Israele: zeloti all'attacco, Stato laico come Terzo Reich


 Aldo Baquis) (ANSAmed) - TEL AVIV - ''Siamo sopravvissuti a Hitler, sopravviveremo anche ai suoi continuatori...''. Queste parole di fuoco sono apparse ieri in poster appesi sui muri di un rione ultraortodosso di Gerusalemme, mentre si va esasperando in Israele il confronto fra due culture politiche : quella laica sionista, e quella ultraortodossa ebraica per molti versi anti-sionista.[Image] Le proteste degli ebrei ultra-ortodossi a Gerusalemme L'epiteto di 'nuovo Adolf', in questa occasione, e' stato affibbiato al capo della polizia locale, Niso Shaham. Reo di aver impiegato la forza per disperdere una recente dimostrazione di zeloti a Gerusalemme Shaham e' stato mostrato, con un rozzo fotomontaggio, mentre indossa una divisa nazista.
Ancora pochi giorni fa, dimostranti ortodossi non avevano esitato ad indossare i vestiti a strisce imposti agli ebrei nei campi di sterminio nazisti. Un bambino ortodosso che ostentava una stella gialla con la scritta 'Jude' (ebreo, in tedesco) si era anche messo in posa con le mani sollevate: fra le righe gli organizzatori della protesta volevano sostenere che, quanto ad efferatezza, lo stato laico di Israele ricorderebbe il Terzo Reich.
Questi episodi di banalizzazione dell'Olocausto giungono dopo un mese di crescente tensione fra gli ambienti ortodossi (stimati nell'otto-dieci per cento della popolazione complessiva di Israele) e la maggioranza laica del Paese. Molta attenzione e' stata data alla segregazione per sessi nei mezzi pubblici di trasporto che collegano le localita' ortodosse e alla pratica umiliante di relegare le donne nei sedili posteriori. La sollevazione generale della stampa nazionale ha quindi costretto gli ortodossi alla difensiva. E fra di loro una corrente molto marginale (forte di alcune migliaia di persone in tutto Israele) e' passata cosi' al contrattacco sfoderando l'arma ultimativa - quella della Shoah - nella certezza di assestare ai laici un colpo molto doloroso.
La schermaglia polemica fra le due parti e' destinata ad essere presto riassorbita. Ma essa illumina una delle sfide centrali con cui si deve cimentare lo Stato di Israele: ossia quella per il suo carattere, quando in un futuro non lontano in alcune citta' importanti gli ortodossi potrebbero rappresentare la meta' della popolazione. I governanti del Paese sono dunque chiamati a moltiplicare gli sforzi affinche' costoro respingano le tesi nichiliste degli zeloti, ma al contrario vengano assorbiti ed integrati negli ingranaggi produttivi della societa'. Una battaglia che si combatte gia' oggi all'interno dei collegi rabbinici dove il ministero dell'istruzione cerca di costringere gli insegnanti a dedicare tempo anche a materie essenziali per entrare nel mondo del lavoro come inglese, matematica, storia generale, educazione civica. Ed e' fra i banchi di quelle scuole che, in buona misura, si definira' il volto di Israele, nella prossima generazione. Intanto, un nuovo attacco di ultra' ebrei e' stato condotto la scorsa notte a Gerusalemme est, fra il rione arabo di Beit Safafa e il vicino sobborgo ebraico di Ghilo'.
Un portavoce della polizia israeliana ha precisato che due automobili sono state date alle fiamme e che nelle vicinanze e' stato scritto in ebraico: ''Vendetta''. (ANSAmed). Israele: zeloti all'attacco, Stato laico come Terzo Reich2…vilipendioIn Israele non è stato istituito il Giorno della Memoria, il 27 gennaio, ma vi sono due date in cui si ricorda la Shoah. Una è, appunto, il Giorno della Shoah, in primavera una settimana prima della festa di Indipendenza (Yom Ha’atzmaut). L’altra è il 10 del mese ebraico di Tevèt, che ricorre oggi. Il 10 Tevèt dicono il Kaddísh (la preghiera per i defunti) le persone i cui parenti sono morti nella Shoah in data ignota. Il 10 Tevèt è anche giorno di digiuno perché è la data in cui nell’anno 588 a.C. il re Nabuccodonosòr iniziò l’assedio a Gerusalemme che si sarebbe concluso un anno e mezzo dopo con la distruzione della città e del Primo Tempio, e con l’esilio in Babilonia degli abitanti del Regno di Giudea. Questa settimana la Shoah ci è stata rammentata nell’immagine di un bambino ebreo con un baschetto, la stella gialla sul petto con la scritta Jude, le mani alzate, e gli occhi imploranti. La fotografia, scattata in Israele, ne imita una più celebre della seconda guerra mondiale. Nell’immagine originale, scattata a Varsavia, dietro al bimbo si vedono dei soldati tedeschi con le arme spianate e decine di uomini e donne che marciano speditamente verso il campo di sterminio. Nel moderno rifacimento, dietro al bimbo impaurito, una decina di giovinastri, alcuni dei quali con dei camicioni a righe a imitazione degli abiti degli internati nei campi. Questi giovinastri, presumibilmente studenti di accademie religiose, ridono. Ridono della brillante idea che hanno avuto di equiparare lo Stato d’Israele e le sue leggi civiche al regime nazista e alla Shoah. Davvero una esilarante e raffinata parodia. Nella retorica politica corrente si usa parlare della contrapposizione fra hiloním e haredím – i “laici” e gli “ultra-religiosi”. Nell’immagine di questa settimana la religione non c’entra proprio. Lo spartiacque è fra chi studia la storia degli ebrei e ne apprende le lezioni (fra cui quella dell’assedio e dell’esilio), e chi nel proprio sistema educativo rifiuta di includere le cosiddette materie di base, e in primo luogo la storia ebraica, oltre naturalmente alla matematica e all’inglese. Fra chi impunemente vilipende la Shoah e il popolo ebraico, e chi non lo fa. Fra chi aderisce al concetto di mutua solidarietà di Clal Israel (la comunione di Israele), e chi lo rigetta. Notiamo che i giovinastri ridanciani della foto della settimana, se hanno votato alle ultime elezioni israeliane, lo hanno fatto per partiti politici che oggi fanno parte della coalizione governativa, non dell’opposizione.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

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