Israele : "Flipping Out": tre anni di leva che pesano




Dopo i tre anni di leva obbligatoria molti giovani israeliani tolgono la divisa, mettono in tasca la buonuscita e partono per l'India. Alla ricerca di loro stessi, finendo spesso nella spirale dell'alcol e della droga. Il regista Yoav Shamir racconta questa storia nel documentario 'Flipping Out, Israel's Drug Generation'.

a cura di Marta Ghezzi

Cosa succede dopo i tre anni di servizio militare obbligatorio ai ragazzi israeliani che tolgono la divisa e si mettono in tasca 15mila shekel (circa 3200 euro) di buonuscita? Partono per l’India. E non tutti tornano.
Il regista e documentarista israeliano Yoav Shamir ce lo racconta in ‘Flipping Out, Israel’s Drug Generation’. Due anni su e giù per le montagne indiane alla ricerca di quei 30mila giovani che partono per ritrovare se stessi e che spesso si perdono.
Un problema dalla forte ricaduta sociale ed economica, quello degli ex militari di leva che raggiungono in massa l’India per dimenticare l’esperienza dell’esercito e riprendere da lì la vita che avevano lasciato imbracciando un fucile dell’Israeli Defence Force (IDF): le statistiche parlano di circa 2mila israeliani che, usciti dal servizio militare, entrano ogni anno nella spirale delle dipendenze da droghe e alcol.
Per salvare questi ‘figli di Israele’ perduti, si mobilitano quotidianamente associazioni pubbliche e private, religiose e laiche, in loco o in patria, nonché ex agenti dei servizi segreti, ingaggiati direttamente dalle famiglie per il ‘recupero fisico’ dei loro ragazzi. 
Yoav Shamir segue queste storie, lasciando allo spettatore la possibilità di riflettere su cause e conseguenze, senza mai dare un giudizio o prendendo una parte, quasi ci volesse mettere davanti al leone che sbrana la gazzella.
Ci sono ex militari delle forze speciali che hanno visto morire sotto i loro occhi i commilitoni; ci sono soldati semplici convinti che le irruzioni nelle case dei cittadini palestinesi siano assolutamente legittime. Poi ci sono quelli il cui cervello è andato completamente in cortocircuito, e vanno salvati.
Ma ciò che stupisce di più in questa ora di documentario è che non ce ne sia nessuno che critichi il sistema o il periodo di leva, quasi che l’uso e l’abuso di droghe dopo il servizio militare siano da considerarsi un ‘effetto collaterale’ normale, sopportabile. 
Israele resta il tema centrale di quasi tutti i lavori di Shamir, ma preso da un angolo visuale originale: nell’inquadratura entra sempre e solo la polvere sotto il tappeto.
Prima di ‘Flipping Out’, del 2008, era stata la volta di ‘Checkpoint’, breve documentario girato tutto attorno ai posti di blocco in Gisgiordania, da una parte e dall’altra del fucile spianato.
"Quando arrivano i palestinesi, allora montiamo il nostro show", dice candidamente uno dei militari di leva in forza ad un checkpoint in Palestina. Lo stesso "show" che poi Shamir riprende, e che da quelle parti va in onda, inutilmente, più volte al giorno.
Lo stesso occhio critico e disilluso, il regista lo usa anche per ‘Defamation’, con il quale monta e poi smonta pezzo a pezzo il mito dell’antisemitismo nel mondo, chiedendone una definizione a vari esponenti della vita pubblica, politica ed economica di fede ebraica. Mettendone le risposte - spesso confuse e contraddittorie - su video, e regalandole al mondo.

12 maggio 2013

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