Amira Hass :otto mesi dopo la sanguinosa battaglia per la raccolta delle olive, nessuna giustizia è in vista



Il 21 ottobre 2011, A. di 61 anni,  si è unito ai Combattenti per la Pace e agli attivisti internazionali per accompagnare i raccoglitori di olive al villaggio di Jalud, in Cisgiordania. Per dieci anni, gli Israeliani avevano  impedito agli abitanti del villaggio di raggiungere i loro oliveti. Questa volta gli abitanti del villaggio speravano che chi li scortava sarebbero riusciti a essere una misura di protezione per loro e per il loro raccolto. Le foglie appassite  facevano pena, dice A., tuttavia “C’erano già delle scale sparse lì intorno e un trattore  che era poco davanti a noi stava trasportando l’attrezzatura  necessaria per la raccolta.”
A. ricorda che dopo poco più di 5 minuti circa dopo l’inizio del  raccolto,m “quattro o cinque uomini mascherati sono apparsi insieme a un civile coordinatore della sicurezza dell’insediamento.” Suppone che sia un coordinatore civile perché l’uomo, armato di fucile, non era mascherato e indossava abiti civili. Uno degli altri era mascherato con un pezzo di stoffa nera; gli altri avevano le facce coperte da pezzi di stoffa  bianca. Arrivavano dalla direzione dell’avamposto di Esh Kodesh, uno degli insediamenti  satelliti che sono spuntati vicino all’insediamento ebraico di Shiloh. A. ha cominciato immediatamente a filmare.
Dice che gli uomini mascherati hanno urlato ai raccoglitori: ” Uscite di qui, siete sulla nostra terra,” e ” ve ne siete andati da dieci anni, e quindi non avete lavorato la terra, adesso è nostra e la lavoriamo noi.” Il civile armato e uno degli uomini mascherati si sono girati verso A. che stava ancora filmando. Improvvisamente A. ha sentito un’esplosione e si è reso conto che gli uomini mascherati avevano gettato una granata che stordisce verso i raccoglitori che hanno cominciato a disperdersi. Ha sentito anche un colpo di arma da fuoco. Pietre hanno cominciato a volare su entrambi i lati  e A. ha visto gli uomini mascherati che “bastonavano senza pietà” le persone che erano più lente a fuggire.

Una delle persone picchiate, M,, una donna israeliana sulla trentina, ha cercato di lasciare la scena quando è esplosa la granata, ma, improvvisamente “ho sentito un terribile colpo in testa. Non sapevo da dove arrivava e ho conciato a scappare.” Dopo pochi momenti, si è resa conto che era stata colpita seriamente e che stava sanguinando abbondantemente. Dopo due minuti la sua gonna era inzuppata di sangue.

A. ha continuato a filmare, da un crinale più basso, fuori della portata delle pietre che venivano lanciate. L’uliveto si è svuotato dei raccoglitori. In un rendiconto dell’incidente, scritto per gli amici, diceva: “improvvisamente tre o quattro uomini mascherati sono venuti verso di me. Ero convinto che quando si rendevano conto che ero anziano e israeliano, non sarebbe successo nulla. Quando si sono avvicinati, al principio hanno pensato che fossi un arabo e mi hanno detto: “Jib al hawiyeh,” che vuol dire: “Dammi la carta di identità.” Ho cercato di dire: “Eih, ragazzi, calmatevi, sono israeliano, non c’è bisogno di violenza.” La cosa che è successa subito dopo è stata che l’uomo che aveva la faccia coperta don una pezza nera, ha afferrato la mia macchina fotografica e ha cominciato a darle degli strattoni  per prendermela. Ho cominciato a discutere con lui e gli ho detto: ” Non ti vergogni? Perché ti comporti con questa violenza? Sono abbastanza vecchio da essere tuo padre.” Avevo appena finito di parlare, che ho sentito un colpo forte sulla testa inflitto con una mazza. Ho sentito il sangue che sgorgava. Sono caduto per terra e hanno continuato a colpirmi con le mazze su tutto il corpo.”
Hanno rubato entrambe le macchine fotografiche di A., le registrazioni di materiali incriminanti e un paio di occhiali. All’ospedale gli hanno diagnosticato la rottura d due costole. Nella sua ricostruzione scritta dell’incidente, ha detto: “Urlavo più forte che potevo, aiuto, smettetela, ma nessuno mi sentiva.”
Nessuno sentiva? I soldati delle Forze di sicurezza israeliane e la polizia di frontiera erano lì. A. gli ha urlato: “Venite ad aiutarci, abbiamo dei feriti,” ma tutto quello che sono stati capaci di fare i soldati è stato di gettare ancora altre bombe lacrimogene verso i raccoglitori e i feriti. Attraverso il fumo dei lacrimogeni, A. ha notato un altro attivista che sanguinava: era M.  Qualcuno  le aveva avvolto una kefiah intorno alla testa per fermare il sangue. attraverso la nebbia del gas, M. ha visto un Palestinese sanguinante che veniva trascinato via dagli amici. Tutti avevano difficoltà a respirare. Il gas ha reso difficile l’evacuazione dei feriti. Sia M. che A. hanno detto che non pensavano che quello stesse accadendo a loro.
M. ha scritto: “Sono scossa ogni volta ogni volta che penso a come, mentre ci bastonavano, sembrava che non ci considerassero affatto esseri umani.” Immediatamente dopo l’incidente, un reclamo  è stato presentato  al posto di polizia di Sha’ar Binyamin. All’inizio di novembre coloro che avevano presentato il reclamo sono stati convocati per fornire la loro testimonianza, ma da allora non hanno più saputo nulla dalle autorità.
Va notato che circa tre settimane dopo l’attacco, l’avvocato Eli Zohar (che conosce una delle donne attaccate) ha contattato il Procuratore generale Yehuda Weinstein e il  Pubblico Ministero militare , ha descritto dettagliatamente gli eventi, ha espresso sgomento per il comportamento dei soldati e l’insuccesso  della polizia, (fino a quel momento) di iniziare un contatto con la gente che veniva attaccata e ha richiesto che essi  continuassero nell’indagine. Alla fine di novembre 2011, Zohar è stato informato per iscritto che la sua richiesta era stata inoltrata al Vice Procuratore di Stato Shai Nitzan, che è incaricato dei “casi speciali”. All’inizio di dicembre, Zohar ha avuto assicurazione dall’ufficio del procuratore militare che l’incidente era stato portato all’attenzione del Pubblico ministero militare per esaminarlo.
Il 29 novembre 2011, e di nuovo il 25 dicembre 2011, la ONG Yesh Din – Volontari per i Diritti umani – ha contattato il posto di polizia di Sha’ar Binyamin per vedere a che punto fosse l’indagine. All’inizio di gennaio di questo anno, hanno detto alla ONG che si stava indagando sul caso. La Yesh Din ha di nuovo ripetuto la sua richiesta il 29 gennaio 2012 e il 5 marzo 2012. Il 7 marzo 2012 il posto di polizia di Sha’ar Binyamin ha detto alla ONG la stessa cosa: si stava indagando sul caso. Altre richieste sono state inviate il 5 aprile, il 9 maggio, il 17 giugno e il 24 luglio. Nessuna di queste  ha ricevuto risposta.  Il 5 agosto 2012, la ONG ha cercato di sapere qualche cosa di nuovo la per mezzo del  sistema computerizzato delle vittime di reati, e ha appreso che il  posto di polizia di Sha’ar Binyamin, nel distretto di Giudea e Samaria,  sta ancora indagando sul caso.  Da quando hanno presentato il reclamo, i ricorrenti non sono stati di nuovo convocati dalla polizia. Il portavoce della polizia di Israele, la settimana scorsa  ha detto ad Haaretz: “L’indagine è in corso. Dato che ci sono molte persone implicate nell’incidente, sia gli indagati, che i ricorrenti, l’indagine  richiede tempo. Non abbiamo la libertà di discutere alcun dettaglio dell’indagine.”
La Yesh Din ha anche fatto domande sul reclamo riguardante il fatto che i soldati che erano in zona durante l’attacco non erano intervenuti. In gennaio hanno riferito alla ONG che il caso era stato trasferito dalla divisione della procura militare per le indagini criminali, all’unità per le indagini delle materie operative per un esame successivo. Il 10 luglio, la ONG è stata informata che il caso era ancora presso l’unità investigativa. Questa  settimana il portavoce  delle Forze di sicurezza israeliane, ha detto ad Haaretz che il caso si trovava presso l’ufficio militare dei procedimenti penali.

Da: Z Net -Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://www.zcvommunications.org/eight-months-after-bloody-olive-harvest-battle-still-no justice-in-sight-by-amira-hass
Originale: Haaretz.com

Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2012  ZNET Italy – Licenza Creative Commons – CC  BY NC-SA  3.0

Commenti

Post popolari in questo blog

Hilo Glazer : Nelle Prealpi italiane, gli israeliani stanno creando una comunità di espatriati. Iniziative simili non sono così rare

giorno 79: Betlemme cancella le celebrazioni del Natale mentre Israele continua a bombardare Gaza

BDS : A guide to online security for activists

Video:Defamation - di Yoav Shamir Film