MUBARAK: NESSUNA PACE SENZA STOP ALLE COLONIE


Roma, 2 settembre 2010 – Nena News (Foto reuters) – Sull’edizione di mercoledì del New York Times, il Presidente egiziano Mubarak, stretto alleato degli Usa e amico di Israele, ha riaffermato che il congelamento della costruzione delle colonie, il cui termine scade il 26 settembre, deve essere esteso e ha auspicato la presenza di una forza internazionale in Cisgiordania, dicendo che l’Egitto è pronto a portare avanti un ruolo di mediazione. Ma sono soltanto parole perche’ anche il rais egiziano non fa alcun passo per bloccare la colonizzazione israeliana.Mubarak si trova a Washington per la ripresa dei colloqui tra Israele e Anp, insieme al re giordano Abdullah II. “Nessuna pace è possibile in una casa divisa, se Gaza è esclusa dal quadro dei colloqui, rimarrà una fonte di conflitto”, ha detto Mubarak, accompagnato dal figlio Gamal, la cui presenza negli Stati Uniti, è secondo il segnale chiaro della successione al padre malato, secondo indiscrezioni, di cancro.Mubarak allo stesso tempo non dimentica il suo “ruolo” ed esorta gli Stati arabi a compiere gesti “per placare le preoccupazioni di Israele”, raccogliendo l’invito fatto da Washington ai regimi mediorientali a normalizzare le relazioni con Israele, a supporto dei negoziati tra Netanyahu e Abu Mazen.Diverso l’atteggiamento di Amr Mussa, Segretario generale della Lega Araba, che mette rilievo al “pessimismo” che scorre in tutta la regione in merito alla ripresa dei colloqui tra Anp e Israele. Musa ha annunciato che la commissione della Lega Araba, che a luglio aveva dato pieno appoggio di Abu Mazen in merito alla decisione di ritornare al tavolo dei negoziati diretti, si riunirà presto in un nuovo meeting per definire il quadro attuale della situazione.Sulla stampa araba sono in molti ad esprimere scetticismo in merito a tali negoziati, e non solo per il ristretto campo d’azione dei negoziatori e perché Abu Mazen rappresenta solo una parte dei palestinesi, che non include né Hamas né altre fazioni che in queste ore manifestano in Cisgiordania. “Quale negoziato è possibile”, si chiede il siriano Sami Moubayed sul Forward Magazine, “se Gaza è ancora sotto assedio?”, individuando nel gesto di Abbas di correre ai negoziati prima della scadenza del termine del ‘presunto’ congelamentodelle colonie (in realtà applicato solo in Cisgiordania e non a Gerusalemme Est), un ultimo disperato tentativo di acquisire legittimità internazionale: “qualsiasi cosa Abu Mazen firmerà, sarà ufficiale, avallata dalla comunità internazionale.”Il parlamentare arabo della Knesset (parlamento israeliano) Mohammed Baraka in un comunicato apparso ieri su Quds press, ha affermato che il problema della ripresa dei colloqui non è tanto nei negoziati stessi “ma nella basi e nei termini di riferimento dei negoziati”, definendo “vergognosa” la decisione dell’alto comitato di monitoraggio arabo (che include 13 paesi arabi) di appoggiare tali negoziati MUBARAK: NESSUNA PACE SENZA STOP ALLE COLONIE

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