LA MESSA AL BANDO DEL NIQAB IN SIRIA È PARTE DI UNO SCONTRO ALL’INTERNO DELL’ISLAM STESSO

Silenziosamente, lontano dal clamore che ha accompagnato il voto francese sulla messa al bando del niqab nei luoghi pubblici e gli appelli del deputato conservatore britannico Philip Hollobone per imporre il divieto in Gran Bretagna, il governo siriano ha emanato il proprio, più circoscritto, bando, allontanando dalle scuole pubbliche quelle insegnanti che indossano il velo integrale.A prima vista, una simile mossa potrebbe suscitare perplessità: la Siria, con decine di sette religiose e con un governo nominalmente laico, è riuscita per decenni ad avere un approccio non intrusivo, almeno quando si tratta della sfera religiosa privata. Ma l’incremento del sentimento religioso fra la popolazione ha scosso i vertici governativi: con l’aumentare delle manifestazioni pubbliche di devozione, e a seguito di un inconsueto attacco terroristico attribuito agli islamici, avvenuto a Damasco due anni fa, il governo sembra intenzionato ad ostacolare il fanatismo religioso.Il divieto dell’uso del niqab nelle scuole pubbliche rappresenta un espediente piuttosto blando ma, pur nel suo ambito ristretto, può essere inteso come un messaggio. Anche l’Egitto ha promosso un bando simile (in sede di esami universitari), un’iniziativa osteggiata dagli islamici ma difesa nelle aule dei tribunali. Tuttavia, la battaglia della Siria contro gli islamici e contro appariscenti simboli islamici è parte di uno scontro più ampio, uno scontro all’interno dell’Islam stesso. L’Islam politico si sta diffondendo sia nel mondo arabo, sia nei paesi a maggioranza musulmana. Gli sviluppi di questo dibattito sono estremamente importanti, poiché interessano anche le comunità musulmane dell’Occidente.

La controversia, in sostanza, supera la questione del limite esistente fra sfera personale e politica. Governi sostanzialmente laici hanno cercato di tenere la religione fuori dalle istituzioni dello stato; gli islamici vogliono che la loro fede guidi quelle istituzioni. La dimensione personale è stata pure progressivamente politicizzata, con sempre più donne che si coprono il capo o indossano il velo in Siria e nella maggior parte dei paesi a maggioranza musulmana. Quest’accresciuta religiosità rappresenta per il governo siriano una minaccia al suo assetto istituzionale, laico e autoritario. Coloro che considerano la fede come faro delle loro esistenze vogliono che sia così anche per i loro leader. Gli islamici costituiscono la principale forza di opposizione nella regione: se domani ci fossero elezioni libere ed imparziali, vincerebbero gli islamici. Ma se i difensori del laicismo vedono le loro ragioni indebolirsi fra la gente comune, dalla parte opposta perfino gli islamici subiscono pressioni affinché diventino più conservatori. Queste sollecitazioni provengono dal salafismo, una versione dell’Islam austera e meno tollerante, che negli ultimi trent’anni ha guadagnato rapidamente terreno.

I salafiti tendono a ritirarsi all’interno di enclavi, contro quella che essi considerano la corruzione della società, e spesso ritengono che la politica organizzata usurpi l’autorità divina. È importante riconoscere che sebbene il salafismo sia ancora una corrente minoritaria nel mondo islamico, la sua influenza si sente in maniera considerevole. Gli islamici, attenti alle critiche degli austeri salafiti che li accusano di compromettersi troppo con l’autorità politica, talvolta hanno reagito avvicinandosi alla destra, per rafforzare il loro ruolo di possibile forza d’opposizione.Si tratta di una questione complessa ed in evoluzione, che ha radici profonde, ma è poco considerata in Occidente. Comunque è una questione importante, perché la stessa situazione concerne le comunità islamiche dell’Europa e del Nord America. Quale forma possa prendere l’Islam in Occidente – quanto liberali, partecipi, osservanti saranno le comunità musulmane – dipenderà da questo dibattito, (e non solo per quanto riguarda le comunità musulmane: l’acuirsi dell’identità religiosa si avvertirà in tutto il panorama politico).La messa al bando del niqab in Francia rientra in questa tematica, ma non è affatto chiaro se un qualsiasi divieto potrà influenzare positivamente il dibattito. Le femministe siriane hanno apprezzato il veto, affermando che esso protegge i diritti umani e lo spazio pubblico laico. È stata detta praticamente la stessa cosa in merito al divieto in Francia. Tuttavia, è difficile capire come la politicizzazione di quella che dovrebbe essere una questione personale possa fare qualcosa di diverso che suscitare allarme.

Faisal al Yafai è un giornalista e scrittore i cui articoli sono apparsi su quotidiani come il Guardian e The National (Emirati Arabi Uniti)La messa al bando del niqab in Siria è parte di uno scontro all’interno dell’Islam stesso

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