Bassel Oudat I rifugiati in Siria – accolti con cautela


Dieci anni fa l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite scelse il 20 giugno come Giornata Mondiale dei Rifugiati. In corrispondenza di questa occasione siamo incoraggiati a rivolgere la nostra attenzione ai problemi e alle questioni dei rifugiati e degli altri sfollati nei loro paesi d’origine. Secondo le statistiche dell’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, la Siria è il primo tra i paesi arabi e il terzo nel mondo – dopo Iran e Pakistan – per quanto riguarda l’accoglienza dei rifugiati. Attualmente rappresentano il 6% dei rifugiati nel mondo, per lo più palestinesi e iracheni, ma anche provenienti dal Sudan, dall’Afghanistan e dalla Somalia. In effetti, il 10% della popolazione della Siria è costituito da rifugiati.Dieci anni dopo che la Siria ha aperto i confini ai rifugiati arabi, soprattutto a palestinesi e iracheni, queste comunità sono notevolmente cresciute di numero all’interno della Siria, costituendo un crescente fardello per coloro che dovrebbero fornir loro assistenza. Nel corso degli anni, soprattutto nei periodi di crisi, l’assimilazione di queste comunità e il soddisfacimento dei loro bisogni di base sono stati un peso per il governo siriano.La prima ondata di profughi in Siria ebbe luogo nel 1948 dopo la creazione dello Stato d’Israele, quando centinaia di migliaia di persone lasciarono, o furono costrette a lasciare la Palestina. La Siria accolse 85.000 profughi palestinesi a quel tempo, secondo la United Nations Relief Works Agency for Palestinian Refugees (UNRWA). A questa ondata di profughi ne seguirono altre dopo la guerra del 1967, portando il numero dei palestinesi in Siria a più di 450.000.La Siria ha offerto ospitalità anche a decine di migliaia di iracheni fuggiti al regime di Saddam Hussein. A partire dal 2003, dopo la caduta del regime di Saddam, la Siria è diventata meta di 1,5 milioni di rifugiati iracheni in fuga dalla guerra americana e dalla pericolosa situazione in cui versava l’Iraq, e da persecuzioni e detenzioni arbitrarie.

Nel corso degli ultimi decenni, hanno fatto il loro ingresso in Siria anche alcune migliaia di rifugiati provenienti da altri paesi arabi, tra cui il Sudan e la Somalia. Anche qualche centinaio di afghani e di arabi iraniani hanno cercato rifugio in Siria, portando il numero dei profughi a circa due milioni. I problemi dei rifugiati arabi in Siria sono direttamente collegati alla situazione nei loro paesi d’origine, e il loro numero oscilla a seconda dello stato della sicurezza in quei paesi. I profughi palestinesi, ad esempio, sono direttamente dipendenti dalla pace arabo-israeliana e dalle relazioni inter-palestinesi. Per quanto riguarda i rifugiati iracheni, la loro situazione dipende dallo stato della sicurezza in Iraq e dai conflitti politici intra-iracheni.Il governo siriano ha affrontato la questione dei rifugiati in una maniera particolare, prendendo in considerazione i legami nazionali e le condizioni umanitarie da un lato, e gli interessi politici dall’altro. Nel frattempo, l’apparato di sicurezza siriano segue da vicino i movimenti di tutti i profughi all’interno dei confini siriani.I profughi palestinesi non possono acquisire la cittadinanza siriana, allo scopo di difendere l’identità palestinese. Circa il 25% di questi rifugiati vive nei 10 campi profughi ufficiali, mentre un altro 25% risiede in tre campi non ufficiali sorvegliati dalle forze di sicurezza siriane. Il restante 50% dei rifugiati vive in varie città siriane. I profughi palestinesi hanno il diritto di frequentare scuole e università gratuitamente, così come hanno diritto all’assistenza sanitaria gratuita negli ospedali pubblici. Viene loro permesso di lavorare sia nel settore pubblico che privato, e di assumere incarichi pubblici. Svolgono il servizio militare nell’Esercito di Liberazione della Palestina, in coordinamento con le forze armate siriane. Sono autorizzati a possedere un’abitazione, ma non terreni agricoli. Complessivamente, hanno quasi tutti i diritti dei cittadini siriani, compreso il fatto di ricoprire alte posizioni governative ad eccezione degli incarichi politici. Damasco ha anche offerto loro lo stato di residenti permanenti, che non deve essere rinnovato, così come passaporti speciali, in base ai quali la Siria svolge il ruolo di garante nei loro confronti durante i loro viaggi all’estero.

Gli iracheni, invece, possono possedere proprietà e investire nell’economia, ma non viene loro dato lo stato di residenti permanenti. Viene infatti richiesto loro di rinnovare il permesso di soggiorno ogni tre mesi e, in alcuni casi eccezionali, una volta all’anno. Gli studenti iracheni possono frequentare le scuole siriane gratuitamente, e possono beneficiare dell’assistenza sanitaria gratuita negli ospedali pubblici. Tuttavia, hanno bisogno di permessi di lavoro per poter avere un’occupazione. L’UNHCR ha aperto degli uffici speciali con lo scopo di aiutarli in tutti gli aspetti della loro vita. In effetti, l’UNHCR ha aperto il più grande campo profughi del mondo a Duma, nella zona orientale di Damasco.La Siria si è assunta inoltre la responsabilità di garantire che ci siano infrastrutture adeguate per sostenere due milioni di abitanti temporanei. Di conseguenza, ha dovuto sopportare carenza d’elettricità e d’acqua a causa del gran numero di iracheni giunti in un breve lasso di tempo. Nel frattempo, i settori dell’istruzione e del lavoro sono stati sovraccaricati dall’elevato numero di inaspettati beneficiariSe da una parte la logica che sta dietro la scelta della Siria di accogliere i rifugiati arabi fuggiti dalla guerra è dettata da ragionamenti di carattere umanitario e legati al nazionalismo arabo, dall’altra Damasco ha cercato di trarre alcuni vantaggi da questa politica. La Siria vuole diventare una potenza regionale in grado di esercitare una propria influenza sulle questioni relative ai rifugiati. E’ diventata uno degli attori principali per quanto riguarda la questione palestinese, in particolare dopo che i leader della maggior parte delle fazioni politiche e militari palestinesi hanno scelto di stabilirsi a Damasco. Esse includono l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, ed altri leader, e (più tardi) Hamas, la Jihad Islamica e altri gruppi della resistenza palestinese. La maggior parte di questi gruppi, ad eccezione dell’OLP, coordina strettamente le proprie attività politiche e pubbliche con Damasco.La Siria ha respinto le pressioni da parte degli Stati Uniti affinché espellesse i leader dei gruppi della resistenza palestinese dal suo territorio, insistendo sul fatto che le loro attività mediatiche, politiche e sociali in Siria esprimono le ambizioni dei rifugiati palestinesi. La Siria ha anche ospitato esponenti di spicco del partito Baath iracheno, il quale si oppone all’occupazione americana dell’Iraq e al regime iracheno in carica. Inoltre, vari leader tribali iracheni e alti ufficiali provenienti dalle ex forze armate irachene sono stati autorizzati a continuare le loro attività in Siria, e mantengono un coordinamento politico con Damasco una volta tornati in Iraq per partecipare al processo politico in loco.Oggi, la Siria ha alleati influenti all’interno dell’Iraq, e ha fermamente rifiutato di consegnare al governo in carica a Baghdad membri del partito Baath iracheno o capi dell’ex esercito iracheno accusati di aver pianificato operazioni militari in Iraq.Senza dubbio, la Siria ha dovuto sopportare il fardello di ospitare due milioni di profughi arabi e ha concesso ad alcuni di essi diritti che non avrebbero ottenuto in nessun altro paese. Li ha accolti a braccia aperte e non li ha costretti ad andarsene, nonostante il loro grande numero che ha danneggiato l’economia e le condizioni di vita siriane.Il ritorno dei profughi palestinesi dalla Siria in Palestina è diventato una questione complicata, e il loro caso rappresenta una battaglia difficile, a prescindere dalla soluzione che si vuole ricercare. Lo stesso vale per i profughi iracheni, alcuni dei quali sono stati in Siria per sette anni. Il fardello che la Siria deve sopportare continua a crescere, e sebbene l’ospitalità siriana sia stata generosa, ciò non significa che Damasco non possa cambiare il proprio atteggiamento. Ciò sarebbe particolarmente vero se la costante presenza dei rifugiati dovesse minacciare la sicurezza nazionale della SiriaI rifugiati in Siria – accolti con cautela


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