Michael Warschawski :Israele dichiara aperta la stagione della caccia ai rifugiati africani


Gli ebrei dovrebbero sapere cosa significa essere rifugiati. Nel corso dei secoli, sono stati espulsi dai loro paesi natali, sia a seguito di repressioni e massacri, sia a causa della fame e della povertà. Nell'ideologia cristiana antisemita, fino alla fine della seconda guerra mondiale, l'Ebreo è stato descritto come l'uomo nero della bianca Europa. In seguito è stato integrato nella “civiltà” cristiana, lasciando il posto di oppresso a musulmani e rom.

Il ministro degli Interni Eli Yishai, la cui famiglia proviene dalla Tunisia, ha stanziato un budget per la creazione di un campo di concentramento per i rifugiati africani in Israele (Foto: sito della Knesset)
Quando sono migrati in Palestina, gli ebrei europei hanno smesso di essere gli uomini neri dell'occidente, e sono diventati i bianchi d'Oriente. In quanti tali, ora sentono il bisogno di proteggersi dai neri e dall'immigrazione nera. E per realizzare questo, ogni mezzo è lecito.
"La maggior parte delle persone che arrivano qui sono musulmani che pensano che il paese non appartenga a noi, all'uomo bianco" ha dichiarato il ministro degli Interni Eli Yishai, che a quanto pare ha dimenticato che la sua famiglia non è arrivata in Israele dall'Europa ma da un paese arabo dell'Africa (la Tunisia). Ha anche dimenticato che il suo partito - Shas - è stato creato perché gli ebrei ortodossi non europei erano stati etichettati come "neri" dai loro "fratelli" europei. Eli Yishai, dipingiti come meglio credi, ma rimarrai un nero negli occhi di coloro che tu tenti di imitare!
Eli Yishai, tuttavia, non è un semplice cittadino, ma è il ministro degli Interni, e la sua filosofia razzista si traduce in politica statale. Nelle sue proposte relative ai rifugiati africani, è entrato in competizione con tanti altri politici razzisti, che propongono provvedimenti che ricordano i giorni più bui della storia ebraica moderna. Ad esempio, il membro della Knesset Aryeh Eldad, consiglia semplicemente di sparare su qualsiasi "infiltrato che attraversi i confini [di Israele], piuttosto che solo a coloro che sono sospettati di essere armati".
Il ministro degli Interni non raggiunge questi livelli, e promette di aprire un campo di concentramento (con un budget 167 milioni di dollari, già approvato) in grado di ospitare decine di migliaia di "infiltrati", e di imprigionare per tre anni ogni africano entrato illegalmente in Israele.
L'uso del termine "infiltrato" invece di rifugiato, non è casuale: nella memoria collettiva israeliana, "infiltrato" era il nome dato ai gruppi armati palestinesi che attraversavano le frontiere. Utilizzando questo concetto, il governo sta trasformando la questione umanitaria dei rifugiati in una minaccia alla sicurezza nazionale. Ed infatti, è Yishai a fare questo collegamento: "Gli infiltrati, assieme ai palestinesi ci porteranno velocemente alla fine del sogno sionista".
Il sogno sionista di Yishai è il nostro incubo: uno stato etnico in cui ogni “straniero”, tra cui è inclusa anche la popolazione palestinese indigena, vene percepito e trattato come una minaccia all'esistenza.
"Il problema degli infiltrati deve essere risolto e lo risolveremo" ha dichiarato il primo ministro Benjamin Netanyahu dopo gli scontri razzisti avvenuti due settimane fa nei quartieri a sud di Tel Aviv. In questa dichiarazione, il primo ministro ha utilizzato la parola ebraica lehipater, che deriva dalla stessa radice di pitaron (soluzione) – lo stesso identico concetto usato dai nazisti nella Soluzione Finale della questione ebraica. Non ha detto se la soluzione verrà attuata tramite le uccisioni come suggerito da Aryeh Eldad o con i campi di concentramento di Eli Yishai. In entrambi i casi, è uno sputo in faccia ai nostri nonni, che sono stati vittime di entrambi.
Michael Warschawski
veterano nell'attivismo israeliano anti-coloniale, scrittore, giornalista
e co-fondatore dell'Alternative Information Center
 (AIC)

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