Il registro dei peccati di Moni Ovadia


di Daniela Burba

Il registro dei peccati di Moni Ovadia

di Daniela Burba
Una civiltà millenaria svincolata da delimitazioni statali e perennemente esule riscopre l’energia dell’interiorità spirituale attraverso i doni più grandi che Dio ha concesso all’uomo: il canto, la danza, la capacità di narrare.
Queste sono le premesse con cui nasce il chassidimo nel XVIII secolo in terra polacca (al tempo parte dell’Ucraina), di cui l’attore e cantante yiddish Moni Ovadia racconta e canta la forza culturale, etica e spirituale. Il suo successo e radicamento successivo in gran parte dell’ebraismo europeo è dovuto proprio alla rilettura mistica della tradizione talmudica che induce l’individuo all’abbandono del rigorismo delle norme, alla glorificazione dell’uomo fragile, ad una permanente celebrazione della vita e del prossimo, in un momento in cui la religione attraversava un periodo di tragiche persecuzioni e di grave insicurezza spirituale. È un modo diverso di affrontare l’esistenza: senza patria, senza alcuna burocrazia od ordine statale ma con un intenso senso di appartenenza ad una patria comune, che è il mondo intero, il chassid  è colui che ha interiorizzato fortemente l’altruismo più puro e un senso incrollabile della dignità, che si aliena completamente dall’attuale realtà materialista e che sa trovare la fede passando attraverso l’ateismo.
Un Dio che canta e ride
La potenza espressiva di Ovadia ci immerge in questo universo interiore, a cui il meccanicismo contemporaneo lascia lo spazio che trova, tramite lo strumento logicamente evoluto dall’atteggiamento chassidico: l’umorismo. L’insegnamento divino si nasconde nel saper fare dello spirito. Ed è paradossalmente il popolo più perseguitato nella storia che ci dà una lezione così preziosa. Nell’umorismo tra pari, nel ridere dei propri difetti e nella serenità dei rapporti verso il prossimo scorgiamo quella luce espressione di un profondo senso di dignità, di rispetto per la vita e di repulsione della violenza. La capacità di far ridere ha la forza di smuovere l’emotività dell’interlocutore, risvegliare la conoscenza e disarmare il tiranno. L’Antico Testamento è la prima fonte di questo spirito scoppiettante, nonostante lo si sia sempre letto con una visione seriosa e dogmatica. Ma Dio è sicuramente un’entità spiritosa. Come avrebbe altrimenti potuto creare un mondo simile?
Isacco in ebraico significa riderà. E questo perché secondo le scritture Abramo accolse l’annunciazione della sua nascita con una sonora risata (chiaro, come si può prendere seriamente la notizia che ti nascerà un figlio all’età di 103 anni??)! Perché, non inganniamoci, la religione che interessa a Dio è questa, non la ritualità talvolta ipocrita che può fuorviare; abbiamo il compito di celebrare insieme non l’entità divina in sé, ma ciò che di più vero ci ha donato: la vita.

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