Isabelle Saint-Mézard INDIA, AFFARI DISCRETI CON ISRAELE . Video


   Un vertice India-Africa a New Delhi nell’aprile 2008; un altro tra America latina e mondo arabo nel marzo 2009 a Doha (Qatar); un terzo riuniva America latina e Africa sull’Isola Margarita (Venezuela) nel settembre 2009. Chi ne ha sentito parlare? La Cina è diventata, superando gli Stati uniti, il primo acquirente di petrolio saudita; esiste un coordinamento economico e politico tra India, Sudafrica e Brasile. Chi ne ha sentito parlare? Certamente, Stati uniti e Unione europea restano attori dominanti, ma si scontrano con ambizioni inedite, affermate con più forza. Si aprono nuove strade, si mettono in atto collaborazioni, si formano alleanze che non sono più dettate dall’ideologia socialista o terzomondista, ma che bisogna imparare a vedere evitando le griglie di lettura da guerra fredda. L’analisi dei rapporti inaspettati tra India e Israele pubblicata qui di seguito dà inizio alla serie di articoli che dedicheremo a queste partnership ancora troppo sconosciute.Pur se le relazioni diplomatiche tra Tel Aviv e New Delhi risalgono a meno di vent’anni, le due capitali hanno tessuto una rete densa di relazioni, in particolare in campo militare.India e Israele sono nati a un anno di distanza, nel 1947 e nel 1948, sulle rovine dell’Impero britannico, al termine di un violento processo di spartizione. Si sono trovati coinvolti in conflitti difficili segnati da ricorrenti scontri armati. Queste somiglianze, tuttavia, non hanno creato affinità particolari tra questi due paesi. Semmai il contrario.A partire dagli anni ’20, i leader del movimento nazionalista indiano hanno fatto fronte comune con gli arabi di Palestina contro l’imperialismo britannico, opponendosi alla volontà sionista di creare uno Stato ebraico. L’India ha votato contro il piano di spartizione della Palestina all’Assemblea generale delle Nazioni unite, il 29 novembre 1947, e ha riconosciuto Israele solo nel 1950. Fino agli anni ’80, ha continuato a fare blocco con i paesi arabi – in seno alle Nazioni unite come Movimento dei non allineati – per difendere il diritto dei palestinesi a uno stato sovrano.
Triangolo strategico con gli Stati uniti






Questa posizione non è stata pensata senza secondi fini. L’India era preoccupata di un possibile allineamento del mondo musulmano, relativo alle rivendicazioni pakistane sul Kashmir. Altri interessi hanno giocato un ruolo ugualmente importante, in particolare quello della sicurezza energetica: New Delhi dipendeva in gran parte dai paesi del Medioriente per le forniture di petrolio. Inoltre, contava sul denaro inviato dai numerosi indiani che lavorano nei paesi del Golfo per attenuare il grave squilibrio nella sua bilancia dei pagamenti alla fine degli anni ’80 a cavallo del 1990 (1). Tuttavia, nel corso dei decenni, lo stacco tra India e Israele si è ridotto. Dagli anni ’60, i due paesi hanno stabilito relazioni segrete in materia militare e d’intelligence. Israele si è infatti dimostrato pronto ad aiutare l’esercito indiano nel suo conflitto con la Cina (nel 1962) e poi con il Pakistan (nel 1965 e 1971). Il ministro della difesa, Moshe Dayan, effettuò anche una visita segreta in India nel 1978 per discutere su un’eventuale collaborazione. Infine, nel 1992, New Delhi ha stabilito formali relazioni diplomatiche con Tel Aviv. Questa decisione è stata agevolata da un contesto internazionale caratterizzato sia dalla fine della Guerra fredda sia dalla Conferenza di Madrid dell’ottobre 1991 sul Medioriente, che lasciava intravvedere prospettive di pace. Ma essa nasceva anche da una delusione per gli scarsi risultati della politica adottata fino ad allora: non solo l’India non è mai riuscita a neutralizzare l’influenza del Pakistan sui paesi arabi, ma ha più volte visto l’Organizzazione della conferenza islamica (Oic) adottare risoluzioni che condannano la sua posizione sul Kashmir.Se è il Partito del Congresso (centro sinistra), che ha stabilito relazioni diplomatiche con Israele, è il partito estremista indù, il Partito del popolo indiano (Bharatiya Janata Party, Bjp), che, una volta al potere (tra il 1998 e il 2004), ha fatto prendere il suo pieno sviluppo alla partnership e le ha dato tutto il suo significato. Sospettoso, se non ostile, verso il mondo musulmano, il Bjp non ha avuto remore a palesare apertamente la sua simpatia per Tel Aviv. Vero è che in termini di politica interna, il Bjp non si è mai sentito costretto dall’opinione della minoranza musulmana in India – a differenza del Partito del Congresso. Il contesto del dopo 11 settembre ha ulteriormente rafforzato questa nuova relazione, perché il governo di coalizione Bjp era contento di promuovere l’idea di un fronte delle democrazie liberali contro la minaccia del terrorismo islamista. Ne è un esempio quanto mai significativo la visita del primo ministro Ariel Sharon nel settembre del 2003 per commemorare... l’attentato dell’11 settembre negli Stati uniti.Questa visione politica ha portato al sogno di un triangolo strategico tra Israele, India e Stati uniti (2), idea enunciata per la prima volta l’8 maggio 2003 da Brajesh Mishra, allora consigliere per la sicurezza nazionale dell’India, durante la cena di gala annuale dell’American Jewish Committee: «Il nostro obiettivo principale è di ricordare collettivamente l’orrore del terrorismo e di celebrare l’alleanza di società libere impegnate nella lotta contro questo flagello. Gli Stati uniti, l’India e Israele sono stati i principali bersagli del terrorismo. Essi devono affrontare congiuntamente anche la mostruosa apparizione del terrorismo dei tempi moderni (3)». Successivamente, si sono svolte discussioni tra i rappresentanti dei tre governi, in particolare su questioni di difesa e di antiterrorismo, mentre tra le quinte si svolgeva un riavvicinamento tra gruppi di pressione filo-indiana e filo-israeliana a Washington.Nel 2004, il ritorno del Partito del congresso al potere, a capo di un governo di coalizione, ha attenuato questa dimensione ideologica, ma nella sostanza la relazione indo-israeliana non è stata influenzata in alcun modo. Poichè essa tocca settori prioritari, quelli della difesa e della sicurezza. Certo, le relazioni si sono diversificate e sono nate collaborazioni nei settori dell’agricoltura, del turismo, della scienza e della tecnologia. Anche se ancora largamente dipendenti dal settore dei diamanti (quasi il 50% del volume totale delle importazioni e delle esportazioni tra i due paesi nel 2008) (4), gli scambi commerciali sono passati da 200 milioni di dollari nel 1992 a 4 miliardi di dollari nel 2008. Ma la difesa rimane il cuore della collaborazione.La sopravvivenza dell’industria militare israeliana dipende dalle sue esportazioni. Fino alla fine degli anni ’90, queste erano avviate per la maggior parte verso la Cina. Ma il veto posto dagli Stati uniti al trasferimento di tecnologie sensibili a Pechino, ha costretto Tel Aviv a rivolgersi verso altri mercati, tra cui l’India. Questo cambiamento è stato proficuo perché si è verificato in un momento in cui la crescita economica permetteva finalmente a New Delhi di finanziare i suoi bisogni (considerevoli) in materia di difesa. Dal canto suo, l’India era alla ricerca di nuovi fornitori, poiché quelli russi colmavano solo in parte il vuoto lasciato dalla scomparsa del suo ex partner sovietico (molte catene di produzione nell’industria militare sovietica sono state smantellate o permanentemente interrotte dopo il 1991). Infine, gli Stati uniti si avvicinarono anch’essi all’India, cosa che ha facilitato il trasferimento di tecnologia.I radar israeliani Phalcon – sistemi di rilevamento sviluppati dall’Israel Aerospace Industry per l’aeronautica indiana (5) – ne sono un buon esempio. Dopo averne vietato la vendita in Cina nel 2000, Washington l’ha autorizzata per l’India. New Delhi da questa esperienza ha tratto una chiara conclusione: il riavvicinamento con Tel Aviv gli ha permesso di accedere a tecnologie avanzate che gli Stati uniti erano riluttanti a esportare.Nel giro di un decennio, Tel Aviv si è così imposta tra i principali fornitori di armi in India, divenuta il suo primo mercato di esportazione. Il volume dei contratti stipulati nel corso degli ultimi dieci anni è stimato intorno ai 10 miliardi di dollari (6). La flessibilità e la reattività sono stati i principali punti di forza di Israele. Flessibilità, perché il paese si è prontamente adattato alle peculiarità delle forze armate indiane, la cui attrezzatura è per la maggior parte di origine russo-sovietica e da qui fruttuosi contratti per la modernizzazione delle attrezzature russe: carri armati, portaerei, elicotteri e aerei da combattimento sono stati tutti dotati di dispositivi elettronici israeliani. Reattività, mediante una fornitura d’urgenza di munizioni all’esercito indiano durante lo scontro con il Pakistan per il Kashmir nel 1999, conosciuta come la «crisi di Kargil» (7).La collaborazione industriale si è concentrata su due settori principali: i radar di controllo e i droni da una parte, i sistemi missilistici dall’altra. Per i primi, un contratto del valore di 1,1 miliardi di dollari è stato concluso nel 2004 per la vendita di tre Phalcon.Per quanto riguarda i missili Barak, la collaborazione è iniziata nel 2001 con un contratto di 270 milioni di dollari per la vendita di un sistema di difesa anti-nave. C’è stato un giro di boa, nel gennaio 2006, quando i due paesi hanno deciso di sviluppare insieme una nuova generazione di missili. Impegnandosi nel trasferimento di tecnologia, Israele si è messo in condizione di competere con i russi, anch’essi impegnati nello sviluppo congiunto di missili da crociera con gli indiani. Infine, nel 2007, i due stati hanno annunciato un progettato accordo del valore di 2,5 miliardi di dollari per la messa a punto di un sistema anti-aereo basato sul Barak, ma destinato questa volta all’aeronautica e all’esercito.
Una diplomazia più disinvolta

Un altro importante settore di cooperazione: le immagini satellitari. Nel gennaio 2008, l’India ha lanciato per conto d’Israele un satellite spia di ultima generazione, che può fornire informazioni sulle strutture strategiche iraniane. È per proprio conto che nel mese di aprile 2009 ne ha lanciato un altro, acquistato d’urgenza dopo gli attentati di Bombay (Mumbai), che, nel novembre 2008, hanno fatto 170 morti e hanno rivelato gravi carenze in materia di controllo del territorio. Sempre nel contesto del «dopo Bombay», ha acquistato i radar israeliani, per un valore di 600 milioni di dollari, col fine di rafforzare il suo dispositivo d’allarme lungo la sua costa occidentale.Nessun dubbio che Israele sia in una posizione privilegiata per aiutare l’India nello sforzo di migliorare i suoi dispositivi di sicurezza per il territorio e, più in generale, per approfondire insieme una collaborazione già stretta in materia di antiterrorismo. Gli israeliani hanno aiutato a costruire un muro lungo la linea di controllo con il Pakistan; hanno fornito diversi sistemi di monitoraggio per impedire l’infiltrazione di militanti islamici, e, soprattutto, sono tra i pochissimi attori esterni ad essersi recati sul teatro delle operazioni in Kashmir.A oggi, New Delhi, come tutta la «comunità internazionale », sostiene la creazione di uno stato palestinese indipendente e vitale. Ma, nel corso delle crisi che si succedono tra Israele e i suoi vicini, la sua diplomazia ha imparato a manovrare al meglio per realizzare i propri interessi. L’approccio indiano consiste nel dissociare la relazione bilaterale dalle vicissitudini della situazione in Medioriente, ossia consiste nel proteggere in primo luogo la collaborazione con Israele, evitando di ritrovarsi contro i paesi arabi. Da qui, le dichiarazioni ufficiali sfumate, che condannano alternativamente, come per mantenersi equidistanti, la cecità degli attacchi terroristici contro Israele e la brutalità delle «rappresaglie». La diplomazia indiana ha anche preso gusto a questo grande libertà diplomatica, avvicinandosi a Israele e sviluppando contemporaneamente, nei primi anni 2000, relazioni con l’Iran. Così, prima di ricevere Ariel Sharon nel settembre del 2003, Delhi accoglie, nel mese di gennaio dello stesso anno, il presidente Mohammad Khatami. In maniera un po’ paradossale, il riavvicinamento con Israele, ha dato all’India una nuova leva nella sua politica in Medioriente: non essendo più così sicuro il sostegno dell’India rispetto al passato, gli stati della regione hanno imparato a fare più caso ai suoi interessi
La guerra del Libano e l’imbarazzo di New Delhi

Se la relazione con Israele resta un esercizio delicato, è più per ragioni interne che esterne, in quanto bisogna gestire la sensibilità della minoranza musulmana (il 14% della popolazione). Bisogna anche tener conto delle frange politiche di sinistra, eredi della tradizione antiimperialista, che si mobilitano contro ogni politica apertamente filo-israeliana. I politici indiani, quindi, preferiscono essere discreti nel promuovere la collaborazione con lo stato ebraico. Questa linea è ovviamente più difficile da mantenere in tempi di crisi: la guerra in Libano del 2006, ha mostrato le difficoltà di New Delhi, che all’inizio si è limitata a delle condanne esitanti dell’azione israeliana, prima di inasprire i toni sotto la pressione dei partiti comunisti e dell’elettorato musulmano. Esasperato, il Parlamento ha finito per approvare all’unanimità una risoluzione che condannava l’offensiva.
Le ambivalenze dell’India sul Medioriente sono gravide di insegnamenti. A livello diplomatico, sono il risultato di una prevedibile polarizzazione tra i sostenitori della posizione tradizionale, filoaraba, e quelli per la partnership con Israele. Ma, in maniera più sottile, rivelano anche una tensione interna tra la necessità di gestire una minoranza di 160 milioni di individui, che fa dell’India il terzo stato musulmano nel mondo, e un fascino non dichiarato per i metodi rapidi d’Israele. Metodi che certuni a Delhi sarebbero molto tentati di sperimentare contro i movimenti terroristici con base in Pakistan
* Esperta di questioni strategiche nell’Asia del Sud, insegna presso l’Istituto di studi politici di Parigi e anche presso l’Istituto nazionale di lingue e civiltà orientali (Inalco), co-autrice del Dizionario dell’India contemporanea, (a cura di Federico Landy, Armand Colin, Parigi, 2010)
http://rete-eco.it/it/approfondimenti/europa-usa-etc/17931-india-affari-discreti-con-israele.html


2  M.O.: India, Israele restituisca Golan alla Siria   SABATO 27 NOVEMBRE 2010(Aki) - L'India "sostiene la richiesta siriana di restituzione delle Alture del Golan" da parte di Israele. Lo ha affermato la presidente dell'India, Pratibha Patil, che si trova in visita a Damasco per stringere una serie di accordi in ambito economico. In una conferenza stampa congiunta con la leader indiana, il presidente Bashar al-Assad ha affermato che la mancanza di pace nella regione è il principale ostacolo al suo sviluppo economico."L'assenza di pace provocata dalle politiche di Israele aggrava le tensioni e vanifica ogni sforzo per lo sviluppo", ha detto, citato dalla stampa di Damasco. "Solo una pace fondata sulle decisioni internazionali e sul principio di 'terra in cambio di pace' può garantire la stabilità e la prosperità del Medio Oriente", ha aggiunto.

Nel corso della conferenza stampa, Assad ha fatto anche riferimento all'annuncio arrivato oggi dall'Iran sulla conclusione della fase di caricamento delle barre di combustibile nell'impianto nucleare di Bushehr. "L'Ira, come ogni altra nazione, ha il diritto di fare uso dell'energia nucleare per fini pacifici", ha concluso.MO: India, Israele restituisca Golan alla Siria

3 Gli ultimi ebrei di Calcutta

VIDEO:Spot promozionale sulle armi  e sui sistemi difensivi israeliani : definito il più atroce di tutti i tempiNel video, un uomo vestito all'occidentale promette rispetto degli accordi ad una donna indiana . Entrambi danzano al ritmo della canzone "Together, forever..." attorno ad un missile e ad altre armi prodotte da Rafael,Arms dealer promotional film dubbed 'most atrocious of all time'

video


Commenti

Post popolari in questo blog

Hilo Glazer : Nelle Prealpi italiane, gli israeliani stanno creando una comunità di espatriati. Iniziative simili non sono così rare

giorno 79: Betlemme cancella le celebrazioni del Natale mentre Israele continua a bombardare Gaza

I 'cimiteri dei numeri': dove finisono i "nemici" di Israele

LA Comunità ebraica calabrese ,pugliese , siciliana