Violenza dei coloni: gennaio – aprile 2012


di Ahmad Jaradat ed Emma Mancini 
Nei primi quattro mesi del 2012, rispetto allo scorso anno la violenza dei coloni contro i residenti palestinesi è aumentata drasticamente. 
Negli ultimi mesi, le comunità palestinesi del nord e del sud della West Bank si sono trovate ad affrontare attacchi quotidiani dovuti all’aggressione di coloni che molto spesso sono favoriti dall’esercito israeliano.
                      

Con il consentire e l’incoraggiare la violenza dei coloni, l’autorità israeliana è in grado di costringere in modo efficace le famiglie palestinesi ad abbandonare le case e i terreni agricoli di loro proprietà, favorendo così l’annessione del territorio per un’ulteriore espansione delle colonie. La prova della stretta collaborazione tra coloni e governo sta nel ruolo dei soldati israeliani; in tutti i casi, invece di porre fine alla violenza dei coloni, le truppe attaccano residenti, contadini e pastori palestinesi, che cercano di difendere la loro terra. 
La strategia che sta dietro a questo tipo di aggressione è quella di sradicare le comunità palestinesi della West Bank, tanto da poter incorporare quanta più terra possibile nelle colonie e nello Stato di Israele. 
Regione di Hebron e del Sud della West Bank 
Nel pomeriggio del 1° gennaio, coloni provenienti da Ramot Yashai, posto al centro di Hebron, hanno aggredito due bambini: il 12 enne Ibrahim Mohammed Abu Aysha e l’11 enne Walid Mohammed Abu Aysha.
Il padre ha dichiarato: “Un gruppo di giovani coloni ha cominciato a picchiare i miei figli in strada. Sono accorso per proteggerli e ho visto un colono puntare un coltello contro Ibrahim, l’ho supplicato e lui si è fermato. Tutto questo è successo sotto lo sguardo vigile dei soldati israeliani che se ne stavano al vicino checkpoint.” 
Il 13 gennaio, alle 3 del mattino, circa 200 coloni sono entrati nell’estremità occidentale di Hebron (H1) che è sotto il controllo dell’Autorità Palestinese. Essi prendevano parte ad un giro per le strade della città avente come fine la provocazione. 
Il 14 gennaio, a mezzogiorno, coloni provenienti dall’avamposto di Beit Hadassa, nel centro di Hebron, hanno lanciato pietre ai pedoni che si trovavano in Shuhada Street (Strada dei Martiri). Quando i residenti hanno cercato di affrontare i coloni, sono arrivati i soldati israeliani e, invece di interrompere l’aggressione dei coloni, hanno ordinato ai residenti di andarsene. Secondo testimoni oculari, i coloni hanno continuato con le loro violenze sotto gli occhi dei soldati israeliani. 
Il 15 gennaio, coloni dell’avamposto di Ramot Yashai nel centro di Hebron, hanno appiccato il fuoco a una berlina Subaru di proprietà del palestinese di nome Hana Abu Haikai. Costui, che risiede all’interno dei confini dell’avamposto, deve far fronte quotidianamente ad aggressioni da parte dei coloni e si è esposto personalmente prendendo parte a manifestazioni di protesta: quattro mesi fa ha piantato sul posto una tenda. 
Il 2 febbraio, per la seconda volta nelle ultime due settimane, più di cento coloni provenienti da Kfar Etzion e dagli insediamenti circostanti sono giunti in zona e hanno preso parte a diverse marce e giri provocatori all’interno del villaggio di Beit Ummar, nella parte settentrionale del distretto di Hebron. I coloni sono giunti nel pomeriggio e hanno marciato entro la città e in altri piccoli villaggi dei dintorni (Jabal Al-Qarn, Khirbit Marina e Biat Za’ta). 
Il 3 febbraio, i coloni di Ma’on, nelle colline a sud di Hebron, hanno portato sei case mobili (roulotte) in un posto prossimo alla colonia chiamata Omm Al-Shoqman. Secondo i residenti, sembra che vogliano costruire un nuovo avamposto. I terreni sono di proprietà di famiglie del villaggio di Al-Birka. Secondo i comitati popolari di stanza nella zona, si sono radunati circa 200 coloni e hanno fatto una marcia provocatoria nel villaggio. 
Il 7 febbraio, coloni provenienti dall’insediamento di Karmel Tzur, posto a sud di Beit Omar, hanno messo sei case mobili (roulotte) su di un terreno sito a nord della colonia. Questa terra appartiene al residente Mohammed Motlaq Al-Za’aqeeq. Lo stesso giorno, altri coloni provenienti dallo stesso insediamento hanno sradicato 25 ulivi che erano stati piantati di recente nell’area. Secondo il Comitato Popolare Contro le Colonie e il Muro di Separazione, che ha sede nella città, questo fatto è avvenuto sotto il controllo di soldati che avevano il compito di proteggere i coloni. 
Il 10 febbraio, circa un centinaio di coloni hanno utilizzato dei bulldozer per distruggere 90 dunam di terreno (1 dunam= 1 kmq) nelle Colline a Sud di Hebron. La terra appartiene alle famiglie Abu Dayya e Abu Aram del villaggio di Al-Kharouba ed è prossima alla colonia di Ma’on. Secondo fonti locali del villaggio, questa nuova aggressione ha lo scopo di ampliare la colonia. 
L’11 febbraio, un centinaio di coloni provenienti dagli insediamenti di Kiryat Arba e Giv’at Kharsina hanno piantato degli alberi ad occidente del villaggio di Al-Iddaisa, nella zona orientale del distretto. La terra appartiene alla famiglia Al-Ashhab che risiede nella città. I coloni hanno piantato gli alberi sotto la sorveglianza dell’esercito israeliano. Inoltre, hanno issato la bandiera israeliana sul terreno e vi hanno portato diversi serbatoi di acqua. Secondo il Land Research Center di Hebron questa superficie di terra è sita ad est delle due colonie e sembra che la vogliano confiscare. 
La sera del 12 febbraio, coloni provenienti da Kiryat Arba, ad est di Hebron, hanno mandato in frantumi i finestrini dell’auto di Hamsaha Takrouree. Questi ha raccontato: “Mentre stavo guidando la mia auto all’estremità occidentale della colonia, tre coloni hanno lanciato pietre con le quali hanno distrutto completamente due finestrini. Colto completamente di sorpresa, sono svenuto; di conseguenza sono stato trasportato in un pronto soccorso della città.” 
Il pomeriggio del 25 febbraio, Ali Ahmed Ikhalial, un giovane di 25 anni di Beit Ommar, è stato ferito dall’auto di un colono che l’ha investito sulla strada principale, nella zona orientale della città. E’ stato trasportato nell’ ospedale di Hebron: gli esami clinici hanno rilevato che ha subito lesioni non gravi alla mano destra. Il colono responsabile dell’incidente si è dato alla fuga. 
Il 9 marzo, coloni provenienti dall’avamposto di Beit Hadassa nel centro di Hebron hanno attaccato con pietre dei palestinesi proprio in prossimità della via principale. Sono stati aggrediti pure degli attivisti internazionali. Secondo testimoni oculari, tre internazionali sono stati malmenati dai coloni. I soldati israeliani della vicina stazione militare hanno assistito all’incidente, ma non hanno fermato i coloni. Il giorno dopo, coloni giunti dallo stesso avamposto hanno lanciato pietre a acqua putrida sulle auto che passavano. 
L’11 marzo, quattro giovani coloni di Kiryat Arba, sita ad est di Hebron, hanno cercato di impadronirsi di un cavallo che apparteneva a un palestinese di nome Ishaq Izzat Jabber. Questi ha riferito ad AIC: “La mattina, quattro coloni giunti da Kiryat Arba, che si trova a est di casa mia, mi hanno portato via il cavallo che stava di fronte a casa mia. Quando la mia famiglia ed io ci siamo resi conto di quel che stava succedendo, li abbiamo rincorsi ed è scoppiata una rissa tra noi. Siamo riusciti a riprendere il cavallo. Quando sono giunti i soldati israeliani, invece di bloccare i coloni, hanno arrestato me, mio figlio Izzat di 16 anni e il mio parente Nmer Ghaleb Jabber, di 20. Ci hanno portati tutti alla base militare di Atzion e hanno rilasciato mio figlio e Ghaleb solo dopo averli costretti a pagare 500 NIS. Io sono stato mandato nella prigione di Ofer, a ovest di Ramallah, da dove sono stato rilasciato. Loro hanno sostenuto che eravamo stati noi ad attaccare i coloni.” 
La mattina del 12 marzo, un gruppo di coloni provenienti dall’insediamento di Beit Ayin, appena a nord della cittadina di Beit Omar, ha tagliato e danneggiato 15 ulivi e 30 vigneti appartenenti a Hamamd Abed El-Hameed Sulaibi e che si trovano nel Wadi Al-Reesh. Di tanto in tanto questa zona è presa di mira da parte dei coloni che sostengono che il terreno appartiene all’insediamento. Sia gli agricoltori che i residenti di questa zona vengono aggrediti dai coloni con una certa frequenza.
 La mattina del 4 aprile, mentre i contadini del villaggio di Bani Na’em nella zona orientale del distretto di Hebron stavano lavorando la loro terra vicino all’insediamento di Pnei Hever, un gruppo di coloni ha tentato di costringere gli agricoltori a lasciare la terra. I coloni dicevano agli agricoltori che quei terreni facevano parte dell’insediamento. I contadini si sono rifiutati di andarsene e hanno continuato a lavorare. Poco dopo, diversi coloni armati hanno aperto il fuoco e lanciato pietre contro gli agricoltori, danneggiando le ruote di una macchina e di un trattore agricolo. Il sindaco del villaggio, Radwan Manasreh, ha riferito che il comune ha instaurato un collegamento con l’Amministrazione Civile Israeliana, tramite la Croce Rossa e l’Ufficio di Collegamento Civile Palestinese, per permettere ai contadini di lavorare la propria terra. Gli agricoltori hanno ottenuto da parte israeliana il necessario permesso; tuttavia, i coloni hanno continuato le loro aggressioni nei confronti dei contadini, e i soldati israeliani se ne stanno seduti pigramente mentre si svolgono gli incidenti. 
Il 4 aprile, cinque coloni dell’avamposto di Ramot Yashai nel centro di Hebron hanno lanciato pietre contro le case di diversi palestinesi residenti a Tel Romaina. Inoltre, hanno distrutto le seggiole e bruciato la tenda di un palestinese di nome Hana Abu Haikal messa per protestare contro il protrarsi delle aggressioni dei coloni alle case dei residenti. 
Il 13 aprile, un gruppo di coloni dell’insediamento di Ma’on, nelle Colline a Sud di Hebron, ha tagliato 20 ulivi nella zona di Al-Kharouba. Secondo il Coordinatore locale del Comitato Popolare Contro le Colonie e il Muro, Rateb Al-Jobour: “gli alberi erano di proprietà dell’agricoltore Jebrel Mousa Khaleel. I coloni hanno costretto contadini e pastori a lasciare la zona.” Ha aggiunto che l’episodio si è svolto sotto la sorveglianza dei soldati israeliani che non hanno fatto nulla per impedirlo. 
Il 14 aprile, circa dieci coloni provenienti da Kiryat Arba, ad est di Hebron, hanno aggredito il contadino Shaker Al-Zaro e il figlio Mohannad. Hanno lanciato loro delle pietre mentre questi stavano lavorando la loro terra situata ad ovest della colonia. Secondo Shaker, hanno divelto pure 10 ulivi che erano stati piantati da poco. 
Nel pomeriggio del18 aprile, nei pressi di Khallet Hadoor, cinque coloni provenienti dall’insediamento di Gi’at Kharsina hanno fatto irruzione nella casa del 41 enne Marwan Farahat Borqan. Lo hanno picchiato tanto che ha dovuto essere portato all’ospedale di Hebron a causa delle contusioni in diverse parti del corpo. I coloni hanno pure rovinato alcuni mobili della casa. 
Regione di Nablus e del nord della West Bank 
Il 5 gennaio, a mezzanotte, più di 200 coloni sono entrati nella cittadina di Salfeet, poco più a nord di Ramallah. I coloni si recano solitamente in un luogo specifico che considerano un luogo santo per gli ebrei. Sono arrivati protetti dall’esercito e dopo che era stata chiusa la strada principale. Con gli altoparlanti hanno scandito alcuni slogan razzisti contro gli arabi. Molti degli abitanti non sono stati in grado di dormire per tutta la nottata a causa del trambusto provocato dai coloni. 
Nel pomeriggio del 7 gennaio, più di 20 coloni provenienti dall’insediamento di Bracha nella parte meridionale del distretto di Nablus, hanno assalito il villaggio di Boreen. Hanno lanciato pietre e bottiglie vuote nelle case situate nella zona nord del villaggio. I residenti hanno cercato di affrontare i coloni e ne sono nati degli scontri. I soldati hanno sparato gas lacrimogeni e bombe sonore ai residenti. Tre di loro sono svenuti. Sono stati fracassati i vetri di due finestre della casa di Basheer Al-Zaben. 
Il 14 gennaio, coloni del vicino insediamento di Tofoh a sud del distretto di Nablus hanno sradicato più di 100 ulivi in una zona chiamata Alteen Al Shami, che appartiene ai villaggi di Yasouf e Jama’een. Lo stesso giorno, altri coloni provenienti da Yitzhar hanno lanciato pietre contro due auto di palestinesi che transitavano sulla via principale prossima alla colonia. Le auto sono di proprietà di Abed El-Rahman Mohammed e Hassan Wasef Asayra. 
Il 3 febbraio, un pastore ventenne di Tubas è stato ferito al capo e sul volto da un gruppo di coloni di Mechola che gli hanno lanciato pietre e lo hanno picchiato mentre stava pascolando le capre in un suo campo vicino alla colonia. Daraghmeh è stato trasportato all’ospedale di Jenin e il suo caso è stato definito di lieve entità 
Il 5 febbraio, nove coloni di Talmon, nella parte occidentale del distretto di Ramallah, hanno assalito ed hanno fatto irruzione nella casa di Ismael Mathlom del villaggio di Al-Janieh. Secondo Mathlom, “ nel bel mezzo della notte nove coloni armati hanno lanciato pietre contro casa mia e poi hanno fatto irruzione al suo interno. Mi hanno rovinato le ruote dell’auto e sulle pareti della casa hanno tracciato slogan contro il profeta Mohammed. Prima di andarsene ci hanno minacciato. ‘Aspettateci, che ritorneremo’.” 
Il 6 febbraio, decine di coloni provenienti dall’insediamento di Kedumim, situato nel distretto di Qalqiliya, si sono addentrati nei terreni vicini alla colonia e hanno cominciato a spianarli ed a danneggiare gli alberi. La terra appartiene a molti contadini del villaggio di Kofor Kaddom. I coloni hanno commesso il fatto con la protezione dell’esercito israeliano. Gli agricoltori si sono radunati sui terreni e sono scoppiati scontri fisici tra loro e i coloni. I soldati hanno cercato di fermare i palestinesi sparando loro gas lacrimogeni. Diversi residenti sono svenuti ed altri sono stati feriti quando i soldati li hanno colpiti con il calcio dei fucili. 
Il 6 febbraio, coloni provenienti da Shilo hanno sradicato circa 200 ulivi che erano stati piantati di recente. Il luogo si chiama Al-Sarrarah. Secondo fonti locali, l’aggressione dei coloni ha avuto luogo nel bel mezzo della giornata ed è stato diretto da un uomo della sicurezza, di nome Moshko, un colono ben noto tra gli agricoltori del villaggio. 
Il 7 febbraio, a metà nottata, cinque coloni sono entrati nel villaggio di Alloban Al-Sharqiyya, a sud di Nablus, e hanno scritto in ebraico sui muri slogan razzisti: “Mohammad maiale”, “Pagate il prezzo” e “Morte agli arabi.” Quando i residenti li hanno scoperti, sono esplosi scontri con lancio di pietre e uno dei coloni ha puntato la pistola contro i palestinesi. Questi si sono dati alla fuga e i coloni se ne sono andati dal villaggio. 
La mattina del 16 febbraio, nel villaggio di Nabi Elyas, ad est di Qalqiliya, sono entrati dei coloni ed hanno scritto sui muri slogan razzisti contro gli arabi: “Pagate il prezzo” e “Morte agli arabi”. Hanno pure incendiato l’auto di Rafeed Hannon, che era parcheggiata davanti a casa. 
Il 6 marzo, Ameer Jum’a del villaggio di Qarawat Bani Zaid, a nord di Ramallah, è stato ferito da pietre lanciate da un gruppo di coloni mentre stava lavorando il suo campo. Questi hanno aperto il fuoco e sono fuggiti via. Ameer è stato trasportato al locale pronto soccorso del villaggio, per le ferite riportate alla schiena e sul volto. 
Il 16 marzo, coloni giunti dall’avamposto di Yesh Kodish, nella zona meridionale del distretto di Nablus, hanno danneggiato circa 200 ulivi che erano di proprietà di diverse famiglie del vicino villaggio di Doma. Il luogo preso di mira si trova ad ovest del villaggio e appartiene ai residenti: Ali Abed Al-Hameed, Hasan Salawdeh, Zakariya Salawdeh e Abed – Elrazeq Dawabsheh. 
Nel pomeriggio del 20 marzo, decine di coloni si sono portati nell’area del Wadi al-Maleh e hanno aggredito i pastori nei campi. Secondo le fonti locali del Consiglio Locale, i coloni sono arrivati dall’insediamento di Maskiyot. Aggressioni di questo tipo contro contadini e pastori sono abbastanza frequenti nell’area.
Nel pomeriggio del 24 marzo, Hassan Mo’tan, un 40 enne del villaggio di Borqa, a nord-est di Ramallah, è stato colpito all’addome da una pallottola sparata da un colono. Il fatto si è verificato quando una decina di coloni hanno fatto irruzione nel villaggio e ne sono derivate diverse liti tra i residenti e i coloni. Hassan è stato trasportato all’ospedale di Ramallah. 
Il 26 marzo, il 34 enne Iyman Loai del villaggio di Boreen, nella parte meridionale del distretto di Nablus, ha subito ferite al capo quando è stato aggredito da un colono di Yitzhar. Iyman è stato trasportato in città, all’ospedale Rafidya, e il suo caso è stato giudicato di lieve entità. 
Il 27 marzo, a mezzogiorno, quattro coloni di Rotem hanno assalito la tenda di Hani Foqaha nel villaggio di Jabarees. Secondo Hani, i coloni sono entrati nella tenda e l’hanno picchiato. I coloni hanno danneggiato una parte dell’arredamento e hanno cercato di costringerlo ad andarsene di casa. Fonti del Centro Locale nel villaggio hanno riferito che le aggressioni dei contadini e dei pastori si ripetono di frequente, specialmente in vicinanza delle colonie. Il loro scopo è quello di impossessarsi di terreni per annetterli alla colonia, costringendo gli abitanti ad andarsene. In contemporanea, i coloni hanno spianato e rovinato un centinaio di dunam di terreni coltivati situati ad ovest dell’insediamento, che erano stati confiscati di recente. 
La mattina del 23 aprile, più di una ventina di coloni armati provenienti da Yitzhar, nel sud del distretto di Nablus, hanno assalito la scuola elementare maschile del villaggio di Oreef. Hanno lanciato pietre contro la scuola costringendo gli studenti a nascondersi nelle aule. I residenti del villaggio si sono radunati e hanno affrontato i coloni per cui ne sono venuti vari scontri fisici. Quando sono giunti i soldati israeliani, hanno sparato gas lacrimogeni contro i residenti palestinesi, invece di fermare l’aggressione dei coloni. Secondo le fonti locali del villaggio, la scuola è già stata presa di mira diverse volte dai coloni determinando un impatto profondamente negativo sugli studenti. 
Nella notte del 24 aprile, circa 1.200 coloni provenienti dalle colonie di tutta la West Bank sono entrati nella Tomba di Giuseppe a est di Nablus. I coloni sono penetrati nel sito con la protezione dell’esercito israeliano e in diversi casi hanno lanciato pietre alle case dei residenti nel campo profughi di Balata. Quando questi hanno tentato di opporvisi, i soldati israeliani hanno arrestato il 15 enne Mahmoud Raed Jee’an. La Tomba di Giuseppe è situata nell’Area A, secondo gli Accordi di Oslo tra Israele e l’Autorità Palestinese. I coloni non hanno alcun diritto giuridico di entrare nell’area, ma loro ogni settimana entrano e attaccano le case dei residenti palestinesi. Di frequente, l’esercito israeliano impone il coprifuoco e la chiusura dei vicini campi profughi di Balata e di Asker.
(tradotto da mariano mingarelli)

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