Gli ebrei di Roma contro la nomina ad ambasciatrice israeliana di Fiamma Nirenstein. Dureghello a Di Segni chiedono a Rivlin passo indietro






Gli ebrei romani contro Fiamma Nirestein. A dare la notizia è stato oggi il quotidiano israeliano Haaretz che ha riportato di un incontro avvenuto a Roma giovedì scorso...
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Gli ebrei romani contro Fiamma Nirestein. A dare la notizia è stato oggi il quotidiano israeliano Haaretz che ha riportato di un incontro avvenuto a Roma giovedì scorso in cui il presidente della comunità ebraica romana Ruth Dureghello e il rabbino capo Riccardo di Segni hanno chiesto al
capo dello Stato israeliano Reuven Rivlin di intervenire per bloccare la nomina di Fiamma Nirenstein alla carica di ambasciatore di Israele in Italia, voluta dal premier e ministro degli Esteri Benyamin Netanyahu.
Dureghello e Di Segni, sostiene Haaretz, hanno espresso forte preoccupazione per le possibili ripercussioni negative di quella nomina,
sia per le relazioni fra Italia ed Israele sia per la comunità ebraica italiana.

In particolare essa rischierebbe di rilanciare nei confronti degli ebrei italiani le accuse di «doppia lealtà». Secondo Haaretz, Rivlin ha però respinto l'appello, pur comprendendone le motivazioni. La
nomina degli ambasciatori, avrebbe precisato, resta una prerogativa esclusiva del governo.

«È stato un incontro privato tra noi e il presidente di Israele Reuven Rivlin. Non voglio commentare ricostruzioni giornalistiche su un incontro che era e resta privato», ha detto da parte sua Duraghello contattata dall'ANSA in Albania, dove si trova per una conferenza assieme al rabbino Di Segni.

Proprio Di Segni all'indomani dell'annuncio della nomina aveva tagliato corto: «'Fiamma Nirenstein? Una bravissima giornalista»'.

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Gli ebrei italiani premono su Israele contro Nirenstein ambasciatrice
Incontro privato fra il rabbino capo di Roma Di Segni e il presidente Rivlin- "La sua doppia identità e la militanza nella destra possono danneggiarci". Nirenstein è quasi del tutto identificata con la destra in Italia e ciò può avere conseguenze negative perché il governo è di sinistra.
di Maurizio Molinari


GERUSALEMME - Ripensate la nomina di Fiamma Nirenstein ad ambasciatrice d'Israele in Italia: a recapitare questo messaggio al presidente Reu-ven Rivlin è stato il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, durante un incontro privato a cui erano presenti il presidente delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, e il presidente della Comunità di Roma, Ruth Dureghello.
A rivelare i contenuti del colloquio è il quotidiano «Haaretz» con un racconto dettagliato firmato da Barak Ravid, commentatore politico, citando fonti israeliane testimoni di quanto avvenuto. Il colloquio si è svolto nella sala privata della Sinagoga di Roma, a margine del discorso pubblico rivolto da Rivlin alla comunità locale. In quella sede, a porte chiuse, Di Segni ha fatto presenti due obiezioni che «Haaretz» riassume così. Primo: «Grande preoccupazione per l'impatto negativo per la Comunità ebraica e le relazioni fra Israele e Italia» per la sovrapposizione fra le due identità di Nirenstein. Secondo: «Nirenstein è quasi del tutto identificata con la destra in Italia e ciò può avere conseguenze negative perché il governo è di sinistra».
Dietro le tesi espresse da Di Segni, affiancato da Gattegna e Dureghello, ci sono alcune recenti prese di posizioni pubbliche, molto critiche. Su «Moked», il portale dell'ebraismo italiano, l'anglista Dario Cali-mani ha espresso «il dubbio che una persona che ha avuto un ruolo attivo e assai visibile nella vita politica italiana, con incarichi istituzionali, ricopra in Italia un ruolo di rappresentanza di Israele». E Alberto Heimler, su «Pagine Ebraiche», si è chiesto: «E compatibile la fedeltà completa a un altro Paese da parte di qualcuno che fino a ieri rappresentava il popolo italiano in Parlamento?».
II ruolo della Diaspora
Rivlin ha declinato la richiesta di intervento diretto sulla nomina di Nirenstein, fatta dal premier e ministro degli Esteri Benjamin Netanyahu nel novero delle scelte di «ambasciatori politici», facendo presente che «non possiedo autorità né responsabilità per intervenire su tale materia». Ma chi ha ascoltato il discorso di Rivlin nella Sinagoga di Roma ha recepito attenzione per le istanze sollevate, h dove ha affermato che «lo Stato di Israele deve tenere conto delle opinioni delle Comunità della Diaspora» perché «è finito il tempo in cui, quando io ero bambino, Israele decideva e la Diaspora doveva limitarsi a eseguire».
Se «Haaretz» ha dato risalto alle obiezioni dei rappresentanti degli ebrei italiani è perché nel processo di selezione di un ambasciatore il ministero degli Esteri di Gerusalemme tiene, per tradizione, conto delle opinioni della Comunità locale. Non è un obbligo di legge e non sono vincolanti ma è una convenzione creatasi nel tempo che a volte è stata decisiva: per esempio nel 2004 il ministro degli Esteri Ehud Olmert voleva designare ambasciatrice a Londra, con nomina politica, Dalia Itzik, primo presidente donna della Knesset, ma le proteste della Comunità ebraica londinese spinsero il premier Ariel Sharon a preferirle il diplomatico di carriera Zvi Heifetz.
Netanyahu va avanti
A confermare che «Haaretz», giornale progressista molto critico del premier, punti a sfruttare la nomina di Nirenstein per indebolire Netanyahu ci sono le fonti interne al ministero che descrivono la giornalista italo-israeliana come «identificata con l'ala destra del Likud» avversaria di Rivlin. Nirenstein non replica ad accuse e polemiche, lavora nella sua casa di Gerusalemme su procedure, documenti e briefing relativi al processo di nomina, in vista dell'approvazione formale da parte del comitato ad hoc del ministero degli Esteri. Rassicurata da numerose attestazioni di solidarietà e sostegno che le giungono tanto da ebrei italiani che da esponenti politici del nostro Paese, di diverso orientamento politico: documenti che la rassicurano sull'infondatezza delle tesi sollevate contro la sua designazione.
(La Stampa, 9 settembre 2015)

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