RONY SEGOLY E LE MILLE VIE DEL PACIFISMO





by Stefania Pavone
Published in Arabi e Israeliani,Italiano,
on 07/07/2012
Country: Israel,
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Prima studente di estrema destra, dopo poliziotto e spia del Mossad, poi refusenik ora pacifista convinto: Rony Segoly, nato nel 1957 a Gerusalemme, oggi, è l’ uomo di punta dell’associazione “Combattenti per la pace”, che riunisce palestinesi e israeliani alla ricerca di un dialogo permanente tra culture. Una sequenza di epifanie, quelle di Rony: lampi, riflessioni e pensieri che lo hanno condotto sulla via del pacifismo. In proposito dice: “ non ricordo un punto preciso che mi abbia fatto cambiare idea”. Ma di dettagli ne racconta parecchi. Come quella notte in cui tre arabi bussano alla porta della sua casa di Gerusalemme. Erano lì per rivedere la loro abitazione, persa dopo la guerra dei Sei Giorni. Un atto che stupisce Segoly, il poliziotto: che ci facevano lì, se non avevano speranze di recuperarla? O come quando, combattendo contro i palestinesi durante la prima Intifada nel 1987,  pensava che, in fondo, volevano solo uno stato indipendente come gli israeliani nel 1948. Il viaggio in Romania è un’altra tappa della sua intricata vicenda. Rony parte con la mamma alla ricerca della casa della madre e, bussando a varie porte, rimembra l’episodio dei tre arabi di tanti anni fa nella notte di Gerusalemme. E si chiede il perché di quella assurda guerra. Poi, tra il 2000 e il 2007, Rony Segoly emigra in Cina: qui matura l’idea di combattere contro l’occupazione israeliana dei Territori, “Volevo vedere le cose con maggiore chiarezza”, dice. E le vede davvero: in Cina , il suo pacifismo assume i contorni di una scelta esistenziale. Oggi Rony Segoly spera che qualcosa cambi nel suo paese. Non  a caso dice:  “ sono un patriota” , e “quello che faccio, lo faccio per il mio paese”. Ad oggi, il governo israeliano ha completamente emarginato l’area composita del pacifismo interno. Anche se il movimento cresce e l’ex  spia del Mossad  assicura che nelle sue fila aumenta il numero dei giovani. Il recente stallo del processo di pace di certo non li aiuta. Commenta amaro Rony: “non si può imporre la pace agli israeliani  ai palestinesi. I rispettivi leader hanno paura della pace. Gli israeliani sono ormai senza speranza, non credono che le pressioni di Obama possano essere risolutive.”
Stefania Pavone ha collaborato alla sezione esteri de “Il Fatto Quotidiano” e ” Liberazione”

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