Amira Hass : i cristiani in Israele e la manipolazione dei fatti dell'Ambasciatore Oren


  2012 – Amira Hass
Ecco alcune informazioni che il ministro dell’interno Eli Yishai potrebbe ritenere interessanti.
Dalla costituzione dello stato di Israele, avvenuta nel 1948, le comunità cristiane presenti sono cresciute del 1000%.
Questa informazione potrebbe aver entusiasmato gli americani che hanno letto il 9 marzo un pezzo, sul Wall Street Journal, scritto dall’ambasciatore israeliano a Washington, Michael Oren, relativo ai cristiani cacciati dai paesi arabi ma che in Israele invece si sono moltiplicati.
Ovviamente Oren non fa riferimento ai cristiani che hanno vissuto nel paese PRIMA del 1948 e che hanno vissuto l’orrore della guerra o quelli che abbiamo espulso noi (esattamente come abbiamo fatto con i compatrioti mussulmani).
Non fa riferimento a quanti non hanno avuto il permesso di tornare alle loro case dopo la creazione di Israele.
Piuttosto si occupa del modo in cui gli ebrei vennero espulsi dagli stati arabi.
(l’ideologia sionista gradisce sempre la botta piena e la moglie ubriaca: vuole che tutti gli ebrei intorno al mondo vadano in Israele e con questa finalità invia emissari ovunque agevolando la logica del ritorno ma nel contempo si lamenta delle interdizioni relative alle attività sioniste e quanto si colleghi alle espulsioni degli ebrei)
Oren inoltre omette di segnalare il sistematico declino dello status di ebreo proveniente da paesi arabi, una sorta cittadino di livello inferiore dopo essere migrato in Israele.
Oren è troppo occupato con le questioni attuali:
“Nello stesso modo in cui 800.000 ebrei vennero in passato espulsi, allo stesso modo i cristiani sono costretti a lasciare terre che hanno abitato per secoli”
Aggiunge anche che “di tutti i paesi nella regione solo in Israele le comunità cristiane possono trovare asilo”.
Oren distingue tra Israele, Cisgiordania e Striscia di Gaza. Nelle ultime due zone infatti i cristiani soffrono l’analogo dramma vissuto in tutto il resto del medio oriente.
Questa affermazione ha provocato la risposta di Yisrael Medad che vive nell’insediamento di Shilo, in Cisgiordania:
“Signor Ambasciatore, l’utilizzo da parte sua della parola “Cisgiordania” è inappropriato. Non è solo scorretto dal punto di vista geopolitico, storico e legale. Non è solo in contrapposizione con quanto affermato da un suo diretto superiore (Danny Ayalon, ministro degli esteri il quale definisce tale area “contesa”) ma è anche deleterio dal punto di vista diplomatico.
La prego di utilizzare la definizione: “Giudea e Samaria”.”
Eccoci davanti alla destra israeliana che lava i propri panni sporchi in pubblico.
O almeno davanti a chi si prende la briga di sobbarcarsi i 240 caratteri dei commenti al pezzo.
Il Wall Stree Journal ha inoltre pubblicato quattro lettere di reazione all’articolo di Oren.
Le definizioni geografiche sono sicuramente l’ultima preoccupazione del Rev. Robert O. Smith di Chicago il quale ha scritto: “Il più grosso problema di Oren è che la sua analisi si staglia in netta contrapposizione con quanto valutato dalle persone che presumibilmente ritiene di difendere. Oren parla per i palestinesi cristiani senza aver parlato CON loro.
Ed il pezzo di Oren ha, di fatto, generato rabbia tra i palestinesi cristiani.
Otto figure di spicco tra i palestinesi cristiani hanno firmato, in relazione all’articolo, una lettera indirizzata all’ambasciatore accusandolo di manipolare i fatti: “Il suo tentativo di accusare i mussulmani della Palestina per i disagi che vivono i cristiani è una vergognosa manipolazione dei fatti mirata a nascondere il danno che Israele ha provocato alla nostra comunità. La crescita esagerata di popolazione cristiana in Israele è dovuta principalmente all’immigrazione di cristiani Russi che Israele non riusciva a distinguere rispetto agli immigrati ebrei arrivati durante il crollo dell’unione sovietica.
Uno dei firmatari della lettera è Rifat Qassis, coordinatore di Kairos Palesitine, organizzazione palestinese composta da varie denominazioni di cristiani fondata nel 2009 per spiegare, principalmente ai cristiani, cosa comportasse l’occupazione israeliana.
Parlando in tono misurato, Qassis, il quale vive a Beit Sahur, cittadina della Cisgiordania, mi ha detto:
“Oren tenta di riscuotere i dividendi della propaganda in corso nel mondo arabo. Omettendo che il contesto in cui vivono i palestinesi cristiani è completamente diverso. Ci sono problemi in questa regione, e non voglio negarlo. Ma Oren cerca di cancellare l’occupazione quale causa principale della sofferenza palestinese
Nel 2006 Qassis condusse un sondaggio sui cristiani nei territori occupati palestinesi e, afferma, la larga maggioranza segnalò che il proprio desiderio di emigrare era collegato alla mancanza di sicurezza e stabilità che avvertivano a causa delle leggi israeliane. Meno del 1% segnalava come causa la paura dei mussulmani.
Kairos Palestine ha inoltre inviato una lettera al Wall Street Journal.
Veniva affermato che Israele avrebbe messo in atto una politica di “cacciata” dei cristiani. Questa lettera non è stata pubblicata.
Ecco un parte del testo: “Nel caso di Betlemme, per esempio, è evidente che la costruzione selvaggia di insediamenti, i disagi imposti dal muro di separazione e la confisca di territori palestinesi da parte del governo israeliano hanno spinto molti cristiani ad andare via. Allo stato attuale meno del 13% dell’area di Betlemme è concessa agli abitanti mussulmani
La lettera segnala anche che l’articolo di Oren “dimostra una sgradevole concezione di democrazia” dichiarando che “Israele sta agendo per promuovere la prosperità dei cristiani che vivono secondo le sue regole”.
“Oren implicita una mancanza di desiderio nel garantire analoga prosperità ai mussulmani. Qualunque stato democratico che si picchi di voler implementare i propri valori, ed ancor più qualunque ambasciatore di questo stato, si dovrebbe vergognare di una così distorta e parziale dedizione verso i suoi abitanti e i loro diritti.
Infine viene espresso sgomento per la ridicola affermazione di Oren il quale dichiara che Israele garantisce libero accesso a tutti i luoghi sacri ai cristiani.
“Uno dei più vergognosi effetti dell’occupazione è il fatto che chiunque necessiti di un permesso per visitare la città (Betlemme). La restrizione alle libertà di movimento è una delle ingiustizie fondamentali della nostra esistenza.”

Traduzione di Fabio Sallustro
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
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