Gideon Levy :Israele è razzista con gli immigrati neri


Israele è razzista con gli immigrati neri
di Gideon Levy
Israele è il paese più razzista e allo stesso tempo più ingenuo dell’occidente. Razzista perché in nessun altro stato i politici possono parlare degli immigrati come fanno quelli israeliani e restare al loro posto. Ingenuo perché solo ora ha scoperto un problema che il “primo mondo” ha ormai da anni. Solo in Israele un parlamentare del partito di governo può definire gli immigrati “un cancro”.Peggio ancora, solo in Israele quel parlamentare sa che il suo spregevole sfoggio di razzismo aumenterà i suoi consensi presso l’opinione pubblica.
                      migranti africani

Solo Israele non ha una politica per l’immigrazione degna di questo nome.Solo in Israele i migranti sono ufficialmente considerati degli “infiltrati”. Solo in Israele il governo aizza le classi più deboli contro gli immigrati, e quando esplode la violenza il primo ministro si limita a dichiarare “non c’è posto per queste cose”. La verità è che in Israele il posto per la violenza contro gli immigrati c’è eccome. Pensavamo davvero che dopo averli definiti un cancro, una massa di untori, una minaccia eun pericolo non sarebbero stati attaccati? Pensavamo davvero che la paura dei quartieri poveri e l’incitamento all’odio non avrebbero partorito la violenza? 
Se gli abitanti dei quartieri poveri hanno paura è perché qualcuno li ha spaventati. Se odiano è perché qualcuno ha seminato odio, soprattutto nei confronti dei neri. In realtà gli immigrati neri non sono pericolosi, ma ormai è troppo tardi per rimediare. Il seme del disprezzo e della rabbia violenta è stato piantato ed è germogliato. 
Il governo sta portando avanti una campagna di terrore, perché così può distogliere l’attenzione e l’indignazione dell’opinione pubblica dai suoi fallimenti. Non è una novità. È la vecchia tattica dei peggiori regimi: alimentare la collera della popolazione contro lo straniero, spaventare la gente con uno spauracchio immaginario, esagerare a dismisura i pericoli. Tutto pur di evitare di assumersi le proprie responsabilità. Quello che stanno facendo con l’immigrazione lo hanno già fatto in passato con altre questioni: la politica del governo è una non-politica; tutto ciò che fa è nascondere la testa sotto la sabbia per poi urlare ai quattro venti quando la situazione degenera. 
Dopo aver condotto un esperimento di massa con in ballo migliaia di vite umane – permettendo agli immigrati di restare ma impedendogli di lavorare e calpestando i loro diritti fondamentali – Israele ora finge di cadere dalle nuvole se ci sono delle violenze o dei crimini. Quando si parla d’immigrazione cadono tutte le maschere: oggi in Israele il razzismo è diventato una nuova forma di politicamente corretto. 
Lo stato ebraico ha accolto un milione di russi, di cui circa la metà non ebrei, e ha saputo assorbire la loro presenza. Perché erano bianchi. Quando invece arrivano poche decine di migliaia di africani, ecco che subito diventano il nuovo nemico. Perché sono neri.Nel mondo di oggi Israele non può più evitare di accogliere migranti e rifugiati, anche se sono entrati illegalmente nel suo territorio. Milioni di immigrati hanno invaso altri paesi, ma hanno trovato istituzioni che sapevano come gestire i flussi migratori. In anni bui decine di migliaia di ebrei si sono “infiltrati” in altre nazioni. Nel 1948 i rifugiati palestinesi hanno cominciato a riversarsi nei paesi vicini, e da allora il flusso non si è mai interrotto. Oggi la Giordania è sommersa non solo dai rifugiati palestinesi ma anche da iracheni e siriani. Anche la Turchia ha assorbito migliaia di disperati in fuga dalla Siria. La popolazione della Francia sta diventando sempre più nera, mentre in Gran Bretagna il numero di musulmani è in aumento costante. Il mondo va così, e Israele non può far altro che prenderne atto. 
L’istigazione all’odio per gli immigrati ignora non solo la storia ebraica e la realtà di oggi, ma anche il futuro prossimo. Cosa succederebbe se un giorno – speriamo di no – le campagne allarmistiche del governo diventassero realtà e Israele fosse davvero costretto ad affrontare una minaccia reale, con migliaia di ebrei in fuga dal paese? Cosa diremmo al mondo se ci chiudesse le porte in faccia come noi oggi le chiudiamo in faccia ai migranti africani, molti dei quali rischiano la vita? Per quanto tempo ancora ripeteremo la perversa litania secondo cui “la situazione di Israele è diversa”? 
Sia chiaro, la soluzione non è spalancare i cancelli a tutti quelli che chiedono di poter entrare nel territorio di Israele. Nessun paese ha un obbligo del genere.Ma l’afflusso di rifugiati dev’essere regolamentato, e i migranti già arrivati devono essere classificati i n base ai pericoli che correrebbero se li rispedissimo da dove sono venuti. Quelli che hanno diritto a restare devono essere assistiti.
La violenza e l’odio non risolveranno nulla, bisogna dare agli immigrati la possibilità di vivere dignitosamente. Contrariamente a quanto pensano molti israeliani, i migranti non sono davvero un pericolo. Il vero pericolo viene dal modo in cui sono trattati.

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