Ian Buruma : " l'abbraccio dei falsi amici non aiuta Israele"

 CORRIERE della SERA di oggi, 04/01/2011, a pag. 34


   Da qualche tempo Israele accoglie a braccia aperte alcuni personaggi piuttosto strani. Il populista olandese Geert Wilders è un assiduo frequentatore, sempre pronto ad annunciare a platee entusiaste che Israele è in prima linea nella lotta dell’Occidente contro l’Islam. A dicembre una delegazione di politici europei di estrema destra ha visitato gli insediamenti ebraici nei territori occupati della Cisgiordania, e la loro dichiarazione che queste zone sono anch’esse «terra di Israele» ha riscosso unanime compiacimento. Alcuni tra questi «amici di Israele» rappresentano partiti politici, la cui base popolare — per dirla con una certa diplomazia — non è tradizionalmente nota per i sentimenti di fratellanza verso gli ebrei. Heinz-Christian Strache, per esempio, è a capo del Partito della libertà, in Austria, che fece il suo esordio, sotto la guida del defunto Jörg Haider, cercando attivamente consensi presso gli ex nazisti. «Rafforziamo il nostro sangue viennese» è uno dei tanti slogan della campagna elettorale che incarnano l’ideologia di Strache. Il suo collega belga Filip Dewinter rappresenta un partito nazionalistico fiammingo che si macchiò di collaborazionismo sotto l’occupazione nazista. Certo, persino i politici di destra in Europa evitano accuratamente ogni riferimento antisemitico. Wilders, per esempio, si dichiara ostentatamente a favore degli ebrei. Tutti questi nuovi partiti di destra amano ribadire l’importanza dei cosiddetti «valori giudaico-cristiani» , da difendere contro l’avanzata dell’ «islamofascismo» . Tutti coloro che criticano la politica israeliana — che siano di sinistra o di tendenze liberali— ci tengono a sottolineare che l’antisionismo non coincide affatto con l’antisemitismo. È ugualmente vero che essere amico di Israele non significa necessariamente essere amico degli ebrei. Richard Nixon, per esempio, che diceva degli ebrei «non ci si può fidare di quei bastardi» , era al contempo un grande ammiratore di Israele. Gli ultimi duemila anni, anzi, hanno dimostrato che l’antisemitismo è perfettamente compatibile con il culto di un celeberrimo ebreo, chiamato Gesù di Nazareth. Negli Stati Uniti, tra i più tenaci difensori del sionismo intransigente troviamo i cristiani evangelici, i quali sono profondamente convinti che gli ebrei che respingono la conversione al cristianesimo dovranno aspettarsi prima o poi la tremenda punizione divina. Talvolta, gli amici sbagliati possono rivelarsi utili. Quando percorreva l’Europa, sul finire dell’ 800, per lanciare il suo progetto di fondazione di uno stato ebraico, Theodor Herzl non di rado venne contrastato e respinto dagli ebrei ricchi e potenti, che vedevano in lui un sobillatore. Il sostegno gli giunse invece dai protestanti devoti, i quali erano convinti che gli ebrei dovessero vivere nella loro Terra Santa, e non in Europa. Subito dopo la nascita dello Stato ebraico, i primi amici europei di Israele furono spesso personalità di sinistra, che ammiravano la vita di comunità nei kibbutz e vedevano in Israele un grande esperimento socialista, condotto da vecchi ideologi di sinistra, come David Ben-Gurion. I sensi di colpa per l’Olocausto contribuivano a rafforzare queste posizioni. Le cose cominciarono a cambiare dopo la guerra del 1967, e ancor di più dopo la guerra del Kippur del 1973, quando apparve chiaro che Israele non avrebbe mai restituito ai palestinesi i territori conquistati. In seguito, quando Israele cominciò a costruire insediamenti nei territori occupati, l’ammirazione si trasformò in aperta ostilità. Per molti esponenti di destra, invece, proprio gli atti condannati dalla sinistra europea (e israeliana) si sono trasformati in motivo di ammirazione. Questi nuovi amici approvano l’uso indiscriminato della forza militare, il nazionalismo etnico e la costante oppressione dei palestinesi. Impazienti di riportare in vita una forma più militante di nazionalismo nei loro Paesi di origine, politici come Strache, Wilders e DeWinter vedono in Israele una sorta di modello— benché un modello da tempo ripudiato in Europa proprio per i funesti richiami al nazifascismo. Per screditare Israele, la sinistra antisionista paragona gli interventi militari a Gaza e in Cisgiordania alle atrocità naziste. È un espediente penoso, che si prefigge unicamente lo scopo di arrecare offesa. Contrariamente a quanto affermato dallo scrittore e premio Nobel José Saramago, gli interventi militari dell’esercito israeliano a Gaza non sono in nessun modo paragonabili ad Auschwitz. Altrettanto mendace è l’opinione, diffusa dai nuovi amici di estrema destra, che Israele sia in prima linea nella battaglia contro il fascismo. Tracciare analogie tra il fascismo e non solo il terrorismo islamico bensì l’Islam in genere e insinuare, come fanno i populisti di estrema destra, che l’Europa viva oggi sotto una minaccia simile al nazismo, è una deriva sbagliata e per di più pericolosa. Perché se così fosse allora tutte le misure intraprese contro i musulmani, per quanto brutali, sarebbero giustificate e davvero Israele si ritroverebbe in prima linea a fronteggiare l’ «islamofascismo» , e a impedire così una nuova Auschwitz. Ciò corrisponde al punto di vista di molti politici di estrema destra in Israele che trovano facilmente imitatori tra le file della nuova estrema destra in Europa. Siamo davanti a una tendenza pericolosa per varie ragioni. Innanzitutto, essa rende quasi impossibile una composizione pacifica del conflitto israelo-palestinese. Quanto più a lungo Israele, aizzato dei suoi falsi amici europei, continuerà a umiliare i palestinesi e a occupare le loro terre, tanto più a lungo l’odio e la violenza ostacoleranno la strada verso il compromesso, senza il quale non potrà esservi pace. Esiste tuttavia un’altra possibile conseguenza. Le false analogie con il passato banalizzano la storia. Se gli israeliani, o i palestinesi, sono equiparati ai nazisti, l’orrore per quanto fecero i veri nazisti finirà stemperato e sminuito. Sfruttare la storia per giustificare le violenze in corso non potrà funzionare per sempre. Non appena l’opinione pubblica smetterà di credere che Israele difende l’Occidente contro il fascismo, Israele verrà accusato di essere la causa di tutta la violenza che travaglia il Medio Oriente. E in ogni parte del mondo, verranno incolpati gli ebrei. In breve, i falsi amici di Israele si rivelano amici ancor più nefasti per l’intero popolo ebraico.

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