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OLIVA, UNA IMBARCAZIONE CONTRO IL BLOCCO DI GAZA


Oliva ha la speranza di servire da deterrente agli attacchi e agli arresti che i pescatori subiscono quotidianamente insieme alla confisca delle loro barche

DANIELA RIVA
Gaza, 24 dicembre 2011, Nena News (le foto sono di Rosa Schiano) – Oliva, l’imbarcazione del CPS Gaza (www.cpsgaza.org), sta continuando ad uscire con i pescatori al largo della costa di Gaza per monitorare le violazioni della marina israeliana nelle acque palestinesi. Oliva ha anche la speranza di servire da deterrente agli attacchi armati e agli arresti che i pescatori subiscono quotidianamente insieme alla confisca delle loro imbarcazioni.
Dal novembre scorso, come già denunciato in un comunicato del Palestinian Centre for Human Right (www.pchrgaza.org), la frequenza degli arresti di pescatori palestinesi al largo della costa, indipendendentemente dalla loro posizione, sembra essere in aumento.  Come spesso riferito dai pescatori e confermato da quelli recentemente arrestati e rilasciati, questi arresti sembrano essere solo finalizzati alla raccolta di informazioni sull’appartenenza politica di famigliari e amici, sull’area portuale di Gaza e sui tunnels di Rafah, oltre che a offrire un supporto economico agli arrestati in cambio della loro disponibilità a ‘collaborare con Israele’.
Durante le ultime missioni del 21 e 22 dicembre, Oliva si era preposta di monitorare l’attività di pesca all’interno delle 3 miglia nautiche (limite delle acque navigabili per i pescatori palestinesi imposto unilateralmente da Israele dal gennaio 2009) e il recente posizionamento di segnali con dispositivi di controllo lungo questo limite. I pescatori sono già stati avvertiti, tramite volantini, che sarannoDal 20 aprile 2011 la barca Oliva, battezzata da Vittorio Arrigoni, controlla e documenta le violazioni dei diritti umani perpetrate da Israele contro i pescatori palestinesi fuori dalla costa della Striscia di Gaza. Al progetto dell'Oliva e alla scelta del nome aveva contribuito anche Vittorio Arrigoni. Il 13 luglio, secondo quanto riferito al Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR) dal pescatore Ayman Ali al-Habeel, 8 barche palestinesi sono state attaccate dalle navi israeliane e gravemente danneggiate. L'Oliva, giunta in loro soccorso, è stata bloccata e ha subito un violento attacco da parte delle cannoniere israeliane, che hanno impedito all'imbarcazione ogni attività.Ieri mattina, 14 luglio, la barca di monitoraggio, salpata dalle coste di Gaza alla ricerca delle attrezzature perse il giorno precedente dalle barche palestinesi, è stata nuovamente attaccata per 45 minuti di fila dalle navi israeliane,  nonostante si trovasse a circa due miglia marine dalla costa. La barca è stata fortemente danneggiata, il motore ha smesso di funzionare e le comunicazioni via radio interrotte. Le persone a bordo dell'imbarcazione, Joe Catron, 30 anni e Alexandra Robinson, 21, entrambi statunitensi, oltre al capitano palestinese Salah Ammar sono stati salvati dagli stessi pescatori che di solito vengono protetti da Oliva.Successivamente la nave israeliana si è allontanata minacciando di sparare nuovamente contro qualsiasi imbarcazione che si fosse rimessa in mare.“Questo comportamento e queste minacce nei confronti di osservatori internazionali disarmati mette chiaramente in luce il tentativo di nascondere i crimini di un blocco ancora in corso” ha affermato Alexandra. L'attacco è stato duramente condannato anche dal PCHR durante la conferenza stampa che si è tenuta a Gaza il 14 luglio nel corso della quale è stata messa in luce la natura pacifica della missione dell'Oliva ed è stato lanciato un appello alla comunità internazionale affinchè venga bloccata la continua violazione del diritto internazionale, ed in particolare della quarta Convenzione di Ginevra (1949), da parte di Israele.Secondo il diritto internazionale e secondo quanto stabilito dagli accordi di Oslo, i palestinesi hanno la possibilità di pescare a venti miglia dalla costa. Tuttavia, dopo il rapimento del soldato israeliano Gilad Shalit nel 2006 e dopo il divieto totale di pesca nel mare di Gaza che si è prolungato per mesi, il limite è stato posto a sei miglia marine. Un ulteriore restringimento è stato posto dalle autorità israeliane quando Hamas ha ottenuto il controllo della Striscia di Gaza. Tuttavia dopo Piombo Fuso (2008-2009), secondo i dati del PCHR, ai palestinesi è consentito pescare nel limite di 1.5/2 miglia marine. Le conseguenze per l'economia di Gaza sono state disastrose: il pescato è diminuito del 95%, e più di 65.000 palestinesi hanno subito conseguenze negative a seguito di tali restrizioni.di MartaFortunato

2    Primo viaggio, mercoledì, nelle acque di Gaza dell’imbarcazione di quasi 8 metri, Oliva, che monitorerà le violazioni e gli attacchi ai pescatori da parte della marina israeliana. Un minuto di silenzio e fiori gettati in mare, in memoria di Vittorio Arrigoni. continua  

3      MICHELE GIORGIO Gaza, 05 gennaio 2012, Nena News (foto di Rosa Schiano) – Dall’ingresso del piccolo porto di Gaza city è arduo scorgere l’Oliva,  nascosta tra i pescherecci abbandonati. E coloro che la vedono per la prima volta non possono fare a meno di dubitare delle possibilità di questa piccola imbarcazione. Eppure mai come...

La minuscola barca del Civil Peace Service si e' rivelata uno strumento essenziale per monitorare le azioni della Marina militare israeliana nelle acque di Gaza. IL VIDEO CON LE TESTIMONIANZE DELLE VOLONTARIE ITALIANE DELLA OLIVA

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