Vignette danesi e moschea a Ground Zero: una somiglianza non indifferente

La controversia riguardo alla moschea proposta per il quartiere di Ground Zero mi ricorda la controversia del 2005 delle vignette danesi. I musulmani reagirono oltraggiati quando un quotidiano danere, il Jyllands-Posten pubblicò dodici vignette che loro consideravano diffamatorie nei confronti dell'Islam e di Muhammad.

La questione del diritto legale alla pubblicazione venne chiarita tre mesi dopo quando il Pubblico Ministero dichiarò che la libertà di stampa annullava le restrizioni della legge sulla blasfemia in Danimarca. Ciò lasciò irrisolta la questione se fosse giusto o meno per un giornale toccare deliberatamente le sensibilità musulmane.

Come alcuni musulmani in giro per il mondo hanno espresso la loro indignazione e minacciato violenza in seguito a ciò che avevano visto come un affronto verso le loro più sacre credenze, così circa i 2/3 della popolazione americana hanno visto la proposta del centro islamico a Lower Manhattan come un affronto alla sacralità secolare di Ground Zero. La loro angoscia è palpabile e alcuni minacciano violenze.

I pianificatori della moschea dichiarano di essere musulmani moderati che vedono il loro progetto come un gesto ecumenico di pace che porterà beneficio all'intera comunità. Le loro ben note storie personali e opere publicate avvalorano queste affermazioni.

I loro detrattori descrivono il progetto come un monumento al terrorismo e uno schiaffo in faccia agli americani leali. Una mancanza di rispetto particolarmente, dicono, nei confronti dei sentimenti delle famiglie delle vittime degli attacchi terroristici dell'11 settembre.

Mettendo a confronto, la grande maggioranza dei non musulmani europei difese gli editori che scelsero di pubblicare e ripubblicare le vignette danesi. I musulmani che protestarono per la loro pubblicazione, dicevano, erano esageratamente sensibili, fanatici e ignoranti riguardo ai principi della democrazia occidentale. Alcuni musulmani da tutto il mondo, d'altra parte, videro le vignette non solo come un insulto alla loro religione, ma anche come una forma di aggressione imperialista. Le manifestazioni organizzate in vari paesi musulmani hanno portato alla distruzione di proprietà danesi, insulti alla sovranità danese e un numero indefinito di morti. I morti furono apparentemente tutti musulmani colpiti dalla polizia anti-sommossa.

L'attuale controversia indica che quando gli americani sentono che i musulmani stanno violando un sentimento americano di sacralità, guardano oltre le persone e le organizzazioni direttamente coinvolte e oltre i diritti costituzionali. Immaginano che il terrorismo mondiale sia in qualche maniera sia l'autore che il possibile beneficiario del progetto.

La crisi danese mostrò che quando i musulmani sentirono che la sacralità della loro fede veniva violata, fecero poca attenzione ai diritti legali dei giornali europei di pubblicare le vignette. Al contrario, immaginarono che fosse l'islamofobia la vera causa e l'imperialimo occidentale il beneficiario.

Attualmente, molti americani non possono sopportare i musulmani che non sono sensibili ai sentimenti americani associati all'11 settembre. La questione dei diritti costituzionali è secondaria. Durante la crisi delle vignette, molti musulmani inveivano contro l'insensibilità degli europei che non vedevano niente di sbagliato nel ridicolizzare il fondatore della loro fede.

Il paragone all'inverso è valido lo stesso. Una minoranza di americani, guidati dal presidente Obama e dal sindaco Bloomberg, credono che la libertà di religione abbia la precedenza su ogni questione di sensibilità. Allora, una minoranza di musulmani accettò con riluttanza il fatto che la libertà di stampa venga prima dei sentimenti feriti.

Sono passati cinque anni dalla crisi delle vignette danesi. Ci sono state circa una mezza dozzina di minacce credibili contro gli editori e i vignettisti coinvolti. Fortunatamente, il lavoro vigile della polizia ha impedito che qualsiasi complotto venisse portato a termine. Nei casi che sono stati resi noti, c'erano buone ragioni per credere che la controversia delle vignette fosse solo uno dei vari fattori scatenanti
Non sappiamo ancora se l'intemperanza e le parole minacciose espresse da alcuni degli oppositori del progetto a Lower Manhattan sfoceranno in attacchi fisici sui responsabili del progetto o sul centro stesso, una volta finito. Vista l'intensità della rabbia, sarebbe imprudente prevedere l'assenza di tentativi da parte delle teste calde di trasformare le parole in azioni. Si spera che la leadership pubblica e il lavoro della polizia impediscano efficacemente alla collera di esplodere.

Qualsiasi cosa ci riservino i prossimi anni, il parallelo fra l'attuale tempesta di fuoco e la crisi delle vignette è chiaro.Nessun gruppo religioso o nazionale è immune al sentimento di sentirsi oltraggiato da azioni che vengono interpretate come blasfeme o chiaramente sbagliate. Le sensibilità dei musulmani non sono più fragili di quelle degli americani. Né i musulmani sono più violenti nell'esprimere la loro rabbia di quanto lo siano gli americani.

Ecco perché una chiara e cosciente affermazione della priorità delle libertà stabilite rispetto alle passioni del momento è la sola via da percorrere in questi tempi pericolosi. E questa è la ragione per la quale applaudo alle posizioni prese dal presidente Obama e dal sindaco Bloomberg.

(19 agosto 2010)

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