PAESI ARABI, ARMI PER 63 MILIARDI DI DOLLARI CONTRO «MINACCIA IRANIANA»


Roma, 07 ottobre 2011, Nena News – Il recente «scoop» del Newsweek sulle 55 bombe «bunker-buster» vendute a Israele, con la benedizione di Barack Obama, ha rilanciato le indiscrezioni che riferiscono di un attacco di Tel Aviv (e forse degli Usa) contro le centrali atomiche iraniane forse già nei prossimi mesi. Ma alla guerra contro Tehran in realtà si preparano da tempo anche le petromonarchie del Golfo, spaventate anche dall’«influenza» della Repubblica islamica sulle masse sciite che chiedono democrazia e parità di diritti ai regimi sunniti della regione.

E’ perciò partita da tempo una corsa al riarmo nell’area del Golfo che porterà nelle casse delle industrie belliche statunitensi – le uniche del paese che viaggiano a gonfie vele in questa fase di grave recessione – 62,9 miliardi di dollari. Lo rivela uno studio di Frost e Sullivan, un’agenzia specializzata negli studi strategici, dal titolo “The Middle East Air Market — Revenue Opportunities and Stakeholder Mapping”.
Arabia saudita ed Emirati, dice l’agenzia, intendono dotarsi nei prossimi quattro anni di una aviazione militare in grado di contrastare la potenza iraniana. Sono armi offensive, sottolinea lo studio, che, in caso di un conflitto, avranno come obiettivo quello di colpire i siti missilistici e i centri di comando strategici iraniani. Riyadh comprerà 84 nuovi caccia Boeing F 15 per sostituire le versioni precedenti degli F 15 in sua dotazione mentre altri 70 jet da combattimento verranno ammodernati.  In una seconda fase, aggiunge lo studio di Frost e Sullivan, i sauditi acquisteranno sempre negli Usa 72 elicotteri anticarro UH-60 Black Hawk e 70 AH-64D Apache Longbow. In una terza fase Riyadh acquisterà le nuove versioni dei missili antimissile Patriot.
Da parte loro i principi degli Emirati, si preparano a concludere in tempi stretti un accordo del valore di 7 miliardi di dollari con la Lockheed Martin che prevederà la fornitura del sistema THAAD con 147 missili. Si tratta dello «scudo» contro i missili balistici che Washington si è impegnato a realizzare nel Golfo (con i soldi dei Paesi arabi). Presto questo sistema dovrebbe essere venduto anche all’Arabia saudita.
La costituzione di un sistema integrato di difesa ed attacco tra i paesi del Golfo è uno degli obiettivi della “Peninsula Shield” (40mila uomini, con base nella King Khaled Military City, vicino Hafr al-Batin in Arabia saudita), l’armata  del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg, sei paesi)  costituita nel 1984 durante la guerra Iran-Iraq (1980-88). La “Peninsula shield di recente è stato impiegata nel Bahrain per reprimere le proteste pro-democrazia della popolazione locale contro la monarchia assoluta di re Hamad bin Khalifa. Nena News

ISRAELI FOREIGN MINISTRY FIRES DEPUTY AMBASSADOR TO U.S. OVER IRAN LEAK, ORIGINAL HAARETZ STORY EXPOSED FOR FIRST TIME

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