Gad Lerner :“Un sabato qualunque nel terremoto”


“Eravamo pronti all’esondazione del Secchia, non a un terremoto del 6° grado”.
Cristina Ferraguti è assessore a Cavezzo, si aggira tra le macerie del centro e risponde ai cittadini e operatori che la fermano continuamente. Il coordinamento tra Comune, Vigili del Fuoco e Protezione Civile funziona, ma le urgenze sono tante: l’assistenza agli sfollati, la verifica degli edifici e la demolizione di quelli pericolanti, perché bisogna evitare l’effetto domino di palazzi che cadono portandosi dietro quello vicino, “alla fine forse rimarrà in piedi metà paese”. Lo sguardo fermo che indica quell’edificio del ‘92 venuto giù come burro con la seconda scossa, non cancella l’innato buonumore dell’Emilia, quando in un siparietto tra s soffiate e dialetto le ricordano che avrebbe fatto meglio a stare a Modena invece di sposare un “ranaro”, come li chiamano a Modena quelli della “bassa”. “Siamo campioni della ‘terapia di gruppo’” chiude l’assessore, “ma che non ci vengano a parlare di ‘casette’ modello L’Aquila, qui non se ne parla!”
Il ‘modello L’Aquila’ a Mirandola lo cita il sindaco Maino Benatti, si riferisce agli esami di terza media. “Faremo come hanno fatto lì, solo gli orali perché si fanno a gruppi di 3 o 4 studenti , impossibile pensare a una struttura che li accolga tutti insieme per lo scritto”. “Mirandola è tutta sfollata” 2000 nelle tendopoli, ma gli altri in macchina, in cortile, ovunque, basta che non ci sia un tetto, che può crollare. Quando vedi accartocciarsi un edificio, magari recente, di fianco a uno più vecchio che resiste pensi che quella forza sotto terra proprio non la conosci e non la puoi prevedere. A San Felice sul Panaro Emanuela Sitta, responsabile dei servizi sociali del Comune ora si occupa del campo allestito per gli anziani che ha 200 ospiti, ma serve 1000 pasti al giorno “dopo la prima scossa la gente entrava in casa per la doccia o per cucinare, ora no, c’è sempre più gente che viene a mangiare al campo”. Ma la casa non è la priorità insiste Benatti “il protocollo di controllo della protezione civile è incentrato sugli edifici residenziali, è stata dura fargli capire che qui l’urgenza sono i capannoni industriali”.
“La voglia di ripartire c’è, sicuramente, ma chi ha voglia di tornare sotto i capannoni?” Francesca Corcione è delegata sindacale alla Wam di Cavezzo, un’azienda di successo nella produzione di macchinari. Il capannone ha retto fino a martedì, stavano cercando di ripartire con la produzione quando la seconda scossa l’ha tirato giù e solo per miracolo tutti sono scappati in tempo.
Federica Bocellari

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