L'imam di Capodistria in sinagoga a Trieste



Invitato per la Festa delle luci: Uniti dall'impegno per la convivenza
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Invitato per la Festa delle luci: "Uniti dall'impegno per la convivenza"


TRIESTE Una semplice, cordiale stretta di mano all’ingresso del tempio e un addetto che mostrava alla piccola delegazione i banchi da occupare in prima fila: è avvenuto così l’ingresso dell’imam di Capodistria Nevres Mustafic nella sinagoga di Trieste, la sera di giovedì scorso. Era la prima volta di un sacerdote musulmano, almeno a memoria della dirigenza della comunità ebraica. Un incontro significativo, quasi “prezioso” di questi tempi, voluto per dare un segnale preciso contro la barbarie da una parte e la deriva della diffidenza verso “l’altro” dall’altra.

«Tutti i fedeli delle grandi religioni monoteiste si capiscono reciprocamente nel nome di una credenza comune improntata alla pace e alla tolleranza - ha dichiarato Mustafic -: si tratta di valori universali che tutti noi, qui presenti stasera, siamo lieti di perseguire e di indicare agli altri». A ricevere l’imam, giunto in rappresentanza del mufti di Slovenia Nedzad Grabus, il rabbino Eliezer Di Martino e il presidente della comunità ebraica Alessandro Salonicchio. L’occasione è stata l’apertura, per il secondo anno di seguito, della sinogoga alla cittadinanza per la Festa delle luci, la Hannukkah ricorrenza ebraica che celebra la riconsacrazione nell’antichità del Tempio di Gerusalemme dopo la cacciata degli ellenici che avevano occupato la regione. «Abbiamo sempre mantenuto ottime relazioni con la comunità bosniaca - ha spiegato Di Martino - e sono molto contento della loro presenza qui. È un gesto di fratellanza importante specie in questo periodo, quando è ancora più necessario esprimere l’attitudine alla pace e alla convivenza».
«Mi sento a mio agio qui, bene accolto» ha commentato di rimando l’imam “transfrontaliero” con a fianco il propiziatore dell’invito, il presidente della comunità bosniaca triestina Semso Osmanovic, e i rappresentanti delle altre religioni, oltre alle autorità civili. «Per questo - ha aggiunto il sacerdote musulmano - sono felice di poter confermare anche oggi la nostra appartenenza a quel Islam, che è maggioritario, che persegue il dialogo e i principi della convivenza. Abbiamo già chiaramente condannato gli ultimi gravi fatti accaduti in Europa. Sono crimini contro l’umanità. Non è necessario aggiungere altro».
Seguendo il rito della Hannukkah, un gruppo di bambini ha acceso il lume di un candelabro sull’altare e poi è stato dato il via a “Caffé Odessa”, show cantato e parlato che porta lo spettatore nel quartiere ebraico della città sul Mar Nero, che tanto ha in comune con Trieste come storia, pluralità etniche e “civiltà” del caffè. Un collage musicale, dalle melodie d'Oriente ai canti nati nei kibbutz, al jazz mescolando yiddish, ebraico, ladino, inglese, spagnolo: convivenza pienamente riuscita. Almeno nel pentagramma e sul palco.

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