Michael Warschawski :Il partito della pace israeliano: chi è diventato irrilevante? Risposta al dr. Gershon Baskin.


Il partito della pace israeliano: chi è diventato irrilevante? Risposta al dr. Gershon Baskin.
di Michael Warschawski
Contrariamente a quanto afferma il Dott. Gershon Baskin, i nazionalisti palestinesi stanno parlando (e lavorando) con gli israeliani, quando gli israeliani soddisfano le condizioni fissate dalla leadership nazionale palestinese. Non è e non deve essere una questione di negoziazione tra il movimento nazionale palestinese e la piccola minoranza di israeliani che difendono i loro diritti. Gli attivisti israeliani contro l'occupazione non sono le Nazioni Unite, al lavoro tra due parti: o gli israeliani sono con la lotta nazionale palestinese, o sono una sorta di copertura all'occupazione coloniale israeliana.
Per diversi decenni, abbiamo ascoltato un mantra che divide il "partito della pace israeliano" in "realistico" e in "estremisti", il realistico in grado di influenzare la politica reale, mentre gli "estremisti" limitati a principi impraticabili. Il gruppo realistico è principalmente rappresentato da Peace Now mentre l'Alternative Information Center è stato definito come una componente della parte sterile ed utopistica.
Anche ai bei vecchi tempi (1982-1995), quando Peace Now è stato in grado di mobilitare decine di migliaia di persone, il quadro era molto più complicato dell'eccessiva dicotomia semplificata di cui sopra: senza la pressione permanente e l'attività della "piccola ruota della bicicletta ", come Uri Avnery ha descritto la coalizione di organizzazioni più radicali, si può affermare che la" grande ruota" avrebbe avuto bisogno di molto più tempo per mobilitarsi. In effetti c'era una concorrenza produttiva ed efficace tra queste due componenti.
Molto tempo fa, nel 1980, Gershon Baskin era un militante della "piccola ruota", e molto attivo nel Comitato contro il Pugno di Ferro, un gruppo palestinese-israeliano ai tempi del leader palestinese Faisal Husseini.
Qualche anno dopo Baskin ha deciso di diventare "realistico", e di avere collegamenti diretti con l'amministrazione statunitense (attraverso USAID, per esempio, un'agenzia boicottata da ogni organizzazione palestinese rispettabile). Sotto questo cappello nuovo, è diventato un sedicente consulente per l'amministrazione degli Stati Uniti e, secondo la sua stessa testimonianza, è lui che ha organizzato lo scambio di prigionieri [sic] che ha condotto al rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit.
Dai bei vecchi tempi del Comitato contro il Pugno di Ferro, né Baskin né nessuno dell'IPCRI hanno partecipato alla Coalizione [israeliana] contro la guerra/occupazione che, nel corso degli ultimi quindici anni, è stata la leadership unita e organizzatrice di quasi tutte le mobilitazioni israeliane (e talvolta israelo-palestinesi) contro la guerra e l'occupazione coloniale.
Per Baskin la ruota piccola è diventata irrilevante, sostituita dalla "diplomazia delle ONG" che spesso parla per conto della "grande ruota", cioè Peace Now. Non voglio argomentare contro questa legittima scelta basata sul "realismo". Nell'ultimo decennio, tuttavia, tale scelta è diventata irrilevante, persino patetica: il movimento israeliano mainstream per la pace (Peace Now, in particolare, ma anche la sua rappresentanza politica alla Knesset) è scomparsa, evaporata. Per evitare qualsiasi fraintendimento, devo aggiungere che un simile destino mi rende estremamente triste: una piccola ruota senza un grande non può far muovere la bicicletta di Uri Avnery, e se si deve essere orgogliosi del fatto che poche migliaia di persone, appartenenti alla piccola ruota, sono ancora attive nel denunciare le politiche israeliane, l'occupazione coloniale, la repressione e il muro, bisogna confessare che, a differenza degli anni 1982-1999, queste mobilitazioni non hanno più un impatto sul processo decisionale.
In un discorso tenuto a Ginevra in occasione del Seminario Internazionale dei Media sulla Pace in Medio Oriente, Gershon Baskin ha cercato di spiegare le ragioni della morte del movimento pacifista israeliano (mainstream). Invece di dare la colpa ai nostri errori (e talvolta anche ai nostri tradimenti), Baskin accusa ... i palestinesi. Quale comportamento tipicamente colonialista! La vittima della politica coloniale del nostro Stato è da biasimare per la sua stessa oppressione, e per i nostri fallimenti. Come? Respingendo la normalizzazione di gente come Baskin. "Voglio aiutarli, ma essi rifiutano la mia mano!" dice, in sostanza, il membro fondatore dell'IPCRI profondamente offeso. Una versione moderna del detto di Golda Meir "non perdere mai l'opportunità di perdere un'opportunità”, il solito "autogol" dei palestinesi.
Il mio collega e amico Sergio Yahni ha già risposto alle argomentazioni sollevate da Baskin nel suo intervento, e non ho nulla da aggiungere a quella risposta. Baskin, tuttavia, è stato ferito dai commenti di Sergio e ha reagito nel nostro sito: "Voi ragazzi siete patetici. Non ho dato la colpa ai palestinesi per la scomparsa della sinistra in Israele. Ho detto che, non parlando ad Israele, coloro che sostengono le cosiddette campagne anti-normalizzazione che si oppongono al dialogo con gli israeliani, non aiutano né noi né loro stessi per porre fine all'occupazione. Ma voi siete così arroganti, solo voi avete il diritto di decidere chi è un bravo ragazzo e chi è cattivo. Quindi, andate avanti, continuate a parlare a voi stessi e a non avere influenza su nessuno ".
Qualche settimana fa c'era un programma molto interessante in televisione in merito alla decisione di Paul Simon di rompere il boicottaggio del Sud Africa - per solidarietà con il popolo del Sud Africa, naturalmente. Si può imparare molto da questa esperienza, in particolare dalle risposte degli attivisti sudafricani e degli artisti a questo modo "progressista" di rompere  la strategia (quasi) unanime del popolo sudafricano del boicottaggio. Tra gli altri, uno degli artisti sudafricani l'ha messo, più o meno, in questo modo: "gli artisti della classe media dovrebbero bypassare il loro individualismo e imparare a sostituire l'io con il noi. La lotta contro l'apartheid è una lotta collettiva, con una leadership nazionale: o sei con il movimento o sei contro di esso, indipendentemente dalle tue buone intenzioni.
Contrariamente a quanto afferma il Dott. Gershon Baskin, i nazionalisti palestinesi stanno parlando (e lavorando) con gli israeliani, quando gli israeliani soddisfano le condizioni fissate dalla leadership nazionale palestinese. Non è e non deve essere una questione di negoziazione tra il movimento nazionale palestinese e la piccola minoranza di israeliani che difendono i loro diritti. Gli attivisti israeliani contro l'occupazione non sono le Nazioni Unite, al lavoro tra due parti: o gli israeliani sono con la lotta nazionale palestinese, o sono una sorta di copertura all'occupazione coloniale israeliana.
Hai torto marcio, Gershon Baskin, quando dice ironicamente: "voi [l'AIC ed altri] avete il diritto di decidere chi è buono e chi è cattivo". Noi sosteniamo l'esatto contrario: il movimento nazionale palestinese definisce l'agenda della cooperazione con gli attivisti israeliani, e noi rispettiamo la sua decisione. Questo è il modello sudafricano. E siamo decisamente orgogliosi del fatto che tutto il movimento palestinese ci accetta come partners - la Conferenza di Hebron dell'anno scorso è un vivido esempio di quel tipo di successo - proprio perché abbiamo fatto la scelta più ovvia di lasciare che i palestinesi decidano le condizioni di cooperazione con i membri della società coloniale e colonizzatrice.
Per quanto riguarda il "parlate a voi stessi e non influenzate nessuno", siamo ben consapevoli della nostra debolezza. Ma la voce della "piccola ruota" è ancora, e purtroppo, molto più forte di quella del cosiddetto mainstream israeliano di pace, che è completamente scomparso a causa del suo "realismo". La nostra influenza è limitata - circa 1000 manifestanti hanno commemorato 45 anni di occupazione a Tel Aviv all'inizio di questo mese - ma la nostra voce è ascoltata e rimane una speranza per i palestinesi progressisti, così come un punto di riferimento per coloro che sono alla ricerca di una lotta comune. Noi, l'irrealistica pazza sinistra, stiamo mobilitando le nostre modeste forze su base giornaliera - contro l'occupazione israeliana, la repressione, il colonialismo e la guerra - per dovere morale e per impegno politico nei confronti dei nostri compagni palestinesi. Devo aggiungere, a vostro merito, che il vostro impegno per la lotta contro l'occupazione vi porta regolarmente, per default, alle iniziative politiche di quei pazzi irrealistici, come ad esempio a  Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est.
 
Tradotto in italiano da Marta Fortunato (Alternative Information Center)


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