L’ISIS e Israele alleati contro uno stato palestinese di Jonathan Cook


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L’ISIS e Israele alleati contro uno stato palestinese

10 settembre 2014
Un’immagine vale mille parole, e questo è presumibilmente quello che i sostenitori di Israele speravano mettendo sul New York Times il loro recente annuncio per una campagna di propaganda.
Sono presentate due foto, una accanto all’altra. Una, intitolata ISIS, è l’immagine oramai emblematica di James Foley inginocchiato, sorvegliato da un giustiziere con un cappuccio nero, in attesa del suo terribile destino. L’altra, intitolata Hamas, è una scena di Gaza dove un sicario ugualmente mascherato controlla due vittime che tremano di paura.
Un titolo che afferma “Questa è la faccia dell’Islam radicale” cerca, come le immagini, di mettere sullo stesso piano le due organizzazioni.
Abbiamo sentito ripetutamente questa frase dal primo ministro di Israele, Bejamin Netanyahu che ha pubblicato il tweet “Hamas è l’ISIS” dopo che era stato trasmesso il video della decapitazione di Foley. La settimana scorsa, in un discorso diretto alla famiglia di Steven Sotloff, la più recente vittima dell’ISIS, ha chiamato Hamas e l’ISIS “tentacoli di un terrorismo islamico violento.”
La descrizione di Hamas e dell’ISIS (o Stato Islamico) fatta da Netanyahu, come “rami dello stesso albero velenoso”, è un travestimento della verità.
I due gruppi hanno progetti politici diversi, anzi, opposti. L’ISIS vuole tornare a un’ipotetica era di governo islamico puro, il califfato, quando tutti i musulmani erano soggetti alle leggi di Dio (sharia). Dato che ora i musulmani si trovano in ogni angolo del globo, è sottinteso che l’ISIS sostanzialmente cerchi il dominio mondiale.
Gli scopi di Hamas sono decisamente più modesti. E’ nato e continua come movimento nazionale di liberazione, cercando di creare uno stato palestinese. I suoi membri possono non essere d’accordo sui limiti territoriali di quello stato, ma anche i più ambiziosi non si aspettano di più che i confini storici di una Palestina che esisteva poche decenni fa.
L’ISIS mira a spazzare via la Palestina e qualsiasi altro stato arabo nella regione.
Questa è la chiave per interpretare gli eventi molto diversi, anche se ugualmente brutali rappresentati nelle due immagini.
L’ISIS ha ucciso Foley che indossava la tuta arancione come quella dei prigionieri di Guantanamo, solamente come uno spettacolo – un messaggio grafico al mondo del suo piano minaccioso. La crudeltà di Hamas era diretta a coloro che a Gaza collaborano con Israele, minando qualsiasi speranza di liberare i palestinesi dall’occupazione israeliana.
L’esecuzione extra-giudiziale dei collaborazionisti può essere una brutta cosa, ma ha una lunga tradizione tra i movimenti di opposizione che combattono guerre asimmetriche. Chi militava tra i rivoluzionari marxisti dell’America Latina e tra i Cattolici nazionalisti in Irlanda, e anche nella resistenza alleata nell’Europa nazista e in quella ebraica clandestina contro i Britannici in Palestina, non avevano neanche un musulmano nei loro ranghi, ma punivano brutalmente coloro che li tradivano.
I presunti 20.000 fanti dell’ISIS hanno rapidamente preso il controllo di vasti tratti dell’Iraq e della Siria durante una campagna sanguinaria contro chiunque rifiuti non soltanto l’Islam ma la specifica interpretazione elaborata da loro.
Hamas – diviso tra fazioni politiche e militanti – si è dimostrato al pubblico palestinese sia pragmatico che affidabile. Ha vinto le ultime elezioni nazionali nel 2006, e dopo la sua recente battaglia contro Israele a Gaza è di gran lunga il movimento palestinese più popolare.
Sebbene abbia avuto il controllo di Gaza per 8 anni, non ha attuato la legge della sharia, né ha preso di mira i Cristiani che vivono di quella enclave. Ha invece formato di recente un governo di unità con i suoi rivali politici laici di Fatah, ed è stato più che disponibile a negoziare con Israele.
Secondo quanto viene riferito, il leader di Hamas Khaled Meshal si è unito a Mahmoud Abbas, leader dell’Autorità Palestinese, a chiedere lo stato palestinese più minuscolo entro i confini del 1967.
La destra fondamentalista di Netanyahu è quella che si rifiuta di negoziare o con Hamas o con Abbas.
Nel considerare un movimento di opposizione popolare come Hamas uguale all’ISIS, Netanyahu ha infangato tutti i palestinesi considerandoli estremisti islamici assetati di sangue. E qui arriviamo al vero scopo che ha Israele nel mettere i due gruppi sullo stesso piano.
Il paragone che fa Netanyahu ha un parallelo recente. Immediatamente dopo gli attacchi dell’11 settembre contro gli Stati Uniti, Ariel Sharon ha espresso una simile equivalenza tra al-Qaida e i defunto leader Yasser Arafat.
I funzionari dei servizi segreti israeliani hanno anche chiamato la distruzione delle Torri Gemelle un “miracolo di Hanukkah”, [la “festa delle luci” ebraica, n.d.r.], un punto di vista cui ha fatto eco Netanyahu anni dopo quando ha definito benefico l’attacco, aggiungendo che “aveva fatto oscillare l’opinione pubblica americana in nostro favore”.
Tutti loro hanno capito che l’11 settembre aveva trasformato il dibattito ispirato dagli accordi di Oslo riguardo ai Palestinesi che avevano bisogno di diventare stato, in un dibattito sull’asse del male del terrore medio-orientale.
Sharon gioiva a chiamare Arafat capo di una “infrastruttura di terrore”, giustificando l’annientamento che aveva messo in atto Israele dell’insurrezione della seconda intifada.
Analogamente, gli sforzi di Netanyahu sono destinati a screditare ogni varietà – non soltanto la varietà islamica di resistenza palestinese all’occupazione israeliana. Spera di essere il socio silenzioso per la nuova coalizione di Barack Obama contro l’ISIS.
Aaron David Miller, un consigliere di varie amministrazioni degli Stati Uniti per i negoziati israelo-palestinesi, ha avvertito, sulla rivista online Foreign Policy, la settimana scorsa, che l’ascesa dell’ISIS costituirebbe un grave intoppo alle speranze palestinesi di diventare stato – un punto sottolineato dalle preoccupazioni di gran lunga maggiori sull’ISIS rispetto alle difficoltà dei palestinesi espresse dai delegati della lega Araba all’incontro di questa settimana al Cairo.
Il modo in cui Netanyahu spera di seguire Sharon nello sfruttare questa occasione, è stato dimostrato la settimana scorsa, quando i servizi segreti israeliani hanno rivelato un complotto di Hamas per dare il via a un colpo di stato contro l’Autorità Palestinese.
L’interrogatorio dei funzionari di Hamas, ha mostrato, tuttavia che essi erano preparati alla possibilità che finisse il governo dell’AP in Cisgiordania, o alla pressione israeliana o a un Abbas deluso consegnasse le chiavi a Israele.
Ma quanto si dice sui colpi di stato di Hamas si è mescolato con altre storie anche più folli come le dichiarazioni del ministro degli esteri Avigdor Lieberman che si erano formate cellule dell’ISIS in Cisgiordania e all’interno di Israele. Il ministro della Difesa Moshe Yaalon ha sottolineato queste notizie classificando frettolosamente l’ISIS un’organizzazione proscritta.
Tutta questa propaganda di paura è designata sia a indebolire ulteriormente il governo di unità palestinese tra Hamas e Fatah, che a sanzionare il comportamento di Israele facendone un ritratto, come dopol’11 settembre, di un Israele in prima linea in una guerra al terrore globale.
“Le richieste di Israele di una presenza israeliana ininterrotta (in Cisgiordania) e di un lungo periodo di ritiro si consolideranno ulteriormente,” ha scritto Miller.
In realtà Israele dovrebbe condividere una causa comune con i leader palestinesi, di Fatah e Hamas, contro l’ISIS. Ma, come sempre, Netanyahu sacrificherà gli interessi a lungo termine del suo paese per un guadagno a breve termine nella sua implacabile guerra per mantenere la Palestina priva di uno stato.
Jonathan Cook ha vinto il Premio Speciale Martha Gellhorn per il Giornalismo. I suoi libri più recenti sono: “Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East” [Israele e lo scontro di civiltà: Iraq, Iran e il piano per rifare il Medio Oriente] (Pluto Press) e Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair” [La Palestina che scompare: gli esperimenti di Israele di disperazione umana] (Zed Books). Il suo nuovo sito web è: www.jonathan-cook.net.
Una versione di questo articolo è stata pubblicata la prima volta su The National, di Abu Dhabi.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://zcomm.org/znet/article/isis-and-israel-against-a-palestinian-state
Originale : non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2014 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
 L’ISIS e Israele alleati contro uno stato palestinese

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http://znetitaly.altervista.org/art/15814

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