Appello dei Palestinesi contro la G4S (appaltatrice di servizi carcerari in Israele)


di Stop the Wall  [Fermiamo il muro] – 20 aprile 2012

Oggi, Giornata dei Prigionieri Palestinesi, noi sottoscritte organizzazioni palestinesi della società civile e per i diritti umani salutiamo tutti i prigionieri politici palestinesi, specialmente quelli impegnati in coraggiosi atti di disobbedienza civile attraverso scioperi della fame in corso per protestare contro le continue violazioni dei diritti umani e della legge internazionale.  Evidenziando l’incarcerazione come componente critica del sistema israeliano di occupazione, colonialismo e apartheid praticato contro il popolo palestinese chiamiamo all’intensificazione della campagna globale di Boicottaggio, Disinvestimenti e Sanzioni (BDS) per attaccare le industrie che traggono profitto diretto dal sistema carcerario israeliano. In particolare chiamiamo all’azione da intraprendere per chiamare a rispondere della sua complicità con le violazioni israeliane della legge internazionale  la G4S, la più grande industria internazionale della sicurezza, che contribuisce a gestire il sistema carcerario israeliano e a ricavarne profitti [1].
L’incarcerazione di palestinesi è una forma israeliana di violenza istituzionalizzata che comprende tutte le fasi del processo di incarcerazione.  I prigionieri politici palestinesi subiscono torture e maltrattamenti sistematici nel corso del loro arresto e della loro detenzione ad opera dell’esercito israeliano e spesso, e ingiustificatamente, sono negate loro le visite dei familiari e dei legali.  Punizioni estese e collettive, compresi prolungati periodi di isolamento, aggressioni ai prigionieri da parte delle forze speciali dell’esercito e diniego di accesso all’istruzione sono utilizzati contro i prigionieri palestinesi in un tentativo di sopprimere qualsiasi forma di disobbedienza civile all’interno delle carceri. A tutto aprile 2012 c’erano 4.610 prigionieri palestinesi detenuti nei carceri israeliani, compresi 203 bambini, 6 donne e 27 membri del Consiglio Legislativo Palestinese. 322 palestinesi sono attualmente detenuti agli arresti amministrativi, senza incriminazione o processo. [2]
La gravità dell’ingiustizia e degli abusi sofferti dai prigionieri politici palestinesi è stata il movente che ha spinto molti prigionieri a iniziare scioperi della fame a intervalli diversi per protestare contro le dure condizioni carcerarie, le torture e i maltrattamenti e l’utilizzo arbitrario, da parte di Israele, degli arresti amministrativi.  Anche se i recenti scioperi della fame di Khader Adnan, che ha terminato il suo sciopero della fame dopo 66 giorni, e di Hana Shalabi, che ha terminato il suo sciopero della fame dopo 43 giorni, sono sfociati in soluzioni individuali, Israele e  le politiche del Servizio Carcerario Israeliano restano immutati e sono ora mirati a contenere gli scioperi della fame mediante misure punitive ed escludendo i contatti con gli avvocati e le famiglie.  Oggi si stima che più di 1.000 prigionieri politici palestinesi abbiano aderito a uno sciopero della fame a oltranza in aggiunta ad altri 8 già impegnati in uno sciopero della fame a oltranza, tra cui Bilal Diab e Thaer Halaleh, dal 29 febbraio 2012.
Alla luce di questa crescente campagna di disobbedienza civile dall’interno dei carceri, sollecitiamo l’affermazione della responsabilità di tutte le industrie che sia rendono possibile, sia traggono direttamente profitto dalle continue violazioni israeliane, commesse impunemente,  dei diritti dei prigionieri palestinesi . Chiamiamo specialmente all’azione per far rispondere delle sue responsabilità la G4S, la società di sicurezza anglo-danese la cui consociata israeliana ha firmato nel 2007 un contratto con l’Amministrazione Carceraria Israeliana per la fornitura di sistemi di sicurezza per le principali prigioni israeliane. [3]  La G4S ha fornito sistemi per le prigioni di Ketziot e Megiddo, dove sono detenuti , in Israele, prigionieri politici palestinesi provenienti dai territori palestinesi occupati  contravvenendo alla legge internazionale. [4] La società ha fornito anche attrezzature per la prigione di Ofer, situata nella West Bank occupata, e per le strutture di detenzione di Kishon e Moskobiyyeh, nelle quali le organizzazioni per i diritti umani hanno documentato sistematiche torture e maltrattamenti di prigionieri palestinesi, compresi bambini detenuti. [5] La G4S continua a fornire attrezzature alle prigioni israeliane. [6]
Inoltre la G4S è anche coinvolta in altri aspetti dell’apartheid e del regime di occupazione israeliano: ha fornito attrezzature e servizi ai posti di controllo israeliani nella West Bank che costituiscono parte dello sviluppo del Muro illegale israeliano e alle stazioni che isolano il territorio occupato di Gaza. La G4S ha anche firmato contratti per la fornitura di attrezzature e servizi al quartier generale della polizia israeliana nella West Bank e a aziende private con sede negli insediamenti israeliani illegali. [7]  Una giuria di esperti legali ha concluso che la G4S può essere penalmente responsabile per le sue attività a sostegno del Muro illegale e delle altre violazioni israeliane della legge internazionale. [8]
Apprezziamo la notizia che l’Unione Europea ha annunciato di non aver rinnovato alla G4S il suo contratto per i servizi di sicurezza [9] in seguito alle pressioni di gruppi impegnati nella campagna per i diritti dei palestinesi, e salutiamo la precedente decisione dell’Associazione degli Studenti dell’Università di Edinburgo di bloccare il suo contratto con la G4S. [10]  Sollecitiamo altre istituzioni pubbliche e della società civile e anche imprese private a seguirne l’esempio e a por fine ai loro rapporto con questa impresa che agisce al servizio dell’aparthed e alle altre violazioni israeliane della legge internazionale.  Chiediamo che la dirigenza palestinese metta al bando la G4S dalle gare d’appalto private e pubbliche e chiediamo la rigida applicazione della legge sul boicottaggio nel mondo arabo contro le società che collaborano con il sistema carcerario israeliano.
Segnaliamo anche che alla G4S si oppongono attivamente altri gruppi della società civile altrove nel mondo per il suo ruolo in regimi controversi di deportazione e incarcerazione, violazioni dei diritti dei lavoratori, violazioni dei parametri universali dei diritti umani e per il suo coinvolgimento nella privatizzazione di servizi pubblici. Collaboriamo per denunciare non solo la G4S ma anche il ruolo delle società carcerarie e di sicurezza privata come strumenti politici per ridurre al silenzio e intimidire comunità in tutto il mondo.
Nel contesto degli scioperi della fame e dell’accordo di ottobre, molto pubblicizzato, sugli scambi di prigionieri i problemi dei prigionieri politici palestinesi hanno ricevuto recentemente attenzione nelle sfere internazionali.  Tuttavia, nonostante questa accresciuta focalizzazione e le critiche degli organismi delle Nazioni Unite riguardo a queste pratiche, non ci sono stati cambiamenti istituzionali da parte di Israele nel campo delle violazioni dei diritti umani commesse contro i prigionieri politici e i detenuti palestinesi. [11] In un tentativo di contrastare l’indisponibilità israeliana a cambiare le proprie politiche e l’assenza di richiami alla sua responsabilità per le innumerevoli violazioni dei diritti umani, misure alternative quali impedire la partecipazione di società quali la G4S si dimostrano essere uno dei pochi passi efficaci residui per esercitare pressioni su Israele affinché rispetti la legge internazionale.  E’ già scaduto il tempo per spezzare questa catena di complicità internazionale.

Note:

[1] http://www.whoprofits.org/articlefiles/WhoProfits-PrivateSecurity-G4S.pdf[2] http://www.addameer.org/files/Brochures/addameer-palestinian-political-prisoners-brochure-2010.pdf[3] http://www.whoprofits.org/articlefiles/WhoProfits-PrivateSecurity-G4S.pdf  , p.7
[4] L’articolo  77 della Quarta Convenzione di Ginevra vieta il trasferimento di prigionieri dal territorio occupato al paese occupante.
[5] http://www.whoprofits.org/articlefiles/WhoProfits-PrivateSecurity-G4S.pdf , p14-15
[6] http://corporateoccupation.files.wordpress.com/2012/01/targeting-israeli-apartheid-jan-2012.pdf , p.135
[7] Ibid.
[8] http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/wp-content/uploads/2011/01/RTOP-London-Session-Findings.pdf   p.18
[9] http://ted.europa.eu/udl?uri=TED:NOTICE:118611-2012:TEXT:EN:HTML&tabId=1  (richiesta registrazione)
[10] http://www.bdsmovement.net/2011/edinburgh-university-students-vote-to-ban-g4s-8279[11] Osservazioni  Conclusive del Comitato per l’Eliminazione delle Discriminazioni Razziali, Israele, CERD/C/ISR/CO/14-16, 9 Marzo 2012; Osservazioni Conclusive del Comitato per i Diritti Umani,  Israele, CCPR/C/ISR/CO/3; Osservazioni Conclusive del Comitato dell’ONU contro la Tortura, Israele,  CAT/C/ISR/CO/4,14 May 2009;   Vedasi  “Statement by Robert Serry UN Special Coordinator for the Middle East Peace Process on Palestinian Prisoners, [Dichiarazione di Robert Serry, Coordinatore Speciale dell’ONU per il Processo di Pace in Medio Oriente, sui prigionieri palestinesi]  10 Febbraio 2012; “Statement by the United Nations Special Rapporteur on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied since 1967”, [Dichiarazione del Relatore Speciale della Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967] 20 Febbraio  2012.
Seguono firme 

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