Della Seta: Ambigua, ricattatoria manifestazione pro-Israele







«Chi contesta le scelte di Netanyahu e Lieberman, vuole il male di Israele». È questo il succo della manifestazione «Per la verità, per Israele» che si è tenuta ieri pomeriggio a Roma. Nelle intenzioni dei promotori, Fiamma Nirenstein e Giuliano Ferrara, l'inziativa è nata in contrapposizione all'«Appello alla ragione» lanciato nei mesi scorsi da J-Call, network creato da alcuni intellettuali ebrei europei tra cui Bernard-Henri Lévy, Alain Finkielkraut, Daniel Cohn-Bendit, in cui si dice tra l'altro che il futuro di Israele, la sua sicurezza e la sua stessa identità democratica sono minacciate tanto dai nemici esterni - Hamas, Ahmadinejad - quanto da non meno temibili nemici interni: «Il pericolo - si legge nell'appello, che ha ricevuto oltre 7000 firme - proviene dall'occupazione e dalla continua espansione delle colonie in Cisgiordania e nei quartieri arabi di Gerusalemme Est, un errore morale e politico che alimenta un processo di crescente, intollerabile delegittimazione di Israele in quanto Stato. Il futuro di Israele esige di giungere a un accordo di pace con il popolo palestinese sulla base del principio di "due popoli, due stati". Lo sappiamo tutti, l'urgenza incalza. Presto Israele sarà posta di fronte ad un'alternativa disastrosa: o diventare uno Stato dove gli ebrei saranno minoritari nel proprio paese o mantenere un regime che trasformerebbe Israele in uno Stato paria nella comunità internazionale».Sono sicuro che molti di coloro che hanno aderito e partecipato alla manifestazione di ieri - tra i quali anche esponenti del Pd - condividano queste parole e non la pensino sull'argomento come Nirenstein e Ferrara. Ma il senso dell'evento, le sue parole d'ordine sono inequivocabili. Io ritengo questo messaggio del tutto inaccettabile e decisamente ricattatorio: mi considero un «amico» di Israele, e rivendico per me come per chiunque, ebreo o non ebreo, il pieno diritto di contestare anche duramente le politiche, prima ancora l'ideologia dell'attuale governo di Gerusalemme. Di dire, per esempio, che oggi in Israele anche la democrazia è in pericolo: perché una democrazia che convive, anzi «collabora», con la violazione sistematica dei diritti di milioni di persone che vivono su territori da essa controllati, prima o dopo cessa di essere tale. I segnali purtroppo non mancano, l'ultimo è arrivato proprio in queste ore: per accontentare il super-falco Lieberman, Netanyahu ha accettato di cambiare la legge sulla cittadinanza, imponendo a tutti i cittadini israeliani, anche agli arabi, di prestare giuramento a «Israele, Stato ebraico». Certo è verissimo che nei confronti di Israele resistono, in Europa, pregiudizi e doppiopesismi intollerabili. Ma la battaglia contro ogni forma più o meno mascherata di antisemitismo non può vestire i panni della scomunica di chi denuncia l'estremismo della destra israeliana. O di chi magari, quando la marina israeliana dà l'assalto in acque internazionali a una nave civile com'è successo pochi mesi fa con la «Freedom Flotilla», chiama questo un atto di pirateria.L'antisemitismo è una brutta bestia e una bestia che non muore. Tradizionalmente è di casa a destra (come sa bene Fiamma Nirenstein, compagna di partito di Ciarrapico) ma fa incursioni anche a sinistra. La guardia va tenuta sempre alta, ma questo non c'entra nulla, veramente nulla, con l'idea falsa e velenosa che chi non è d'accordo con Netanyahu e Lieberman è contro Israele. parlamentare del Pd  No alla maratona a favore di NetanyahM.O./ Della Seta: Ambigua, ricattatoria manifestazione pro-Israele

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