Le donne di Homs formano un commando armato


Londra. Un gruppo di donne della città di Homs ha annunciato la costituzione del commando “Banat al-Walid”, la prima organizzazione femminile armata contro il regime siriano.
In un video pubblicato su Internet, una portavoce spiega che “la missione del commando è aiutare feriti e rifugiati, addestrare le donne all’uso di diverse armi per difendersi dalle aggressioni delle bande di Assad, monitorare e denunciare pubblicamente i crimini commessi dal regime”. Tra le ragioni che hanno condotto alla formazione del commando, vengono citati “i delitti contro il popolo siriano, e le donne in particolare, il trasferimento forzato di civili inermi, gli attacchi continui da parte della Shabiha, di mercenari iraniani e di elementi di Hezbollah, nonostante la presenza di osservatori internazionali”. Il commando, inoltre, “non appartiene a nessuna organizzazione o gruppo militante”.
Il nuovo commando sarebbe composto da dottoresse e infermiere che lavorano negli ospedali da campo di Homs e non intendono abbandonare i quartieri sotto assedio. A quanto pare, le donne sono attive quanto gli uomini nel prestare aiuto e soccorso ma sono maggiormente esposte al rischio di rapimento e detenzione, senza contare i casi di stupro e omicidio.
Per il loro video su YouTube, le attiviste hanno cercato un titolo in grado di “sfidare e umiliare quegli uomini che sono rimasti in silenzio davanti ai crimini del regime”. E così hanno scelto questo: “Tagliatevi pure i baffi, ad Homs si è formato il commando Banat al-Walid”, a significare che le donne possono difendersi da sole.Il nuovo commando sarebbe composto da dottoresse e infermiere che lavorano negli ospedali da campo di Homs e non intendono abbandonare i quartieri sotto assedio. A quanto pare, le donne sono attive quanto gli uomini nel prestare aiuto e soccorso ma sono maggiormente esposte al rischio di rapimento e detenzione, senza contare i casi di stupro e omicidio.
In un report di questa settimana, Human Rights Watch ha confermato che “le forze governative hanno usato lo stupro e altre violenze sessuali contro uomini, donne e bambini nel corso della rivoluzione siriana”. Tra le vittime di abusi di cui l’organizzazione è a conoscenza, ci sono operatori sanitari, ex detenuti, disertori dell’esercito e attivisti per i diritti delle donne. Secondo Sarah Leah Whitson, direttore di Human Rights Watch per il Medio Oriente, aggressioni di questo tipo non sono limitate ai centri di detenzione, ma avvengono anche durante le incursioni in casa ai danni di donne e ragazze.

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