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Palestina :Il calcio femminile è ormai una realtà, oltre 350 le giocatrici professioniste.

  Emma Mancini
Beit Sahour (Cisgiordania), 6 ottobre 2011, Nena News (nella foto, le giovani allenatrici palestinesi durante il training con le bambine del club di Dura) – “Per qualcuno è ancora strano, direi quasi amorale. Ma la maggior parte della gente si è abituata all’idea che una ragazza giochi a calcio”. Nawal sorride, nella tuta blu della Fifa e il velo nero e azzurro. Gioca a pallone e allena i bambini, oggi è a Ramallah per un corso intensivo di cinque giorni che la Fifa ha organizzato per 24 allenatrici palestinesi sotto i trent’anni.   Palestina, le donne danno un calcio alle discriminazioni

“La nostra insegnante è qua per un training teorico e pratico – spiega Nawal a Nena News – Studiamo regole, schemi e tattiche e poi incontriamo squadre di bambini per l’allenamento sul campo. Quello che poi ognuna di noi porterà nella squadra che segue, in tutta la Palestina”. Ventiquattro ragazze palestinesi che arrivano dalle squadre delle università e da club sportivi privati. Tutte hanno dovuto affrontare qualche problema, giocare a pallone non è considerabile un tipico sport femminile, tanto più in una società ancora troppo maschilista e maschio-centrica come quella palestinese.
“Ora è diventato molto più facile, ma quando ho iniziato ho avuto serie difficoltà – racconta a Nena News Imam – I miei genitori non capivano perché mi piacesse tanto giocare a calcio con i maschi e all’inizio mi hanno ostacolato, dovevo giocare di nascosto nei cortili. Con il tempo si sono abituati all’idea: ora la mia famiglia mi sostiene”.
“Che si tratti di pallavolo o di calcio, ora è tutto più semplice – continua Nawal – grazie anche al lavoro della Federazione Calcio Palestina che si è sempre impegnata per promuovere il calcio femminile. Io faccio parte del Women Department, ci occupiamo di combattere le restrizioni che le ragazze sono costrette ad affrontare per lo sport che amano. In primo luogo, quelle dovute all’occupazione israeliana. E poi le limitazioni sociali, che nel caso delle donne sono il maggiore ostacolo”.



Un lavoro fruttuoso, che in pochi anni ha permesso un salto in avanti senza precedenti del calcio femminile palestinese: 354 giocatrici professioniste, da Gaza alla Cisgiordania, sei team professionisti a livello nazionale, tre squadre nazionali (la nazionale maggiore, la squadra olimpica e gli under 23) e 17 club minori. A cui vanno aggiunte le squadre femminili delle scuole e delle università, sempre più numerose, che da qualche anno hanno avviato tornei scolastici.
E accanto alle giocatrici, a crescere sono anche le giovani allenatrici. Nello Stadio Nazionale di Ramallah si ritrovano intorno al loro coach personale, inviato direttamente dalla Fifa. Una quarantenne australiana, Connie Selloy, ancora un po’ stupita di trovarsi di fronte tante ragazze in tuta e velo. “È un’esperienza illuminante – racconta a Nena News – Per me è la prima volta in Palestina e ho trovato un gruppo entusiasta e preparato. Stanno lavorando sodo, hanno voglia di imparare. So che alcune di loro hanno affrontato non poche difficoltà con genitori e comunità per arrivare a questo livello”.
Connie, fischietto alla mano, le guida nella preparazione del campo da calcio per l’allenamento: tra poco arriverà una squadra di bambine sotto i 13 anni, dal villaggio di Dura, vicino Ramallah. “Come Fifa, sponsorizziamo questo genere di progetti, in particolare il calcio femminile e in particolare nei Paesi arabi. Queste ragazze, alla fine del corso, saranno in grado di tornare nei loro club e esportare il valore del calcio nel loro ambiente, sportivo e sociale. Lo sport è un fondamentale strumento di emancipazione, permette di uscire di casa, di fare, creare, di superare le barriere mentali”.
Arrivano le bambine, con divise troppo lunghe per loro. Le giovani allenatrici le dividono in due gruppi, le piccole e le piccolissime. Parte l’allenamento: le ragazze sono dolci ma ferme, richiamano le bambine, le fermano, le fanno provare di nuovo. In un angolo del campo, Ayah allena Faima. La prima, 27 anni, è una giocatrice della nazionale femminile. La seconda, 11, sogna di diventarlo.

“I primi calci al pallone li ho dati da piccola – racconta Ayah Alkhatib a Nena News – Una volta all’università, a Betlemme, ho scoperto che avevano una squadra di calcio femminile e mi sono unita. Sono nella nazionale da sette anni e da tre alleno una squadra di bambine. Da quello che posso vedere, non sono costrette ad affrontare le stesse difficoltà che ho dovuto affrontare io. Siamo state delle pioniere, in qualche modo: la mia famiglia all’inizio non ne voleva sapere. Solo grazie a mio fratello sono riuscita a superare ogni ostacolo: mi accompagnava agli allenamenti, giocava con me. E alla fine anche i miei hanno capito”.
Faima, intanto, continua a giocare. È concentrata sul tiro. “Vengo da Dura e faccio anche nuoto – spiega a Nena dall’alto dei suoi undici anni – Ma il calcio mi piace di più. Gioco da un anno, la mia famiglia è felice e mi aiuta. Mi alleno una volta a settimana con il club di Dura e faccio parte della squadra della mia scuola. Sono molto brava a scuola. Ma da grande sarò una giocatrice della nazionale della Palestina”. Nena News

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