Chi salverà i bambini di Gaza?


Save The Children denuncia la denutrizione e i pericoli che minacciano i piccoli abitanti da Gaza a causa del blocco israeliano
LA PRIGIONE DI GAZA - L’ultimo appello di Save The Children dimostra i terribili effetti dell’oppressione israeliana su Gaza. Trasformata in una prigione a cielo aperto, privata di parte delle risorse idriche, con l’elettricità che va e che viene a seconda dell’umore israeliano, questa immensa prigione è studiata in modo che vi possano affluire solo le risorse strettamente sufficienti ad evitare che i prigionieri muoiano di fame, per il resto i carcerieri israeliani non ammettano una lunghissima serie di merci. Una lista d’esclusione per di più segreta, che non ha alcuna giustificazione che possa essere messa in relazione con la sicurezza israeliana, ma solo con una punizione collettiva della popolazione che è considerata tra i crimini contro l’umanità. Un documento israeliano venuto alla luce ormai nel 2010, certifica come Israele abbia fatto dell’embargo un’arma contro la popolazione di Gaza, allo scopo presunto di “convincere” gli abitanti ad allontanarsi da Hamas, in realtà per punirli per il consenso che hanno consegnato al movimento islamico.

I CRIMINI CONTRO L’UMANITA’ - Nel documento anche la rivelazione scioccante della pratica israeliana di contare le calorie sufficienti alla popolazione e di no lasciar passare altro cibo una volta raggiunto il tetto previsto. Un calcolo assurdo e crudele, perché come tutte le medie significa che per ogni abitante di Gaza che assume più calorie della media ce ne sarà per forza uno che fa la fame, come puntualmente accade. Una pratica oscena e crudele che ha ricevuto ben poche censure, mentre il blocco di Gaza è stato parzialmente alleviato solo dopo la strage degli attivisti sulla Mavi Marmara, parte della Flotilla che intendeva attirare l’attenzione proprio sulla disumana e illegale detenzione dell’intera popolazione di Gaza. Oggi la situazione non è migliorata, ma al contrario c’è la dimostrazione evidente di come la politica illegale israeliana si risolva nella punizione, quando non nella messa a morte, dei più innocenti.
LA DENUNCIA - A cinque anni dall’embargo che ha drasticamente ridotto il volume delle merci e degli aiuti umanitari in arrivo a Gaza, l’organizzazione non governativa Save the Children ha diffuso oggi un rapporto sulle condizioni sanitarie di centinaia di migliaia di bambini e le loro famiglie, lanciando un appello alle autorità israeliane e palestinesi e alla comunità internazionale per un intervento immediato. Secondo la relazione, la salute dei bambini sarebbe minacciata in particolare dalla pessima qualità dell’acqua, causata da concimi e scorie umane, e dalla povertà, che colpisce il 38 per cento di essi.
LE VITTIME - Negli ultimi cinque anni, inoltre 605 bambini sono stati uccisi e 2179 feriti durante i conflitti. “Con un milione e 700 mila persone ammassate in appena 365 chilometri quadrati, lo stato di salute per migliaia di persone gravemente a rischio, a causa del blocco imposto nel 2007 al transito di merci e persone. Migliaia le famiglie impossibilitate ad acquistare o produrre derrate alimentari, ed il rischio di malnutrizione cronica resta alto, colpendo il dieci per cento di bambini al di sotto dei cinque anni; l’anemia, solitamente provocata da deficit alimentari e in particolare di ferro, affligge il 58, 6 per cento dei bambini in età scolare, il 68.1%per cento dei bambini tra i nove e i 12 mesi e il 36.8 per cento di donne in stato di gravidanza”, si legge in un comunicato diffuso dall’ong.
I BAMBINI -“I bambini di Gaza vivono in condizioni di prigionia, intrappolati in un lembo di terra avverso che gli impedisce anche solo di sognare un futuro migliore”, ha osservato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia. “Dall’inizio del blocco nel 2007, è raddoppiato il numero di bambini al di sotto dei tre anni curati per diarrea, perchè costretti a bere un’acqua tossica e nociva. Le condizioni igieniche nella Striscia si aggravano progressivamente, al punto che anche una banale diarrea ormai può essere mortale per i bambini di Gaza”, ha detto ancora Neri.
L’APPELLO - In particolare, l’organizzazione chiede dunque a Israele “la revoca del blocco e la libera circolazione di persone e beni da e verso Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme” e l’avvio e l’implementazione di progetti di riqualificazione sanitaria delle acque, con una pianificazione dei lavori chiara e puntuale. Alle autorità palestinesi, Save the Children chiede di agevolare la fornitura rapida di servizi sanitari e di materiale medico per l’intera popolazione; alla comunità internazionale, un serio impegno per la definizione di interventi strutturali e strategie a lungo termine che contribuiscano a migliorare le condizioni di vita dei minori a Gaza, anche dopo la fase di emergenza.

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