Migron coloni contro esercito e minacce di morta al dirigente di PeaceNow

Coloni contro esercito. Ieri una base militare israeliana è stata vandalizzata da un gruppo di coloni in risposta agli ordini di demolizione che le autorità di Tel Aviv hanno recapitato a tre famiglie dell’outpost illegale di Migron lunedì. 

È il primo caso di attacchi da parte dei coloni contro le forze militari israeliane. L’aggressione è stata perpetrata sotto l’ombrello del cosiddetto “Pagate il prezzo” (“Price Tag”), ufficiosa campagna lanciata dai coloni come forma di protesta per le demolizioni in atto a Migron, avamposto considerato illegale dalla stessa legge israeliana. Ma se in precedenza, gli attacchi si erano rivolti esclusivamente contro la popolazione palestinese, questa volta target dei coloni è stato l’IDF.

“Le prime informazioni a disposizione – ha reso noto in una dichiarazione ufficiale l’esercito israeliano – parlano di un gruppo di coloni penetrato in una base militare a Nord di Ramallah, dove ha danneggiato tredici veicoli, forandone i pneumatici e distruggendo i finestrini”. I vandali hanno inoltre lasciato scritte sui muri contro lo smantellamento dell’outpost: “Saluti da Migron” e “Pagate il prezzo”, questi i messaggi che i coloni hanno voluto inviare all’esercito israeliano, colpevole secondo loro di compiere azioni che danneggiano la politica colonizzatrice in atto in Cisgiordania.

Il generale maggiore del Commando Centrale israeliano, Avi Mizrahi, ha definito l’attacco “inaccettabile e riprovevole”, promettendo di assicurare i responsabili alla giustizia. Dure le critiche anche da parte dell’organizzazione rappresentate i coloni in Cisgiordania, Yesha Council, mentre il ministro della Difesa Ehud Barak ha definito l’azione “un atto criminale che disturba l’ordine pubblico in Cisgiordania e provoca un’escalation in un periodo delicato”.

Commenti anche dal vertice di Kadima: Tzipi Livni ha accusato i coloni di aver superato la linea rossa. Perché in precedenza gi attacchi “Pagate il prezzo” avevano avuto come target soltanto la popolazione palestinese, atti accettabili da parte delle autorità israeliane. Ultimo in ordine di tempo l’incendio alla moschea di Qusra, a Nablus: finestre in frantumi e slogan offensivi alle pareti (“Maometto è un maiale” e “Migron e Eli Ayn sono giustizia sociale”) sono stati la firma dei coloni. Ma l‘esercito non si tocca.

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I dati in mano alle Nazioni Unite parlano di una situazione preoccupante: nell’ultimo anno il numero di palestinesi feriti e di proprietà danneggiate dai coloni è aumentato di oltre il 50% in Cisgiordania. Soltanto il 10% dei responsabili di simili violenze viene perseguito dalla giustizia israeliana.


2  Haaretz :  è tempo di evacuare l'avamposto illegale di Migron   

3    Israele: minacce di morte al dirigente di Peace Nowe]Israele: minacce a Peace Nowdi Mario BraconiUna persona dell’organizzazione pacificista israeliana "Peace Now" è stata oggetto ieri di un grave atto intimidatorio: sui muri interni della sua abitazione sono stati trovati graffiti che inneggiano alla fine dellla ONG e minacce di morte specificamente indirizzate al suo dirigente. La firma di questo increscioso incidente è lo slogan “Migron for ever”, riferimento all’insediamento illegale israeliano di Migron, non lontanto da Ramallah.Proprio "Peace Now" aveva a suo tempo richiesto la demolizione di tre delle strutture illegali di Migron alla Corte Suprema israeliana, che si è pronunciata a favore. Per inciso, ci sarebbe da domandarsi per quale ragione l’esercito israeliano debba aspettare che un’organizzazione pacifista segnali formalmente delle violazioni che con ogni probabilità gli sono note. Sia come sia, il 5 settembre centinaia di persone del Civil Administration Office, assistiti dall’esercito e da un nutrito numero di poliziotti, hanno demolito le tre costruzioni abusive, dopo gli scontri e gli arresti di rito (quattro feriti e sei fermi); l’ordine della Corte Suprema prevede inoltre l’obbligo di evacuazione entro marzo del 2012 per gli occupanti degli altri edifici occupati illegalmente ma non distrutti dall’azione del 5 settembre.La notte stessa della demolizione si sono registrati un tentativo di incendio doloso nella moschea del villaggio di Kusra (vicino Nablus), mentre un misterioso artista del graffito si esercitava sulle  moschee dei villaggi di Yatma e Bir Zeit (che sia lo stesso simpaticone che vorrebbe assassinare i pacifisti?). Non vale quasi la pena riportare i roghi di autoveicoli, appartenenti ad Arabi o all’esercito israeliano. Non è difficile ricollegare l’atto vandalico ai settler illegali che si ritengono danneggiati da "Peace Now". In ogni caso, il dirigente minacciato ha dimostrato freddezza recandosi al lavoro come in una giornata qualunque: in questo caso, si è trattato di continuare a documentare fotograficamente la cosiddetta attività di “price tagging” (letteralmente: apposizione di etichetta del prezzo ndr) sugli “obiettivi” arabi da parte di gruppi estremisti israeliani.Come conferma questa mattina Haaretz, citando un report dei servizi israeliani, è in atto una escalation nelle attività dei militanti israeliani di estrema destra nella West Bank. Secondo lo Shin Bet, gli estremisti non si limiterebbero più ad azioni più o meno casuali contro gli arabi, come rappresaglia ad atti di terrorismo o alla demolizione di insediamenti illegali da parte del loro stesso esercito. Avrebbero messo in piedi una vera e propria base di dati con gli obiettivi da colpire, compresi ovviamente personaggi in vista “di sinistra” (leggi non estremisti anti-arabi), il cosiddetto “price tagging” di cui si occupa come può anche "Peace Now". Forse è il caso che un paese sempre più assediato come Israele combatta con più fermezza contro questi criminali, che, considerazioni giuridiche ed etiche a parte, costituiscono una minaccia enorme per la sua stessa sicurezza.Il terrorismo ebraico aumenta il "price tag": mina...

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