Jonathan Cook La sinistra sionista scrive il suo stesso necrologio

     Ehud Barak, ministro della difesa israeliano, sembra aver inferto il colpo finale alla sinistra sionista con la sua decisione di abbandonare il partito laburista e di creare una nuova fazione “sionista centrista” in seno al parlamento israeliano. Finora 4 parlamentari su 12 hanno annunciato la loro intenzione di seguirloLunedì 17 gennaio, poco dopo la conferenza stampa di Barak, i media israeliani hanno cominciato a lasciar intendere che il vero artefice della spaccatura del partito laburista fosse il primo ministro Benjamin Netanyahu il quale, secondo uno dei suoi collaboratori, l’avrebbe organizzata come un’ “operazione [militare] d’élite”.Netanyahu ha dei buoni motivi per volere che Barak rimanga nel governo più schierato a destra della storia di Israele. Egli ha fornito un’utile copertura diplomatica nel momento in cui Netanyahu ostacolava il processo di pace sponsorizzato dagli USA.Barak ha assunto volentieri il ruolo di “foglia di fico” del governo, pur di mantenere la sua carica che sovrintende all’occupazione dei palestinesi. Ma mentre il partito laburista diventava quasi un “one-man show”, è stato tormentato da rivolte, e i suoi deputati e alcuni ministri del governo hanno regolarmente minacciato di abbandonare la coalizione.Netanyahu, in ogni caso, nasconde uno scopo più vasto dietro il suo tentativo di scrivere il necrologio del partito laburista – ovvero quello di rafforzare il consenso interno attorno alla visione di una Grande Israele promossa dalla destra. Il primo ministro spera di disfare le ultime trame di quella Israele creata dai fondatori del sionismo laburista.L’impatto del partito laburista sul sionismo fu davvero formativo. Durante la guerra del 1948, i leader del partito fondarono Israele come uno stato socialista – benché si trattasse di uno strano tipo di socialismo che si preoccupava quasi esclusivamente del benessere della maggioranza ebraica, e si dedicava con cura alla discriminazione sistematica di un quinto dei suoi cittadini, che erano palestinesi.Nei tre decenni che seguirono, il partito laburista amministrò Israele praticamente come uno Stato fondato su un partito unico, dirigendo centralmente l’economia e le sue industrie più importanti tramite la federazione sindacale affiliata al partito, conosciuta come Histadrut.Il potere politico laburista si basava sul suo potere economico. La maggior parte della classe media e della classe operaia di Israele faceva affidamento sulle aziende di stato, sugli apparati di sicurezza, sul servizio civile e le imprese di governo – cosa che assicurava voti al partito laburista.Tuttavia, nel momento in cui l’economia israeliana cominciò a declinare, le sorti elettorali laburiste fecero lo stesso. Il partito di destra Likud – quello di Netanyahu – assunse il potere per la prima volta nel 1977, difendendo sia gli insediamenti che la privatizzazione economica. Queste iniziative indebolirono ulteriormente il partito laburista.Il partito si riprese solo nei primi anni ‘90, sotto l’ex generale Yitzhak Rabin, che lo reinventò come “partito della pace”. Rabin adottò gli accordi di Oslo che, come molti credevano, avrebbero alla fine portato alla creazione di uno stato palestinese.Il processo di Oslo aveva una sua logica economica, oltre che politica. Il partito laburista, che aveva perso la sua ragione di esistere a seguito della privatizzazione economica, promise allora che la pace regionale avrebbe aperto nuovi mercati redditizi a livello globale, specialmente in Cina e in India. L’ultra-nazionalismo del Likud veniva presentato come un ostacolo agli scambi economici e alla crescita.Ma la pace non si concretizzò, e la continua espansione degli insediamenti gradualmente dissuase i palestinesi dal credere nella buona fede di Israele. L’ultimo tentativo laburista di raggiungere un pace tra le due parti avvenne con il vertice di Camp David nel 2000. Quando Barak, allora primo ministro, non riuscì a raggiungere un accordo con i palestinesi sullo status finale, sostenendo di non avere “alcun partner per la pace” uccise l’incostante fronte della pace israeliano e rese il suo partito ancora una volta politicamente inutile.Negli anni seguenti, Barak continuò a indebolire il partito laburista. Entrando a far parte del governo Netanyahu, egli ha visibilmente rinnegato due pilastri ufficiali dei laburisti: la protezione dei poveri e l’impegno nel processo di pace.Con l’aiuto di Netanyahu, ora sembra aver definitivamente ucciso il partito laburista. Il suo partito centrista, noto come Atzmaut o “Indipendenza” – lavorando all’interno del governo – avrà la stessa piattaforma elettorale del grande partito israeliano di opposizione, Kadima.L’ideologia di Atzmaut, ha già fatto presente Barak, si allontanerà da quella dei laburisti. Ad una conferenza stampa egli ha criticato i suoi ex colleghi in quanto rappresentanti “della sinistra e del post-sionismo”.Avishai Braverman, un ministro del lavoro moderato e scontento fino alla spaccatura di Barak, ha risposto con amarezza che il nuovo partito sarà “nel migliore dei casi una bella copia del Likud, e nel peggiore una brutta copia di Lieberman” – facendo riferimento ad Avigdor Lieberman, il ministro degli esteri ultranazionalista.La spaccatura del partito laburista mette in evidenza sia il costante spostamento a destra del panorama politico israeliano che il tentativo ossessivo di Barak di anteporre le sue ambizioni personali ad ogni altra cosa. Il ministero della difesa è ormai diventato il suo feudo personale.Cosa ne sarà della sinistra sionista in Israele? I pochi deputati rimasti nel partito laburista probabilmente busseranno alla porta di Kadima, rifugio naturale per un numero crescente di essi, o si uniranno al piccolissimo partito di sinistra Meretz. Insieme, la sinistra sopravvissuta lotterà per avere lo stesso numero di parlamentari dei partiti arabi. Alle prossime elezioni, la sinistra sionista scomparirà dalla scena parlamentare.Tuttavia, non se ne dovrebbe piangere la scomparsa. Per decenni il suo declino è stato continuo.
Ciò che di buono la sua scomparsa potrebbe fare, è lasciare libero il panorama politico per l’emergere in Israele di una sinistra reale, che sia meno legata alla gravosa eredità del sionismo laburista, e che sia pronta a collaborare creativamente con i movimenti nazionali palestinesi. Questo è un esito che non è stato preso in considerazione nei complotti di Netanyahu.
Il fallimento del partito laburista offre una potente lezione per questa nuova sinistra. Il successo del vecchio partito dipendeva dalla sua capacità di offrire al pubblico israeliano non solo una visione politica, ma anche una visione economica. Gli israeliani non accoglieranno i compromessi necessari per ottenere la pace a meno che non ci siano degli incentivi materiali tali da spingerli a ritenere che valga la pena compiere tali sacrificiLa nuova sinistra già comprende il potere intimidatorio rappresentato dalle sanzioni internazionali che incombono su Israele. Ma deve anche offrire un incentivo al pubblico israeliano: una visione secondo la quale un’Israele in pace con i suoi vicini porterà ad una migliore qualità della vita.Questa sarà la prima formidabile sfida che la sinistra del dopo Barak dovrà affrontare

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