Ramzy Baroud : Fate qualcosa, qualsiasi cosa: rivelare e svergognare a Yarmouk

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Fate qualcosa, qualsiasi cosa: rivelare e svergognare a Yarmouk
Di Ramzy Baroud
15 aprile 2015
La popolazione del Campo profughi palestinese di Yarmouk, in Siria che una volta superava i 250.000 e che si è ridotta  durante la guerra civile siriana a 18.000 – è un  microcosmo della storia di un’intera nazione, il cui dolore perpetuo ci disonora  tutti, nessuno escluso.
I profughi fuggiti dalla guerra siriana o che si sono spostati nella Siria stessa, stanno sperimentando la realtà crudele nei violenti e inospitali terreni  di guerra e dei regimi arabi. Molti di coloro che sono rimasti a Yarmouk, sono stati fatti a pezzi dalle bombe barile* dell’esercito siriano o tormentate dai gruppi malvagi, violenti che controllano il campo, compresi il Fronte al-Nusra, e, di recente, l’IS.
Coloro che in qualche modo sono riusciti a evitare ferite corporali, stanno morendo di fame. L’inedia a Yarmouk è anche responsabilità di tutte le parti coinvolte e le “condizioni inumane” in cui essi sopravvivono – specialmente fin dal dicembre 2012 – è un simbolo di vergogna sulla fronte della comunità internazionale in generale, e della Lega Araba in particolare.
Questi sono alcuni dei colpevoli delle sofferenze di Yarmouk:
Israele
Israele ha la responsabilità diretta per la situazione difficile dei profughi di Yarmouk che sono per lo più i discendenti dei profughi palestinesi  della Palestina storica, specialmente dalle città del nord, compresa Safad che è ora dentro Israele. Il campo è stato istituito nel 1957, quasi dieci anni dopo la Nabka – la “Catastrofe” del 1948 che ha visto l’espulsione di quasi un milione di rifugiati dalla Palestina. Doveva essere un rifugio temporaneo, ma è diventata una dimora permanente. I suoi residenti non hanno mai abbandonato il loro diritto di ritorno in Palestina, un diritto conservato nella risoluzione 194 dell’ONU.
Israele sa che la memoria dei profughi è il suo più grande nemico, e così, quando la dirigenza palestinese ha richiesto che Israele permettesse ai profughi di Yarmouk di trasferirsi in Cisgiordania, il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha messo una condizione: rinunciare al loro diritto al ritorno. I palestinesi hanno rifiutato. La storia ha dimostrato che i palestinesi sopporterebbero sofferenze indicibili, e non abbandonerebbero i loro diritti in Palestina. Il fatto che Netanyahu abbia posto questa condizione, non è soltanto una testimonianza della paura che ha Israele della memoria palestinese, ma dell’opportunismo politico e della pura crudeltà del governo di Israele.
L’Autorità Palestinese (AP)
L’AP è stata istituita in Siria nel 1994 ed era basata su una carta chiara dove in piccolo gruppo di palestinesi “ritornava” nei territori occupati, creava delle istituzioni e spillava   miliardi di  di dollari di aiuti internazionali in cambio dell’abbandono del diritto o del  ritorno per i profughi palestinesi, e della rinuncia a qualsiasi rivendicazione sulla reale sovranità e status di nazione autonoma. Quando la guerra civile in Siria ha iniziato a travolgere rapidamente i profughi, e sebbene ci si dovesse aspettare  tale realtà, l’autorità del Presidente Mahmoud Abbas ha fatto così poco, come se la faccenda non avesse alcuna rilevanza per il popolo palestinese nel suo insieme. E’ vero, Abbas ha fatto qualche dichiarazione chiedendo di risparmiare ai profughi  quella che era essenzialmente una lotta siriana, ma non molto di più. Quando l’IS ha preso il campo, Abbas ha inviato in Siria il suo ministro del lavoro, Ahmad Majdalani che ha fatto una dichiarazione che le fazioni e il regime siriano si sarebbero uniti contro l’IS – il che – se vero, è probabile che avrebbe assicurato la fine di molti altri.
Se Abbas avesse investito il 10% dell’energia che ha speso nella battaglia dei media del suo ‘governo’ contro Hamas oppure una piccola parte del suo investimento nel vano “processo di pace”, avrebbe potuto almeno  guadagnare  la necessaria attenzione e appoggio internazionale per trattare la difficile situazione dei profughi palestinesi  a Yarmouk, in Siria,  con un certo grado di urgenza. Invece sono stati lasciati morire da soli.
Il regime siriano
Quando i ribelli si sono impadroniti di Yarmuk nel dicembre 2012, le forze del Presidente Bashar al-Assad hanno bombardato il campo senza pietà mentre i media siriani non hanno mai smesso di parlare della liberazione di Gerusalemme. Le contraddizioni tra parole e fatti quando si tratta della Palestina, sono una sindrome araba che ha tormentato ogni singolo governo e governante arabo da quando la Palestina è diventata la “”questione palestinese” e i palestinesi sono diventati “il problema dei profughi”.
La Siria non fa eccezione, ma Assad, come suo padre Hafez prima di lui, è particolarmente furbo  nell’utilizzare la Palestina come uno sloga  mirato soltanto a legittimare il suo regime e allo stesso tempo  a porsi come una forza rivoluzionaria che combatte il colonialismo e l’imperialismo. I palestinesi non dimenticheranno mai l’assedio e il massacro  di Tel al-Zatar (dove i profughi palestinesi in Libano sono stati assediati, massacrati, ma anche fatti morire di fame, come conseguenza di un attacco e di un massacro compiuto dalle milizie libanesi di destra dall’esercito siriano nel 1976),  come non dimenticheranno o non perdoneranno quello che sta avvenendo oggi a Yarmouk.
Molte delle case di Yarmouk sono state trasformate in  macerie a causa delle ‘barrel bomb * e degli attacchi aerei.
I ribelli
Il cosiddetto  Esercito Siriano Libero (FSA) non sarebbe mai dovuto entrare a Yarmouk,  indipendentemente da quanto  disperato bisogno avessero di un vantaggio nella loro guerra  contro Assad. Era una cosa vergognosamente irresponsabile, considerando il fatto che, al contrario dei rifugiati siriani, i palestinesi non avevano nessun posto dove andare e nessuno a cui rivolgersi.  L’FSA  ha suscitato  la collera del regime e non ha potuto neanche controllare il campo che è caduto nelle mani delle varie milizie che stanno complottando e  contrattando  tra di loro per sconfiggere i loro nemici che potrebbero probabilmente diventare i loro alleati durante le loro prossime patetiche battaglie nelle strade per avere il controllo sul campo.
L’accesso  a Yarmouk che l’Isis ha guadagnato si dice che sia stato facilitato dal Fronte al-Nusra che è nemico dell’IS in tutti i luoghi tranne che a Yarmouk. Nusra ora spera di usare l’IS per sconfiggere la maggior parte dell’opposizione locale nel campo, che è organizzata da Aknaf Beit al-Maqdis, prima di cedere di nuovo le redini del campo assediato al gruppo affiliato ad al-Qaida. E mentre le bande criminali stanno    complottando e  barattando, i rifugiati palestinesi stanno morendo in massa.
Per avere il controllo sul campo.e nelle strade obabilmente  diventare i loro alleati durante le loro prossime patetiche battagk

L’ONU e la Lega Araba
Grida di aiuto sono riecheggiate per anni da Yarmouk, e tuttavia nessuna è stata ascoltata. Di recente, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha deciso di tenere un incontro e di discutere la situazione lì come se il problema non fosse una priorità già anni fa. A parte dichiarazioni della stampa fatte con ostentazione  e preoccupazione, l’ONU per lo più ha abbandonato i rifugiati. Il bilancio per l’UNRWA (L’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione) che cura i quasi 60 campi palestinesi in tutta la Palestina e il Medio Oriente, si  è ridotto  così  tanto, che l’agenzia spesso si trova sull’orlo della bancarotta.
L’agenzia dell’ONU per i rifugiati, finanziata meglio e attrezzata per occuparsi delle crisi, fa poco per i rifugiati palestinesi in Siria. Le promesse di fondi per l’UNRWA che francamente avrebbe potuto fare di meglio per sensibilizzare e affrontare la comunità internazionale riguardo al loro disprezzo per i rifugiati, vengono raramente mantenute.
La Lega Araba è ancora più responsabile. La Lega era stata in gran parte istituita per unire gli sforzi dei paesi arabi per replicare alla crisi in Palestina, e si supponeva che fosse un difensore fedele dei palestinesi e dei loro diritti. Anche gli arabi, però, hanno disconosciuto i palestinesi dato che sono concentrati con attenzione su conflitti per interessi più strategici: creare un esercito arabo con chiare intenzioni settarie e mirato in gran parte a sistemare una vecchia questione.
Molti di noi
Il conflitto siriano ha introdotto grande polarizzazione  all’interno di una comunità che una volta sembrava unita per i diritti palestinesi. Coloro che stavano dalla parte del regime siriano non ammettevano neanche per un momento che il governo siriano  avrebbe potuto fare di più per ridurre le sofferenze nel campo profughi. Coloro che sono contro Assad insistono  che tutte  le azioni cattive sono opera sua e dei suoi alleati.
Entrambi questi gruppi sono responsabili  di aver perso tempo, di aver confuso la discussione e di avere sprecato energie che si sarebbero potute usare  per creare una campagna internazionale bene organizzata per  sensibilizzare, per creare fondi e meccanismi pratici di supporto per aiutare in particolare Yarmouk, e i rifugiati palestinesi in generale.
Dovremmo però ricordare che ci sono ancora 18.000 persone intrappolate a Yarmouk e organizzarci a nome loro in modo che, anche se in modo intempestivo,  è necessario fare qualcosa. Qualsiasi cosa.
*“Le barrel bomb sono barili di nafta – ma per confezionarle va bene qualsiasi contenitore metallico, anche un vecchio scaldabagno – riempiti di esplosivo (di solito TNT e combustibili liquidi o fertilizzanti come il nitrato di ammonio) e di ferracci (“shrapnel” si dice in gergo militare, come quelli usati dalla Raf nella Seconda Guerra Mondiale) – trucioli, bulloni, pezzi. Vengono sganciate dagli elicotteri: nei primi utilizzi la detonazione era avviata da micce accese prima dello sgancio, negli ultimi modelli è stato inserito un fusibile ad impatto. Ai danni dell’esplosione, si aggiungono quelli derivanti dal lancio di quei proiettili incandescente.” (Da: http://www.danemblog.com/2014/01/barrel-bomb-molto-peggio-delle-armi.html)
Ramzy Baroud – www.ramzybaroud.net è un opinionista che scrive sulla stampa internazionale, è consulente nel campo dei mezzi di informazione, autore di vari libri
e fondatore del sito PalestineChronicle.com. Attualmente sta completando i suoi studi per il dottorato all’Università di Exeter. Il suo libro più recente è: My Father Was a Freedom Fighter: Gaza’s Untold Story (Pluto Press, Londa).  [Mio padre era un combattente per la libertà: la storia di Gaza che non è stata raccontata].
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte:  http://zcomm.org/znet/article/dfo-something-anything-naming-and-shaming-in-yarmouk
B Originale: non  indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

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