Moni Ovadia :Pd e matrimoni gay Che malinconia


I dolori del giovane Pd non hanno mai fine. Non hanno pace i travagli di un partito  che non sa ancora in che misura essere progressista, se spostarsi al centro e fino a che punto rischiare l’ardita manovra, se continuare ad avallare con il proprio consenso, accompagnato da garbati vagiti di dissenso, la macelleria sociale del governo tecnico che ha portato la pressione fiscale al 55%. Il Pd lo sostiene questo governo che non riesce ad intaccare gli sconci privilegi dei potenti, la corruzione e l’evasione fiscale, non decide, se, come e quando andare ad elezioni ed è lacerato al proprio interno nel confronto di lana caprina fra rottamati e rottamatori. Ma se tutto questo non bastasse, si è riaffacciata la drammatica questione della laicità sotto la forma imbarazzante del matrimonio fra omosessuali.
Il bersaglio della polemica che vorrebbe vedere il Pd sostenere fino in fondo la laicità dello Stato dando il proprio riconoscimento alle nozze gay è stata questa volta Rosy Bindi. Ora, a mio parere, Rosy Bindi è una persona con un alto profilo personale, è un politico di vaglia ed ha una cultura istituzionale di saldissime radici democratiche. Detto questo rimane pur sempre una cattolica e i cattolici del Pd di fronte a certe proposte iper reagiscono negativamente. Per onor del vero la Bindi è favorevole ad una legge per il riconoscimento pubblico delle coppie di fatto, purché sia una legge cauta.

Pd e matrimoni gay Che malinconiaMa non le si vada a parlare di matrimoni omosessuali. La sua risposta è una ed una sola e riecheggia manzoniane memorie: «Questo matrimonio non s’ha da fare!». Anche se io considero la piena parità civile, sociale e morale di tutti i cittadini italiani, nessuna minoranza esclusa, un dovere improcrastinabile, anche se ritengo ogni discriminazione, anche la più blanda, nei confronti di gay e lesbiche un insopportabile obbrobrio di stampo feudale, non trovo sensato mettere in croce Rosy Bindi né altri cattolici che condividano il suo sentire. Per il momento sarebbe benvenuta anche una legge sui Dico o sui Pacs.
Ma tutta la questione mette molta malinconia. Le nozze omosessuali sono esattamente come fu quarant’anni fa il divorzio, una crociata ingiusta e poco cristiana. In futuro, gay e lesbiche italiani si sposeranno, se lo decideranno, è solo questione di tempo, così come lo fu per la legge sul divorzio alla quale l’Italia arrivò, come sempre, per ultima. Nel frattempo, l’ostinazione regressiva di chi lo impedisce riuscirà solo a creare umiliazione e dolore in persone incolpevoli. Quando appartenenti allo stesso sesso si sposeranno, forse la Bindi non sarà più in Parlamento, avrà solo conquistato una mediocre dilazione al progresso della civiltà dell’uguaglianza.

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