Arabia Saudita : 90 miliardi di euro per spegnere la primavera araba

     Una cifra equivalente a 90 miliardi di euro per ‘comprare’ la pace sociale e contrastare i venti della ‘primavera araba’ che soffia dal Marocco allo Yemen e che ha già travolto alcuni regimi pluridecennali della regione. E’ in questo modo, scrive Neil MacFarquhar da Riad per il ‘New York Times’ , che la casa reale saudita sarebbe finora riuscita a “comprare l’ordine”, sfruttando le enormi rimesse petrolifere, e cercando “di placare le richieste della popolazione, premiando le leali istituzioni religiose del paese”. Ecco così il pagamento di due mensilità aggiuntive agli impiegati governativi, il finanziamento di mezzo milione di unità abitative, la disposizione di fondi per organizzazioni religiose, per la polizia.“Mentre gli Stati Uniti hanno fatto pressioni perché altri paesi arabi aprissero le porte al cambiamento – scrive MacFarquhar – sono rimasti pressoché silenziosi sull’Arabia Saudita e sugli sforzi del regno per spegnere le rivolte popolari nei vicini Bahrain e Oman”. Questa politica, prosegue il giornalista, ha avuto successo nel breve termine, “ma alcuni critici la definiscono un sistema di ‘comprare’ favore e, dunque, una strategia insostenibile perché non affronta i problemi di fondo”.Nonostante i miliardi investiti, la monarchia non sarebbe infatti rimasta immune dagli appelli al cambiamento: “Ci sono state almeno tre petizioni… per la costituzione di un consiglio consultivo eletto”. E se manifestazioni organizzate lo scorso 11 marzo sono ampiamente fallite, nell’est a maggioranza sciita, la polizia ha arrestato decine di dimostranti.
“I principi sauditi – prosegue l’articolo del ‘New York Times’ – si sono mossi contro il dissenso anche per altre vie, imponendo per esempio una nuova legge sulla stampa che prevede sanzioni fino a circa 140.000 dollari americani (100.000 euro circa, ndr) per crimini vagamente definiti come quello di attentato alla sicurezza nazionale”.
Nel panorama apparentemente granitico dell’Arabia Saudita qualcosa, però, si muove. Così, se è vero che le elezioni municipali rinviate dal 2009 e in programma il prossimo 29 settembre, sono considerate “la facciata di una vuota democrazia”, gruppi giovanili stanno cominciando a organizzarsi e diffondersi. Tra questi, c’è il gruppo dei giovani di Jeddah che potrebbe vincere un seggio al consiglio municipale e che si sta diffondendo in altre città: la domanda, conclude il MacFarquhar è quale impatto potranno avere e quale sarà la risposta della monarchiaFONDI REALI PER ‘COMPRARE’ PACE E CONSENSO
   

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