Tribunale Hariri, un’ombra che aleggia sulla politica libanese



1 L’attuale capo del governo libanese Saad Hariri era stato uno dei più accesi sostenitori del Tribunale speciale per il Libano (Tsl), che avrebbe dovuto far luce sull’uccisione del padre (l’ex premier Rafiq) avvenuta in un attentato dinamitardo nel febbraio 2005. Negli auspici del leader della coalizione “14 marzo” (dal nome di una grande manifestazione antisiriana tenuta nel 2005), la corte internazionale nominata dalle Nazioni Unite avrebbe dovuto portare allo scoperto le responsabilità di Damasco negli avvenimenti di cinque anni fa, diventando così una potente arma nelle mani del fronte filo-occidentale. Adesso, con la sentenza del Tsl che si fa prossima, il capo dell’esecutivo di Beirut preferirebbe volentieri tornare indietro e mettere una pietra sull’intera la questione.
A determinare il cambio di rotta sono i profondi mutamenti di alleanze avvenuti in Libano e nella regione nell’arco degli ultimi cinque anni e in particolare l’avvicinamento compiuto dalla coalizione 14 marzo nei confronti della Siria e del suo principale alleato libanese, il movimento sciita HezbollahI nuovi equilibri politici - che stanno garantendo una certa stabilità al Paese dei cedri dopo un lungo periodo di turbolenze culminato nel maggio 2008 - potrebbero saltare qualora venissero confermate le indiscrezioni degli ultimi mesi, secondo cui il tribunale Onu si appresterebbe ad accusare proprio Hezbollah per la morte di Hariri.
Le voci di un’incriminazione della formazione sciita, diffusepoco più di un anno fa dalla stampa tedesca, stanno ricevendo conferme nelle ultime settimane e stanno creando non poca agitazione sulla instabile scena politica nazionale. La settimana scorsa è stato lo stesso leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah a intervenire sulla questione, confermandole accuse nei confronti del proprio movimento. In un discorso tenuto lo scorso 16 luglio, Nasrallah ha accusato il tribunale internazionale di far parte di un “complotto israeliano”. Nella stessa occasione ha invitato gli esponenti dell’attuale maggioranza parlamentare di Beirut a respingere le eventuali imputazioni del Tsl e a rinnegare le accuse mosse per proprio conto contro Damasco e i suoi alleati. La formalizzazione di un’accusa contro Hezbollah non danneggerebbe solo il movimento sciita, ma anche lo stesso primo ministro che lo scorso novembre ha accolto Nasrallah e soci in un nuovo governo di unità nazionale.Si spiega così il fatto che diversi esponenti della maggioranza libanese si stiano dando da fare nelle ultime ore per prendere le distanze, a priori, dalle conclusioni del Tsl. Lo stesso Saad Hariri – seconco quanto ha riferito Nasrallah nel suo intervento – ha già perdonato Hezbollah, definendo in anticipo gli eventuali imputati “cani sciolti” e non membri organici di Hezbollah. “Il Tsl – ha dichiarato al New York Times Elias Muhanna, autore del blog politico libanese Qifa Nabki – era una carta da giocare contro la Siria, ma adesso sembra che tutti vogliano sbarazzarsene. E’ quasi come se nessuno volesse più sapere chi ha ucciso (Rafiq) Hariri”Tribunale Hariri, un’ombra che aleggia sulla politica libanese


4 Omicidio Hariri: “Il Tsl accusa un alto esponente di Hezbollah”Il Tribunale speciale per il Libano (Tsl), incaricato dalle Nazioni Unite di far luce sull’omicidio dell’ex premier libanese Rafiq Hariri (avvenuto nel febbraio 2005 a Beirut), si appresterebbe a incriminare Mustafa Bader a-Din, una figura centrale del movimento sciita Hezbollah.
La notizia, diffusa ieri notte dalla rete israeliana Channel 1, è stata ripresa questa mattina dai principali media dello Stato ebraico.
“Polveriera libanese”
Bader a-Din, noto anche come Elias Saab, è il cognato di Imad Mughniyeh, il capo militare di Hezbollah
ucciso a Damasco nel febbraio 2008 in un attentato che lo stesso Partito di dio ha attribuito al Mossad, il servizio segreto israeliano.Nei giorni scorsi anche sulla stampa libanese erano circolate indiscrezioni secondo cui il tribunale Onu, guidato dal procuratore generale Daniel Bellemare, sarebbe stato intenzionato a incriminare esponenti di Hezbollah.
Le voci erano state confermate anche dal leader partito libanese, Hassan Nasrallah, che a tal proposito aveva parlato di un “complotto” ordito da Israele.
Di sicuro un’eventuale incriminazione di un dirigente di spicco di Hezbollah avrebbe gravi conseguenze per la stabilità del Paese dei cedriIl Libano - ha commentato ieri sera Channel 1 - è seduto su una “polveriera”, che esploderà quando il Tsl indicherà Badr el-Din come principale sospettato.Omicidio Hariri: “Il Tsl accusa un alto esponente di Hezbollah”


2  Il Libano chiede “aiuto” a Siria e Arabia saudita  Garantire la stabilità della regione e impedire che il Libano piombi in una nuova escalation di violenze, simile a quella che nella primavera 2008 porto il paese sull’orlo della guerra civile.È l’obiettivo non secondario che si pone il vertice organizzato stamani a Beirut tra il presidente siriano Bashar Assad, il sovrano saudita Abdullah e il presidente libanese, Michel Suleiman.Oltre che sancire lo storico riavvicinamento tra Siria e Arabia saudita, infatti, l’incontro di oggi riveste un’importanza fondamentale soprattutto per il futuro dello stesso Libano.A minacciare la ritrovata stabilità libanese sono le voci insistenti, diffuse dai media nazionali ed esteri, secondo cui il Tribunale speciale per il Libano (Tsl), incaricato dall’Onu di far luce sull’assassinio dell’ex premier Rafiq Hariri, sarebbe intenzionato ad accusare degli alti esponenti di Hezbollah.Un’eventuale incriminazione del partito sciita, che nei mesi scorsi ha messo da parte l’ostilità nei confronti dei partiti filo-occidentali per entrare a far parte del nuovo governo di unità nazionale libanese, rimetterebbe in discussione tutti gli equilibri politici e aprirebbe la strada a nuovi conflitti interni.Compito di evitare che questo scenario diventi realtà spetterà anche a Damasco e Riyadh, due grosse potenze regionali che per lungo tempo hanno fatto proprio da riferimento per le fazioni politiche in lotta in Libano, condizionando così la sua politica interna.Per il re Abdullah si tratta della prima visita a Beirut nella veste di re, mentre Assad arriva dopo otto anni di assenza e dopo le tensioni degli ultimi cinque anni, successive proprio all’omicidio Hariri.Il Libano chiede “aiuto” a Siria e Arabia saudita

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