Israele arma i ribelli siriani , abbattuto aereo turco, la Cia arma i ribelli: aggiornamento

1 )08:56 - I gruppi armati siriani anti-Assad a Homs hanno ricevuto missili israeliani di ultima generazione utili "contro i carri armati T-72" in dotazione all'esercito siriano: lo rivelano fonti bene informate in Siria. Intanto sale la tensione tra il regime di Damasco e la Turchia dopo l'abbattimento di un aereo di Ankara. I piloti del velivolo non sono ancora stati trovati.08:56 - Israele Arma I Ribelli Siriani
Siria: missili anti-tank di Israele a ribelli
Assad ha formato nuovo governo in Siria, oggi 15 civili uccisi


2    Aereo turco abbattuto dalla Siria     

Erdogan: "Prenderemo misure"

Si alzano venti di guerra sullo sfondo della perdurante crisi siriana. Nei cieli del Mediterraneo orientale Damasco ha abbattuto un caccia turco con a bordo due piloti.

Secondo fonti di stampa vicine all’Iran il velivolo è stato abbattuto dalla contraerea di Damasco perché aveva «violato lo spazio aereo siriano». Ma, in serata, l’ufficio del premier turco Tayyip Erdogan ha fatto sapere che «è chiaro che la Siria ha abbattuto» l’aereo e che «una volta chiariti i dettagli di quanto accaduto saranno prese tutte le misure necessarie».

Fonti governative turche non hanno escluso che nel caso possa essere coinvolta la Nato, sulla base del principio del Patto Atlantico che considera l’attacco contro un qualsiasi Stato membro alla stregua di un attacco contro tutti gli altri, legittimandoli a un eventuale intervento. Venerdì sera, al termine di una riunione d’emergenza con i ministri competenti e i vertici militari, il prenier turco, Recep Tayyp Erdogan, aveva assicurato che «la Turchia annuncerà la propria posizione dopo che l’incidente sarà stato completamente chiarito, e compirà con determinazione tutti i passi necessari». «Dopo avere valutato i dati raccolti e le informazioni ottenute da tutte le istituzioni a riguardo e nell’ambito delle operazioni di ricerca e di salvataggio, - ha precisato il comunicato dell’ufficio di Erdogan - abbiamo capito che il nostro aereo è stato abbattuto dalla Siria». Erdogan, in conferenza stampa, aveva detto di non avere ancora informazioni certe sull’accaduto e che navi ed elicotteri turchi erano impegnati nelle ricerche dei piloti e dell’aereo.

Il presidente turco, Abdullah Gul, ha avvertito che l’abbattimento del caccia-bombardiere F-4 di Ankara da parte siriana non potrà essere ignorato e per questo saranno prese le misure opportune. «Non è possibile fare finta di niente di fronte a un fatto del genere, e quindi si farà qualunque cosa sia necessaria», ha affermato Gul che non ha escluso che il velivolo avesse sconfinato nello spaio aereo siriano. A questo riguardo, il presidente turco ha spiegato che sarà un’inchiesta ad accertare dove si trovasse il jet al momento dell’abbattimento.«Per i caccia», ha osservato il capo dello Stato, «è di routine volare talvolta dentro e fuori dai confini nazionali, se si considera quanto velocemente procedono sul mare. Si tratta di eventi che non nascondono cattive intenzioni ma che succedono proprio a causa della velocità degli aerei». Gul ha quindi riferito che contatti telefonici sono stati allacciati con le autorità siriane, malgrado già dallo scorso marzo, a un anno dall’inizio dell’insurrezione popolare contro il regime di Bashar al-Assad, Ankara avesse ritirato il personale dalla propria ambasciata a Damasco, ed espulso i diplomatici del Paese arabo.

La crisi s'infiamma mentre nella Siria scossa da oltre 15 mesi di repressione delle proteste e dei conseguenti scontri tra governativi e ribelli sono state uccise ieri circa 50 persone, tra cui si contano una trentina di civili e oltre venti membri delle milizie irregolari lealiste. Intanto da Ginevra, dall’attesa conferenza stampa congiunta dell’inviato Onu, Kofi Annan, e del comandante della missione di osservatori delle Nazioni Unite in Siria (Unsmis), il generale Robert Mood, è giunto ben poco: Annan è tornato a invitare la comunità internazionale a aumentare la pressione su Damasco. Ha poi anticipato che il 30 giugno prossimo si potrebbe tenere a Ginevra una riunione a livello ministeriale tra i rappresentanti dei cinque Paesi membri del Consiglio di sicurezza Onu (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia) e di quei Paesi che «hanno un’influenza sull’una o l’altra parte» in Siria, tra cui l’Iran. «Stiamo ancora discutendo la composizione ed altri aspetti dell’incontro, ma ho detto chiaramente di credere che l’Iran dovrebbe fare parte della soluzione», ha detto. Mood, dal canto suo, si è detto «per nulla convinto che aumentare il numero di osservatori o decidere di armarli possa migliorare la situazione».


3  Siria, la Cia arma e seleziona i ribelli   Gli Stati Uniti armano i ribelli in Siria. Non è un novità, ma quando lo scrive il New York Times fa sempre un certo effetto. Secondo il più importante quotidiano Usa, un gruppo di agenti della Cia, l’intelligence degli Stati Uniti, si trova nella Turchia meridionale, sul confine con la Siria, e partecipa alla consegna di armi ad alcuni gruppi di opposizione al regime di Bashar al-Assad.l New York Times cita funzionari statunitensi e fonti di servizi di intelligence arabi. In particolare, secondo le fonti, gli uomini inviati dagli Stati Uniti partecipano alla scelta dei gruppi a cui consegnare le armi e operano per evitare che finiscano in mano a combattenti vicini ad al-Qaeda o ad altri gruppi terroristici.

Gli Stati Uniti non forniscono direttamente le armi, il cui acquisto è invece finanziato da Turchia, Arabia Saudita e Qatar. Si tratta in gran parte di fucili automatici, lanciarazzi, munizioni e un certo numero di armi anticarro, fatte entrare in Siria attraverso il confine turco e consegnate ai combattenti da intermediari, come i Fratelli Musulmani locali. L’obiettivo degli Stati Uniti non e’ solo quello di armare un gruppo selezionato di combattenti, ma anche di raccogliere informazioni sulla galassia piuttosto ambigua e mutevole dell’opposizione siriana.
Secondo le fonti del New York Times, l’amministrazione Usa sta anche valutando l’ipotesi di fornire ai ribelli strumenti tecnologici per fronteggiare il regime, come sistemi satellitari in grado di fornire informazioni sulla posizione delle truppe governative. In aggiunta, Washington considera l’ipotesi di contribuire alla formazione di un servizio di intelligence degli oppositori. Si tratta, hanno precisato le fonti, di ipotesi che per il momento sono in fase di studio e sulle quali non e’ stata presa una decisione.




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