Affrontare il Rapporto Levy.di Adel Abderrahman



 21 giugno, la Commissione Levy ha presentato al Primo Ministro israeliano la sua relazione per quanto riguarda le colonie nei Territori Occupati nel 1967. Da allora, il rapporto è rimasto sulla scrivania di Netanyahu. Questo non perché Netanyahu l’abbia respinta insieme alle sue conclusioni. Sta solo aspettando il momento giusto per pubblicarlo e distribuirlo negli ambienti israeliani.
                           commissione levy copia

Il rapporto della Commissione Levy si adatta perfettamente alla visione di questo governo che rappresenta le bande dei coloni. Questo perché ha “legalizzato” l’insediamento coloniale nella West Bank palestinese e ha avallato l’affermazione che le colonie nella West Bank sono legali in quanto lo spostamento di cittadini ebrei all’interno della Giudea e Samaria (Nablus, Hebron e le altre città palestinesi, in particolare Gerusalemme Est) non è in conflitto con il diritto internazionale. Pertanto, non ci sono ostacoli di tipo giuridico alla legittimazione della stragrande maggioranza delle colonie, all’agevolazione dell’acquisto di terreni e all’offerta di un supporto organizzativo per gli ebrei nella “Bank palestinese” 
La reazione israeliana complessiva – in particolar modo da parte dei ministri più a destra nella coalizione di governo e dai partiti di governo – ha accolto favorevolmente e approvato le raccomandazioni di questa relazione criminale che sfida le risoluzioni e le leggi internazionali. In effetti, la parlamentare del Likud Hotovely ha comunicato di aver iniziato la raccolta di firme perché le raccomandazioni della relazione vengano ratificate come leggi da parte della Knesset più razzista nella storia di Israele. 
Allo stesso modo, il primo Ministro Netanyahu e numerosi ministri del governo di estrema destra, specialmente il leader di Shas, Eli Yishai, [il ministro degli esteri] Lieberman, ed altri membri del carrozzone di estrema destra – così come lo “Yesha Council” dei coloni, hanno tutti accolto con favore la relazione. Secondo Netanyahu il rapporto si “basa su dati di fatto”. Ha espresso la sua gratitudine e ammirazione per i membri della Commissione e per l’ex giudice della Corte Suprema, Edmond Levy. 
E la replica di Netanyahu non si è fermata a questo punto. Ha pure promesso di presentare il rapporto alla commissione ministeriale con l’incarico per le colonie (diretta dallo stesso Netanyahu) che ha costituito circa due mesi fa. Ha promesso di studiare il rapporto e di adottare le opportune decisioni. 
Nello stato di Apartheid israeliano, la relazione ha suscitato commenti da parte di un certo numero di giuristi che la ritengono in conflitto con il diritto internazionale. La professoressa Talia Shushan, esperta in diritto internazionale ed ex capo della Sezione Operazioni Speciali presso l’Ufficio del Procuratore d’Israele, che in precedenza aveva preparato una relazione per quanto riguarda le colonie e il loro status giuridico, nel 2005, durante il mandato del precedente Primo Ministro Ariel Sharon, ha affermato che <>. 
Shushan ha aggiunto che “nel 2005, il Tribunale Internazionale Dell’Aja ha sentenziato che le colonie nella West Bank sono illegittime e illegali. Questo non ha nulla a che fare con posizioni politiche e punti di vista.” Ha poi proseguito: “Dal momento che il giudice Levy è un ex giudice della Corte Suprema Israeliana, è tenuto a confrontarsi con il governo sulla base della realtà della situazione giuridica, che questo piaccia o meno al governo.” 
Da parte sua, l’esperto in diritto internazionale, David Kretzmer, ha dichiarato: “Se Israele non è una forza occupante deve rinunciare immediatamente alla proprietà di tutte le terre private sequestrate nel corso degli anni per uso militare, sottratte in base all’autorità di una forza di occupazione in un territorio occupato, e restituire le stesse ai loro precedenti proprietari”. Kretzmer ha aggiunto: “Non riesco a capire come qualcuno possa affermare che Israele non è una forza occupante nella West Bank dopo oltre quarant’anni di petizioni del governo alla Corte Suprema di Giustizia in quanto forza occupante in un territorio occupato”. 
Ciò mette in evidenza aspetti diversi della scena israeliana dopo la pubblicazione della relazione della Commissione Levy, che è in accordo con un governo di estrema destra e il modo di vedere dei coloni. Essa dimostra chiaramente che il governo di Netanyahu si sta movendo per estendere l’opzione degli insediamenti coloniali un passo alla volta. Dopo tutto, lala creazione del comitato di gabinetto che lui presiede, seguita dall’annuncio delle raccomandazioni della Commissione Levy e dei finanziamenti per la costruzione di migliaia di unità abitative nelle colonie a Gerusalemme Est, nella Valle del Giordano, a Bethlehem, Hebron, Nablus e in altre parti dei territori palestinesi, confermano che la coalizione di governo più razzista e fascista nella storia dello stato ebraico si dirige verso la liquidazione dei diritti nazionali palestinesi, eliminando in tal modo la possibilità stessa di una soluzione politica. Tutto ciò comporta la necessità che dirigenza palestinese dia una risposta diretta, chiara e forte alla relazione che è stata accolta con tanto entusiasmo dal capo del governo e dai coloni. 
A questo punto, non è sufficiente che il portavoce presidenziale, Nabil Abu Rudeina, rilasci una dichiarazione o che lo faccia il Comitato Centrale o Esecutivo dell’ OLP. Ciò che risulta necessario è un approccio totalmente diverso da quello che esiste oggi. Nell’ambito delle nostre capacità, dobbiamo ribaltare la situazione al governo di estrema destra. Nell’ottavo anniversario della sentenza della Corte Internazionale Dell’Aja contro le colonie, il Muro di separazione razzista e tutte le risoluzioni internazionali connesse alle violazioni israeliane del processo di pace, ci si deve darci da fare. 
Come è noto, nel 2004, la Corte Internazionale di Giustizia Dell’Aja ha emesso una sentenza che ha condannato in quanto illegale il Muro di Separazione, di annessione razzista e di espansione che Israele ha cominciato a costruire nel giugno 2002 durante il governo di Sharon. La sentenza ha, inoltre, ritenuto le attività di colonizzazione in tutte le loro forme illegali, illegittime e in violazione del diritto internazionale. Oltre a ciò, la nostra responsabilità nazionale ci impone di rivolgerci all’opinione pubblica internazionale, in particolar modo alle grandi potenze che si presume sponsorizzino il processo di pace nella regione, per invitarle non solo ad esprimere il loro biasimo e la condanna, ma anche imporre sanzioni politiche, economiche e di sicurezza nei confronti dell’occupazione e dell’aggressione dello stato israeliano, obbligandolo al rispetto dei requisiti di un processo politico. 
Dobbiamo pure fare uso del parere espresso da esperti giuridici britannici che hanno richiesto il boicottaggio finanziario e commerciale delle colonie nei Territori Palestinesi Occupati, come raccomandato dal parere giuridico che, secondo il quotidiano inglese The Indipendent, l’Università di Cambridge ha consegnato al governo britannico e ad altri governi europei. 
La dirigenza palestinese deve intensificare le richieste che vengano imposte allo stato di Apartheid sanzioni a vari livelli, da quello politico, a quello economico, commerciale, finanziario, di sicurezza e culturale, colpendolo in tal modo al volto. Tutto ciò perché questo stato sta trascinando verso l’abisso le nazioni delle regione con il suo piano politico e di sicurezza, con le sue violazioni del diritto internazionale. A meno che i vari stati e le grandi potenze non si assumano le loro responsabilità, il governo sionista di estrema destra proseguirà con la scelta criminale di confiscare ed ebraicizzare tutti i territori palestinesi, non solo Gerusalemme Est, ora che la Commissione Levy gli ha fornito la necessaria – falsa e finta – “giustificazione” giuridica. 
E’ giunto il momento per la dirigenza palestinese di svolgere il proprio ruolo e di promuovere la resistenza popolare in tutti i Territori Palestinesi Occupati nel 1967. Si devono denunciare coloro che hanno assassinato la riconciliazione [Fatah/Hamas] a Gaza, quei golpisti falso islamici che interferiscono ancora con l’unità del popolo e la causa patriottica. Si deve lavorare per galvanizzare tutte le forze patriottiche di Gaza e della West Bank per reprimere i golpisti e quegli arabi e non-arabi che li appoggiano. 
L’attuale momento politico richiede un diverso tipo di programma di lotta. Non dobbiamo temere l’azione popolare. Lasciate che vadano all’inferno gli Stati Uniti e le loro minacce. Alla dirigenza non è rimasto nulla da perdere. 
“Bisogna riabilitare il progetto nazionale e fare tutto il possibile per salvaguardare gli interessi supremi del popolo palestinese”. 
Traduzione in inglese dal Mideast Mirror – Alef Publishing Ltd 
(tradotto da mariano mingarelli)


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