Giorgio Bernardelli :Anche i muri hanno squarci



Due donne che stanno dalla parte opposta della barricata e che - scrivendosi - hanno cominciato ad aprire un varco. E un insegnante beduino di religione musulmana che si è iscritto a un concorso internazionale sulla Bibbia ebraica. Sono due nuove storie in quella galleria infinita di umanità che attraversa Israele e la Palestina e che - quotidianamente, contro ogni evidenza - continua ad alimentare la speranza nella pace in Terra Santa.Partiamo dalle due donne, l’israeliana Daniela Norris e la palestinese Shireen Anabtawi: sono le autrici di Crossing Qalandiya, un libro molto particolare uscito in Gran Bretagna qualche mese fa e che sta per arrivare anche nelle librerie israeliane, tradotto in ebraico dalla casa editrice Sifriat Poalim di Tel Aviv. Crossing Qalandiya (in italiano Attraversare Qalandiya, cioè varcare il più importante deicheck-point tra Gerusalemme e Ramallah) è la storia personale di queste due donne. Entrambe per un periodo di tempo hanno vissuto a Ginevra: Daniela era consigliera presso la rappresentanza di Israele presso gli uffici dell’Onu, Shireen - già direttore delle pubbliche relazioni della Palestinian Investment Agency a Ramallah - lavorava nella delegazione palestinese. A un ricevimento - all’inizio del 2008 - capita che un’amica le faccia incontrare e le lasci sole a chiacchierare. Per entrambe - come capita spesso a tanti israeliani e tanti palestinesi - è la prima volta che incontrano davvero una persona «che sta dall’altra parte». Ma la sorpresa è scoprire quante cose queste due donne, entrambe mamme di bambini piccoli, hanno tra loro in comune. Così cominciano a frequentarsi qualche volta a Ginevra. E quando tutte e due rientrano in Medio Oriente (dove non possono più incontrarsi) iniziano a scriversi da Tel Aviv e da Ramallah.Solo che - ovviamente - nel proprio contesto non è più così facile: tra le ultime notizie sui figli e una ricetta di cucina, le questioni legate al conflitto emergono. Daniela e Shireen non sono donne che fanno parte di particolari gruppi pacifisti: fino al loro incontro hanno respirato come tutti gli altri i pregiudizi sul «nemico» che attraversano le proprie società. Però - in nome di un’amicizia che sta nascendo - giocano a carte scoperte: provano con sincerità ad aiutarsi a capire. E pian piano dentro di loro qualcosa cambia. Nel mezzo della corrispondenza scoppia anche l’ultima guerra a Gaza e allora le lettere diventano faticose. Ma vanno avanti. E alla fine le due donne decideranno che devono assolutamente incontrarsi di nuovo. Ovviamente a Qalandiya.È un libro davvero bello Crossing Qalandiya perché contiene pagine molto vere e tanta voglia di capirsi a vicenda. Ora esce in ebraico, ma stanno già cercando il modo per pubblicarlo anche in arabo (e sarebbe davvero bello se anche qualche editore italiano decidesse di scommetterci). Tra l’altro è un piccolo fenomeno editoriale che - molto più che attraverso i circuiti ufficiali - sta crescendo sui social network. Per chi è interessato anche su Facebook c’è un gruppo legato a Crossing Qalandiya.L’altra storia che vi propongo questa settimana in realtà è uscita sul sito di Yediot Ahronot qualche tempo fa, ma vale assolutamente la pena di recuperarla. L’antefatto è che il governo Netanyahu ha deciso di riportare in auge anche per gli adulti un concorso sulla conoscenza della Bibbia ebraica. Una gara del genere esiste tra i ragazzi delle scuole (e tra l’altro proprio il figlio del premier quest’anno è arrivato in finale), ma dal 1981 non si teneva più l’analogo «torneo» per gli adulti. Nel revival dell’identità ebraica che è uno degli assi portanti dell’attuale governo israeliano si è deciso di ripristinarlo: sono partite le iscrizioni che porteranno alla finale; si terrà ad Hannukah(in dicembre) e vedrà competere tra loro i 14 migliori. Proprio in questi giorni è in corso la prima selezione. Con sorpresa - però - Israele ha scoperto che tra gli oltre 1.650 iscritti c’è anche un giovane beduino di religione musulmana; Shadi Abu Arar è un insegnante di letteratura ebraica in una scuola di Dimona e sogna da arabo di vincere il titolo. «Mi sono avvicinato alle scienze bibliche fin da quando ero bambino - ha raccontato Abu Arar -. Trovo molti punti in comune tra la Bibbia e il Corano. Il fatto che io mi sia concentrato sullo studio della Bibbia non sostituisce o contraddice il Corano. Sono una persona che vuole la coesistenza tra arabi ed ebrei e penso che ciascuno dovrebbe conoscere la cultura e le sacre scritture dell’altro. Sto facendo semplicemente questo».È di questo tipo di «semplificazioni» che abbiamo tutti tanto bisogno.Anche i muri hanno squarci

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