I diamanti di sangue di Israele finanziano l'Occupazione


AIC Alternative Information Center
31.05.2012

I diamanti di sangue di Israele: perché certificatori e  società civile permettono il libero accesso?
di Sean Clinton

Dato che i membri del sistema di certificazione internazionale dei diamanti, noto come il Processo Kimberley (KP), si preparano per il convegno di Washington D.C. del 4 luglio, la probabilità che giungano a un accordo sulla fine del commercio di tutti i diamanti di sangue sembra più tetra che mai.
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Lo scorso novembre, il Partnership Africa Canada (PAC), membro della Coalizione della Società Civile del Processo Kimberley (KPCSC) , ha diramato un comunicato che afferma, “Garantiamo il nostro totale impegno  nel KP subordinandolo all’adozione di riforme sostanziali e autonome, come quelle qui elencate.”

Pulire l’immagine di un’industria sporca

Una delle riforme elencate è stato l’inserimento dell’industria del taglio e della lucidatura del diamante che, al momento, si sottrae agli standard dei diritti umani applicati ai diamanti grezzi: “L’esclusione dell’industria del taglio e della lucidatura del diamante dal Sistema del Processo Kimberley (KP) crea un vuoto tra la produzione,  il sistema della commercializzazione, i dettaglianti e i consumatori. Fintanto che l’industria del taglio e della lucidatura non sarà inclusa nella lacuna del KPCS, la Coalizione della Società Civile si darà da fare per informare dettaglianti e consumatori che non si può fare alcun affidamento  sul sistema di certificazione del KP.”

Prove fornite al Tribunale Russell sulla Palestina nel 2010 hanno segnalato che l’industria israeliana del diamante genera oltre 1 miliardo di dollari all’anno di finanziamenti per il settore israeliano dell’esercito/sicurezza. Nonostante il fatto che il ricavo dall’industria del diamante in Israele sia una delle principali fonti di finanziamento per un programma di armamento nucleare, che a ragione è accusato di “ gravi crimini di guerra e violazioni del diritto umanitario, che possono essere ritenuti equivalenti a crimini contro l’umanità” dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, si autorizza che diamanti di sangue tagliati e lucidati si sottraggano agli standard dei diritti umani imposti dal Processo Kimberley ai diamanti grezzi.

Attivisti dei diritti umani, consumatori e gioiellieri pretendono che i diamanti di sangue siano banditi, ma gli interessi investiti nell’industria del diamante, che controllano il Processo di Kimberley, si rifiutano di ampliare la definizione di “diamante di conflitto”  per includere diamanti di sangue tagliati e lucidati.

Sembra che ora il Partnership Africa Canada abbia abbandonato la posizione di principio delineata lo scorso novembre e abbia avallata una proposta del presidente statunitense del KP, Gillian Milovanovic, che garantirà che il KP non abbia alcun impatto sul fine del tubo di alimentazione altamente lucrativo del taglio e della lucidatura del diamante, restando limitato ai soli diamanti grezzi. L’approvazione del PAC perpetuerà la farsa del KP che agevola il commercio di diamanti di sangue tagliati e lucidati che saranno venduti in tutto il mondo con l’etichetta esente-da-conflitti.

In un discorso fatto all’ annuale Congresso Mondiale del Diamante tenutosi a Vicenza, Italia, Alain Martin del PAC ha fatto una serie di osservazioni che sono completamente in disaccordo con la sua approvazione della proposta statunitense che consentirà di continuare senza ostacoli a praticare il commercio di diamanti di sangue tagliati e lucidati: “Per l’industria questo dovrebbe essere un gioco da ragazzi, non ci può essere alcun vantaggio a considerare in qualsiasi punto del processo di approvvigionamento del diamante un altro modo di fare violenza.”

Nonostante ciò, il PAC ha chiuso un occhio ed è rimasto in silenzio sul finanziamento dei crimini di guerra in Israele con i proventi tratti dall’industria del diamante.

La lampante ipocrisia della posizione del PAC sembra non essersi registrata con Mr. Martin, il quale, nel momento in cui si riferiva alla proposta statunitense, ha dichiarato, “E’  importante notare che un linguaggio di questo tipo, limita la sua portata solo agli abusi che sono stati commessi all’interno di una zona diamantifera e non cerca di usare il Processo Kimberley come una piattaforma per  commentare o sanzionare un paese per i timori relativi al suo più ampio record di diritti umani.”

Doppio standard sui diamanti di sangue.

Questo indica chiaramente che il PAC e gli altri membri della Coalizione della Società Civile del KP, il cui silenzio fino a oggi deve essere considerato come un avallo delle posizioni del PAC, sono disposti a ignorare le violazioni dei diritti umani finanziate dai diamanti da parte di stati membri del KP purché siano finanziate da diamanti tagliati, lavorati o presi al di fuori di una qualche arbitraria “zona diamantifera.”

L’insuccesso della Coalizione della Società Civile nella lotta e nel porre il rispetto dei diritti umani come preoccupazione prioritaria per coloro che traggono profitto dal commercio di diamanti di sangue tagliati e lavorati è dannoso e pericoloso, non solo per l’immagine del marchio dei diamanti e per l’industria gioielliera che dipende dalla disponibilità dei consumatori di pagare cifre esorbitanti per pezzi di carbonio lucidato, ma soprattutto per le vittime della violenza nei Territori Palestinesi Occupati  finanziata dai diamanti.

Il KPCSC dovrebbe ritirarsi dal Processo Kimberley se al convegno tra le commissioni del KP del 4 giugno a Washington non venisse raggiunto un accordo sostanziale sulle ragionevoli riforme che aveva proposto lo scorso novembre.

L’esclusione dei diamanti di sangue tagliati e lucidati dal sistema si fa beffe del Processo Kimberley. Il sostegno del KPCSC per il sistema continuerà a essere utilizzato dall’industria del diamante per promuovere l’impressione che il commercio dei diamanti di sangue rappresenti solo una frazione molto piccola del mercato globale – un’affermazione totalmente falsa e gravemente fuorviante, dato che il 50% dei diamanti venduti negli Stati Uniti proviene da Israele.

Sean Clinton è un membro della Campagna Irlandese di Solidarietà con la Palestina.

(tradotto da mariano mingarelli)

[Processo Kimberley – nel maggio 2000, nella capitale sudafricana dei diamanti, Kimberley, ci fu la prima trattativa tra i rappresentanti dei principali paesi che producono e commerciano diamanti, delle organizzazioni mondiali e dell’industria del diamante, insieme alle ONG impegnate nella campagna di mettere al bando i diamanti di conflitto. Essa prese il nome di Kimberley Process Certification Scheme, e  portò a un accordo sulla “tracciabilità” del percorso dei diamanti dalla miniera alla gioielleria - Il Sistema Internazionale di Certificazione del Processo Kimberley - che entrò ufficialmente in vigore nel luglio 2003.N.d.t.]

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