Addio a Sandro Viola, inviato speciale Raccontò il mondo con stile e rigore





Sandro Viola
di ALBERTO STABILE
Si è spento oggi a Roma, dopo una lunga malattia,
il nostro collega Sandro Viola.
Editorialista, grande esperto di politica estera,
profondo conoscitore del Medio Oriente, era a Repubblica fin dalla sua fondazione.
Era nato a Taranto il 2 giugno del 1931


C'era una volta l'inviato speciale... e Sandro Viola è stato sicuramente un campione di quella specie giornalistica oggi in via d'estinzione. A molti dei colleghi più giovani risulterà difficile capire di che cosa sto parlando. Davanti al giornalismo orizzontale dei telefonini e dei social forum, il problema è districarsi con un po' di credibilità nella moltiplicazione geometrica delle fonti. Ma c'è stato un tempo in cui l'informazione dipendeva quasi esclusivamente dal racconto dell'inviato, unico medium tra il fatto e il lettore, dalla sua capacità d'interpretare i fatti, di cogliere i dettagli al primo e spesso unico sguardo e da lì risalire alle cause che avevano prodotto un certo evento. 

Ho avuto la fortuna di conoscere Viola quando, da grande firma di Repubblica, veniva di tanto in tanto a Gerusalemme o a Mosca, negli anni in cui era toccato a me reggerne gli uffici di corrispondenza. Il Medio Oriente e la Russia erano stati due suoi grandi amori professionali e per questo ci tornava volentieri. 

Dovrei cominciare dalla valigia dell'inviato speciale per far capire ai più giovani di che cosa sto parlando. Mi limito a dire che in quella di Viola non mancavano mai le buone letture, le giacche di ottima 
fattura e i ritagli d'archivio. La sua accuratezza nel vestire era un modo per manifestare rispetto di se anche nelle situazioni più difficili, ma andava di pari passo con la cultura e il rigore professionale. 

Arrivava con una opinione ben definita, evidentemente frutto di ricerca e riflessione, sulla vicenda che avrebbe dovuto "coprire". Ma non era schiavo di alcun pregiudizio. Aveva un'attenzione acutissima e istintiva per i dettagli. Ricordo che eravamo insieme quando Arafat, nel '94, fece tappa a Gerico nel suo viaggio di ritorno in Palestina frutto degli accordi di Oslo. Gli israeliani lasciarono che a rendere gli onori ad Abu Ammar fossero alcune unità militari palestinesi venute dall'Iraq. A Sandro bastò osservare e descrivere le calzature di quei miliziani per stabilire che si trattava di un esercito piuttosto raccogliticcio che non avrebbe fatto molta strada. 

Se dovessi dire quali delle sue qualità ho più apprezzato, direi senz'altro l'indipendenza di giudizio, anche se qualche volta ho sospettato che il prendere posizioni contro corrente era per Sandro parte della sua estetica dell'essere. Così come parte del suo senso estetico era sì cercare, sempre, di affermare la sua professionalità, ma con leggerezza intesa come levità, senza prendersi troppo sul serio, temperando lo spirito di sacrificio con il gusto per le cravatte regimental, i bar dei grandi alberghi dove aveva incontrato la più varia umanità, le mostre di pittura, i recital al conservatorio moscovita, i musei. 

Un maestro di vita e di professione, insomma, che sicuramente rifiuterebbe questa definizione. 

(20 giugno 2012) 



Sandro Viola

allegati da questo blog


Sandro Viola : la solitudine di Israele
Sandro Viola : " Se gli intellettuali ebrei criticano Gerusalemme"


Commenti

Post popolari in questo blog

Hilo Glazer : Nelle Prealpi italiane, gli israeliani stanno creando una comunità di espatriati. Iniziative simili non sono così rare

Venti di guerra tra Israele e Iran. Ecco la nuova politica militare di Ahmadinejad

ATTACKS, TERRORIST ATTACKS AND EVEN CASTRATION – THE HIDDEN ACTIONS OF THE ISRAELI MILITIA – ISRAEL NEWS

Joel Swanson : Opinion | Wake up, Jewish establishment: Seth Rogen speaks for a lot of us young Jews