Le bombe, poi la tregua annunciano l’apertura della stagione elettorale di Robert Fisk




24 novembre 2012

Per che cosa è stato fatto tutto questo? Il neonato  di 11 mesi ucciso con tutta la sua famiglia da un pilota israeliano, i circa 150 palestinesi morti – due terzi di erano civili – i 6 morti israeliani, i 1.500 attacchi aerei contro  Gaza, i 1.500 razzi contro Israele. Che simmetria spaventosa! Ma tutto questo – e dimentichiamo i miliardi di dollari di armi spesi da Israele – per un cessate il fuoco?  Non un trattato di pace, soltanto una tregua. Prima della prossima guerra di Gaza.
I cinici abbondano a Israele, e non senza ragione. “Fine di un’operazione militare, inizio di una campagna elettorale” era un titolo sul ‘Jerusalem Post’  di ieri – quantunque sia un giornale che ha dato il suo solito appoggio alla guerra a Gaza.
Certamente, però, la campagna di  Benjamin Netanyahu per le elezioni di gennaio è iniziata nel momento che ha ordinato l’assassinio di Ahmed al-Jabari, il capo di Hamas, oltre una settimana fa.
In effetti il bombardamento di Gaza si è  perfettamente inserito nel progetto elettorale di Netanyahu: se gli israeliani vogliono la sicurezza, sanno per chi votare.
Ma lo sanno? E’ stato evidente dopo l’inizio del cessate il fuoco di mercoledì sera, che il signor Netanyahu era preoccupato.
“So che ci sono cittadini che si aspettano un’azione militare perfino più violenta…..” ha iniziato, ma [ha detto che]“le sfide di Israele” erano diventate più complicate nel corso degli anni.
“In queste condizioni, dobbiamo   la nave dello stato responsabilmente e con saggezza.” Una scelta interessante di parole, ma non  era nello stile di Churchill.
Da anni, ormai il signor Netanyahu  ha continuato ad andare avanti con le colonie ebraiche sulla terra della Cisgiordania rubata agli Arabi, negando qualsiasi futuro stato palestinese – e a dirigere  la “sua nave dello stato” verso una tempesta futura. Se i palestinesi non potranno avere alcuno stato, Israele non avrà pace, e i razzi di Hamas col tempo sembreranno un fastidio in confronto a   quello che dovrà  succedere.
Benjamin Netanyahu ha certamente migliorato le occasioni elettorali di Hamas, e ha più o meno condannato il futuro politico di Mahmoud Abbas – scelto come il “valido interlocutore” di Israele e della Palestina che ha sprecato il tempo nel suo palazzo di Ramallah, diventando sempre più irrilevante  ogni volta che c’era un attacco aereo di Israele.
Cercare disperatamente  il riconoscimento di non stato all’ONU, se vuole ancora andare avanti con il suo piano – non  uguaglia la nuova popolarità di Hamas, né l’importanza che dobbiamo ora attribuire a Mohamed Morsi dell’Egitto. Gli uomini di stato di Egitto, Turchia e dei paesi del Golfo – se mai si possono chiamare uomini di stato – sono andati a Gaza per dare il loro appoggio morale ai palestinesi, non a Ramallah.
Stranamente, le politiche con cui si è auto-inflitta delle delusioni, e di cui si è nutrita abbondantemente Israele – nella sua seconda guerra in Libano nel 1982, per esempio – sono ritornate questo mese. A Washington l’ambasciatore israeliano, Michael Oren, ha continuato a sostenere che la guerra a Gaza è cominciata nel 1948, “il giorno in cui le forze arabe si sono messe in moto per distruggere lo stato di Israele dichiarato che era stato dichiarato da poco.” Questo,  però è inesatto.
La Guerra a Gaza è iniziata quando Israele ha cacciato via dalle loro case 750.000 palestinesi nello stesso anno, molte diecine di migliaia di questi   nei campi profughi – proprio  di Gaza. Sono i loro figli e nipoti che hanno sparato i razzi verso Israele  – in alcuni casi proprio contro le terre che una volta erano proprietà delle loro famiglie.
Ieri, Ophir Falk, dell’istituto Internazionale per il Contro-terrorismo a Herzliya, è riuscito a scrivere che i militari israeliani “si sono limitati a prendere di mira i combattenti e le loro strutture, mentre Hamas prende di mira principalmente e con premeditazione i civili e le loro case.”
Se, però, i piloti israeliani prendevano di mira soltanto i combattenti, come mai due terzi dei 140 palestinesi morti  erano uomini, donne, bambini non combattenti? I piloti israeliani sono addestrati male?
Un funzionario del governo ieri mi ha detto:” Lei non capisce come sono seri questi attacchi con i missili contro la nostra gente.”
Non sono così sicuro. E mi sono chiesto se capisse quanto fossero seri gli assalti israeliani contro il popolo palestinese. Ora, però, suppongo, lo sono,  per l’elezione. (© Indipendent Nerws servic).

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://www.zcommunications.org/bombs-then-truce-herald-opening-of-election-season-by-robert-fisk
Originale: The Indipendent

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