AMICIZIA SEMPRE PIÙ STRETTA TRA ISRAELE E SUD SUDAN


IKA DANO
Roma, 22 Dicembre 2011, Nena News – Amicizia sempre più stretta tra Israele e il Sud Sudan,  stato indipendente dallo scorso luglio. Martedì 20 dicembre il presidente sud-sudanese Salva Kiir si è recato in visita dal presidente israeliano Shimon Peres, incontrando anche il primo ministro Benjamin Netanyahu. Una visita poco sorprendente, visto lo storico supporto militare di Israele al Sudan meridionale. Dal giorno dell’Indipendenza, i rapporti con il neonato paese africano si stanno intensificando sempre più. Per ragioni strategiche, legate non solo alla “lotta al terrorismo islamico”.
“La scelta di Israele come una delle vostre prime destinazioni di visita ufficiale dimostra la profonda amicizia e la partnership naturale esistente tra il Sud Sudan e Israele” ha dichiarato il deputato israeliano Danny Aylon a Salva Kiir, secondo il quotidiano libanese al-Akhbar. Fonti israeliane riferiscono che l’ex capo del Movimento armato per la liberazione del popolo sudanese (SPLAM) avrebbe visitato il museo dell’Olocausto Yad Vashem prima di incontrare Peres e Netanyahu, con cui avrebbe discusso innanzitutto degli 8000 immigrati che dal Sud Sudan sono entrati illegalmente in Israele.
Una visita accolta con disapprovazione dal Sudan settentrionale, preoccupato dagli ottimi rapporti tra l’ex- provincia del sud  e lo stato ebraico, che nella guerra di indipendenza da Khartoum ha avuto un ruolo molto attivo. Il meeting diplomatico “si ripercuote sugli interessi del Sudan e sulla sua sicurezza nazionale – ha dichiarato il portavoce del ministero degli esteri sudanese Al Obeid Marawih  al quotidiano Sudan Tribune – specialmente alla luce del fatto che Israele e le sue lobbies costituiscono una parte significante della campagna internazionale per fomentare il conflitto nella regione occidentale del Darfur”.
Effettivamente, i buoni rapporti vanno ben aldilà delle problematiche migratorie. L’Africa dell’Est, ed in particolare Sudan, Kenia e Uganda sono state riconosciute da Israele come regione strategica di cui condividere il controllo con gli altri stati occidentali. Non per niente, alla visita di Salva Kiir a Tel Aviv è preceduta un mese fa quella del primo ministro keniota Raila Odinga a cui, secondo fonti internazionali, Israele avrebbe promesso un impegno militare maggiore nella lotta contro i ribelli islamisti somali.
In Sudan, sin dall’inizio delle lotte intestine negli anni 60, lo stato sionista ha attivamente supportato i ribelli del Sud con armi, addestramenti militari e mercenari inviati in aiuto alla guerra contro il regime.  Dopo anni di buoni rapporti, Khartoum aveva cambiato atteggiamento nei confronti di Tel Aviv in seguito alla Guerra dei Sei Giorni del 1967, e il colpo di stato del generale Omar Hassan al-Bashir nel 1989 ha portato al potere un governo fermo nella sua posizione ostile alle politiche coloniali israeliane. Da qui, l’interferenza israeliana in Sudan è cresciuta.
Oltre alla dichiarata “lotta al terrorismo e all’Islam radicale”, sono due i punti-cardine dell’interesse strategico di Israele nello stato africano:  il controllo delle risorse idriche del fiume Nilo e la lotta al traffico di armi destinato alla resistenza palestinese. La serie di  bombardamenti  aerei israeliani della primavera del 2009  contro presunte carovane di armi di provenienza iraniana in transito sul territorio sudanese con destinazione Gaza avevano reso evidente l’operatività israeliana in Sudan. Una cooperazione che, dopo la perdita del fedele alleato egiziano Mubarak, rende il Sud Sudan ancora più prezioso agli occhi di Tel Aviv. Nena News
 AMICIZIA SEMPRE PIÙ STRETTA TRA ISRAELE E SUD SUDAN

Israele in Africa e il traffico di armi


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