Amira Hass: ortaggi innaffiati di razzismo

Ogni volta che entro in un negozio israeliano esamino attentamente l’origine del prodotto. Il miglior vino d’Israele è fatto sulle alture del Golan, occupate, e quindi non lo compro mai. Penso ai 15mila siriani che nel 1967 furono espulsi dalle loro terre. I migliori ortaggi biologici sono coltivati nelle colonie del sud della Cisgiordania e della valle del Giordano. Lì i coloni dispongono di grandi quantità di acqua, mentre le vicine comunità palestinesi non sono collegate alla rete idrica. Poi ci sono le uova di gallina provenienti dall’insediamento di Itamar, dove i soprusi dei coloni e le restrizioni militari hanno reso la vita impossibile ai palestinesi. Ma questi prodotti non si trovano solo in Israele. Certi negozi di Ramallah vendono, consapevolmente o no, alcuni prodotti degli insediamenti. I funghi secchi, per esempio, provengono dalla colonia di Teqoa (anche qui i palestinesi soffrono di una cronica mancanza d’acqua). Una recente legge palestinese che vieta la vendita di prodotti degli insediamenti non è ancora applicata ovunque. Molti israeliani si comportano come meOrtaggi annaffiati di razzismo

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