basilari in Israele, e ciò costituisce la vera fonte del problemaAi loro primi passi quasi tutte le nazioni sono state guidate dal sogno di impersonare l’autocoscienza e la memoria «etnica» di un popolo. Le varie modalità di definizione dei gruppi nazionali hanno dato la stura a conflitti a partire dal XIX secolo, alcuni dei quali perdurano tutt’oggi. Ma, nella maggior parte degli Stati-nazione liberali e democratici, alla fine si è imposta una concezione civile e politica della nazionalità, mentre negli altri resta dominante una concezione etnocentrica di appartenenza. Il sionismo, nato nell’Europa orientale, ha senza dubbio caratteri prevalenti etno-biologici ed etno-religiosi. I contorni della nazione non vengono individuati nella lingua, nella cultura secolare corrente, nella presenza sul territorio e nel desiderio di integrazione nella collettività. Invece l’origine biologica e frammenti di «nazionalismo» religioso costituiscono il criterio di inclusione nel «popolo ebraico». Sarebbe impossibile a chiunque integrarsi in questa nazione sulla base di un’appartenenza volontaria secolare, così come è impossibile smettere di appartenere al «popolo ebraico». Questi elementi originari sono tuttora basilari in Israele, e ciò costituisce la vera fonte del problema.Israele nei primi anni del XXI secolo si definisce come Stato degli ebrei e proprietà del popolo ebraico, cioè anche degli ebrei che vivono nelle altre parti del mondo, e non come Stato dell’insieme dei cittadini d’Israele che risiedono sul suo suolo. Per questo motivo è più appropriato definire Israele come un’etnocrazia che come una democrazia.I lavoratori stranieri e le loro famiglie non hanno alcuna possibilità di essere integrati nel corpo sociale, anche se vivono in Israele da decenni. Quanto a quella quota di popolazione identificata dal ministero dell’Interno come «non ebraica», pur avendo la cittadinanza non può identificare in Israele il «suo» Stato. È difficile valutare quanto a lungo gli arabi israeliani (il 20% degli abitanti del Paese) continueranno ad accettare di vivere da stranieri nella loro stessa patria. Lo Stato si fa sempre più ebraico e sempre meno israeliano, nello stesso tempo in cui i cittadini arabi si israelizzano nella lingua e nella cultura, ma diventano sempre più anti-israeliani nelle loro posizioni politiche. È una serie di fatti paradossali. Non sarà forse lecito temere che una futura Intifada possa scoppiare non nel territorio occupato della Cisgiordania, soggetto a un regime in stile apartheid, ma invece nel cuore stesso dell’etnocrazia segregazionista, cioè dentro le frontiere dell’Israele del 1967? È ancora possibile chiudere gli occhi per evitare di vedere la verità.Continuare a sostenere che il popolo ebraico sia esistito per quattromila anni come «Eretz Israel». Ma se i miti storici sono stati capaci, con una buona dose di immaginazione, di creare la società israeliana, in futuro rischiano di contribuire alla sua distruzione Israele, attenti al mito


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