Palestina, Gaza: è ora di parlare di salute mentale


Tra le tante crisi umanitarie che affronta il popolo della Striscia di Gaza ne esiste una di cui si parla troppo poco. L'inasprimento del blocco imposto da Israele nel 2006 e l'offensiva del 2008-2009 hanno drammaticamente aumentato il senso di vulnerabilità, disperazione, prigionia e perdita di controllo della popolazione che vive nella Striscia. E' ora di parlare di salute mentale.  di Francesca Manfroni

Nel 2010, secondo Medici Senza Frontiere oltre la metà dei bambini di Gaza sotto i 12 anni aveva bisogno di un intervento di salute mentale, e circa un terzo di questi casi sono stati classificati come "gravi".
Per Husam El Nounou, direttore delle pubbliche relazioni del programma Gaza Community Mental Health, la causa preponderante del peggioramento della situazione della salute mentale sono le circostanze politiche e la situazione dei diritti umani, in particolare dopo la chiusura della Striscia e i continui attacchi israeliani.
La chiusura illegale di Gaza, la cui prima applicazione risale al 1991, si è intensificata nel 2006, con un forte impatto sul movimento di merci e persone dentro e fuori dal territorio. 
Husam ritiene che l'estremo peggioramento delle condizioni di vita della popolazione abbia alimentato un forte senso di disperazione e prigionia, per l'impossibilità di visitare i parenti all'estero o viaggiare per studio, lavoro e problemi medici.
La chiusura - secondo Hussam - "ha portato a una situazione di scarsità di cibo, che ha fortemente inciso anche sulla salute fisica delle persone e di conseguenza sulla loro salute mentale".
Secondo lo studio effettuato dal Programma di salute mentale della comunità di Gaza dopo l'inasprimento della chiusura della Striscia nel 2006, nei sei mesi successivi al blocco si è verificato un aumento del 17,7% dei casi di depressione, mentre il 95% degli intervistati affermava di sentirsi "prigioniero".
L'offensiva israeliana del 2008-09 ha ulteriormente scavato nel dolore della popolazione di Gaza, soprattutto quella infantile.
Husam sottolinea infatti che da un rapporto GCMHP "sulle conseguenze psicologiche della guerra" è emerso che l'82,1% dei bambini della Striscia ha provato un forte senso di pericolo durante l'offensiva, con il 67,6% che continua a temere nuovi attacchi e il 40,9% che prova un "desiderio di vendetta".
Il dottor Jameel Tahrawi dell'Università di Gaza ha poi analizzato l'impatto della violenza sulla psiche dei bambini attraverso i loro disegni: l'82,3% degli elaborati rappresentavano l'offensiva condotta da Israele sulla Striscia.
"Ma sono soprattutto le donne a seppellire i problemi di salute mentale, in quanto possono incidere sulle possibilità di contrarre matrimonio", aggiunge Husam, che riporta però l'attenzione sulla mancanza di personale qualificato per affrontare i problemi legati alla salute mentale, anche a causa delle restrizioni sui viaggi-studio imposte da Israele. 

14 febbraio 2012

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GIOVEDÌ 28 LUGLIO 2011


Gaza,Gisgiordania :In aumento i casi di post traumatico tra i bimbi palestinesi

 L’occupazione israeliana è ogni giorno più insostenibile e il conflitto colpisce duramente i più piccoli. In Cisgiordania e a Gaza sono in preoccupante aumento i casi di disturbi da stress post traumatico, ansia e depressione tra i bambini. È quanto si evince dal report di Medici Senza Frontiere pubblicato da IRIN, servizio dell’ufficio dell'Onu per gli Affari Umanitari.A Gaza nel corso del 2010, ben il 44% dei pazienti affetti da problemi di salute mentale curati nelle cliniche di MSF avevano meno di dodici anni. Un dato allarmante: in un contesto di violenza strutturale come quello palestinese, i minori sono colpiti due volte, sia dall’evento traumatico in sé, sia dagli effetti che quell’evento ha su genitori e parenti. Nella città di Nablus, in Cisgiordania, oltre la metà delle consulenze offerte da MSF è rivolta a minori di 18 anni.
 “Nel 2011 più della metà delle visite condotte a Gaza e Nablus hanno riguardato minorenni – ha spiegato Hélène Thomas, coordinatrice degli psicologi di MSF-France a Gerusalemme – Bambini e adolescenti presentano sintomi particolari di stress psicologico: incontinenza, incubi, difficoltà nell’apprendimento (a leggere e parlare), problemi di concentrazione e memoria. Quindi fallimenti scolastici e comportamenti aggressivi”.
 “Nel 2010, nella Striscia di Gaza – ha proseguito la Thomas – quasi la metà dei pazienti con meno di 15 anni è stata seguita e curata perché affetta da disturbi da stress post traumatico e un terzo per altri disturbi d’ansia, mentre a Nablus sono stati un quinto i minori di 15 anni che hanno ricevuto il trattamento per post trauma. I bambini associano le emozioni con i simboli dell’evento traumatico subito: i soldati che perquisiscono la loro casa con i cani provocano nel bambino la fobia per i cani, perché associano l’animale e quindi la paura a quell’evento”Nel 2010, le cliniche di Medici Senza Frontiere hanno seguito 702 nuovi pazienti nei sei centri presenti a Gaza e in quello di Nablus e hanno dato assistenza psicologica a 6.099 palestinesi; nel 2009 le consulenze erano stati 4.912. E recentemente MSF ha incrementato il numero di cliniche nei Territori Palestinesi Occupati, puntando sulla formazione specifica del proprio staff in materia di psicologia e disturbi mentali.Accanto a MSF operano altre organizzazioni specializzate in salute mentale. Tra queste la palestinese TRC – Treatment and Rehabilitation Center for Victims of Torture, che in Cisgiordania fornisce un trattamento di riabilitazione a coloro che hanno subito violenza organizzata e torture. Al centro arrivano molto bambini affetti da disturbi d’ansia e da stress post traumatico: lo scorso anno lo staff di 36 psicologi e sei psichiatri ha curato 3.800 pazienti, di cui il 15% bambini.
 Il centro offre una particolare psicoterapia, chiamata EMRD. Inventata negli Stati Unti nel 1987, si fonda sulla desensibilizzazione e la rielaborazione del trauma attraverso movimenti oculari, ovvero sulla creazione di stimoli bilaterali tra i due lati del cervello. “Tale terapia – ha spiegato Khader Rasras, direttore esecutivo di TRC e psicologo – mira a far agire le memorie del dolore, diminuire il loro potenziale e mettere i pazienti in grado di superarli. Si chiede al bambino di ricordare l’episodio traumatico e mentre gli eventi vengono ripercorsi il bambino segue il movimento ondeggiante delle dita del medico con gli occhi”.
 Un metodo interattivo che pare funzionare con i più piccoli perché si avvale di giochi e disegni. Un esempio: Lina, una bimba di otto anni di Ramallah, ha assistito all’aggressione e all’arresto di suo padre da parte dei soldati israeliani. La madre ha chiesto l’aiuto di TRC dopo che Lina ha iniziato a manifestare balbuzie, insonnia e perdita di peso. La nuova terapia sta migliorando le sue condizioni, Lina risponde bene. A soli otto anni si è vista strappare il padre da casa e non lo ha ancora potuto riabbracciare: è in detenzione amministrativa, senza accuse, senza processo.


3  Giorgio Bernardelli: il blocco di Gaza e salute mentale



GIOVEDÌ 13 DICEMBRE 2007


Ieri il mondo ha celebrato l'anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Una ricorrenza particolarmente solenne, quest'anno, perché è stata l'occasione per lanciare una grande campagna all'Onu in occasione dei 60 anni di questo documento, che rappresenta una delle sintesi più alte mai elaborate dalla politica internazionale. C'è poca aria di celebrazione, però, in giro: perché il nodo di questo sessantesimo sarà una domanda: quei diritti rimarranno ancora a lungo solo scritti sulla carta? Ed è davvero possibile garantirli anche nel mondo del dopo-11 settembre?Una prospettiva interessante per affrontare queste domande la offre l'articolo che rilanciamo oggi, tratto dal sito palestinese Amin. Si tratta di un documento scritto dal Gaza Community Mental Health Programme, una delle più importanti Ong assistenziali palestinesi che opera nella striscia di Gaza. Una realtà con una lunga storia alle spalle, che non può essere ridotta a mera portavoce delle istanze di Hamas. Ebbene: questo testo parla specificamente dei diritti umani dal punto di vista di Gaza. Spiegando quali sono le conseguenze, soprattutto sulla salute mentale dei bambini, del blocco imposto ormai da mesi e su cui periodicamente pende la spada di Damocle di un ulteriore inasprimento.Che la situazione di Gaza sia complessa è fuori discussione. Come pure il fatto che il lancio di missili Qassam che quasi quotidianamente colpiscono la città di Sderot è una grave violazione dei diritti umani. Ma - detto questo - il fatto che migliaia di ragazzi siano di fatto privati della scuola e che delle persone muoiano semplicemente perché prive di assistenza sanitaria può essere ridotto al rango di un mero effetto collaterale della lotta al terrorismo? È una domanda che oggi resta aperta.Clicca qui

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