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NETANYAHU SI AFFIDA AGLI EBREI DELLA DIASPORA di Maurizio Molinari


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La scelta di Benjamin Netanyahu di assegnare a Fiamma Nirenstein la nomina politica all’ambasciata di Roma nasce da una «nuova visione del ruolo degli ebrei della Diaspora»: a suggerirlo sono Shimon Shieffer e Ben Caspit, editorialisti di «Yedioth Aharonot» e «Maariv». Per Casprit il premier israeliano già nel duello con Barack Obama al Congresso Usa sulla sorte dell’accordo con l’Iran «ha dimostra- to di volersi comportare come il re degli ebrei».
Se in passato i premier israeliani tendevano a rispettare autonomia e distanza dalle comunità della Diaspora ora Netanyahu esprime un approccio op- posto, coinvolgendoli. Schiffer ritiene che ciò nasca dal fatto che «Netanyahu in primo luogo non si ritiene israeliano ma americano» ed a dimostrarlo ci sono «i comportamenti politici negli Stati Uniti» ma anche «frasi come quelle pronunciate in privato dalla moglie Sarah sul fatto che potrebbe essere eletto in America». Schiffer, spesso graffiante contro il premier, si spinge a dire che «Netanyahu ha dimostrato quasi di odiare i diplomatici israeliani» scegliendo, per due volte di seguito, per l’ambasciata a Washington un ebreo americano: prima Michael Oren e poi Ron Dremer. È «un approccio che si ritrova nella designazione a Roma di Nirenstein, ebrea italiana, perché il premier ritiene prioritaria la “hasbarà”, comunicare con il pubblico, e arriva dunque a scegliere come ambasciatori ebrei della Diaspora molto abili su questo terreno».
Barak Ravid su «Haaretz» conferma: «Nirenstein è considerata una delle più forti voci pro-Israele in Europa». Ma non è tutto perché, concordano gli analisti, «Netanyahu ha anche un obiettivo interno, smantellare il ministero degli Esteri già guidato da Avigdor Lieberman, un alleato che lo ha abbandonato» e così «dopo aver chiuso la sede di Minsk, annuncia la sostituzione di Naor Ghilon considerato vicino proprio a Lieberman».
A confermare che Nirenstein rientra nel «piano di Netanyahu di ridisegnare la diplomazia» sarebbe, secondo indiscrezioni, il ruolo svolto nell’occasione da Dore Gold, nuovo di- rettore generale. Ultimo tassello, ma non per importanza, gli stretti legami fra Netanyahu ed il premier italiano Renzi, testimoniati dalle quattro ore di cena a fine giugno a Gerusalemme discutendo una vasta agenda. Netanyahu avrebbe informato in anticipo Renzi della scelta di Nirenstein a Roma ottenendo un avallo che trasforma il nuovo ambasciatore nel tassello della stretta intesa, personale e politica, fra i due leader.

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