Amira Hass :Agnelli agonizzanti e inascoltati al mattatoio dei coloni

Agnelli agonizzanti e inascoltati al mattatoio dei coloni


E’ ancora possibile vedere la ferita sotto l’occhio sinistro di Ibrahim Bani Jaber. I colpi che ha ricevuto all’orecchio sinistro suo fratello Jawdat invece non hanno lasciato segni visibili ma lui ha ancora un forte mal di testa.
Nel nostro incontro a casa loro, nel villaggio della Cisgiordania di Akraba, non hanno perso molto tempo a descrivere la paura e dolore che hanno provato quando sono stati attaccati.
Hanno preferito parlare del gregge di pecore appartenente alla famiglia, di quando sono accorsi per tentare di salvarlo quel 7 luglio, quando gli hanno detto che i coloni lo stavano attaccando.
Lo scontro violento, tra coloni provenienti dagli insediamenti Itamar e Giva 777 da un lato e palestinesi e residenti di Akraba dall’altro, è stato solo il peggior avvenimento del genere nello scorso mese. Ma resta, nonostante tutto, solo l’ennesimo episodio da inquadrare all’interno di una serie di aggressioni ed incursioni giornaliere.
Solo in poche occasioni questi incidenti fanno notizia. In gran parte dei casi, se viene fatta qualche indagine, non si arriva a nessuna denuncia.
La mappa mostra solo le aggressioni del mese scorso, ma non è completa perché non include Gerusalemme.
Si basa su documentazioni comprovate da verifiche incrociate con testimoni oculari provenienti dall’organizzazione israelo-palestinese Ta’ayush, dall’ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari e da B’Tselem (centro informazioni israeliano per il rispetto dei diritti umani nei territori occupati).
Haaretz continuerà regolarmente a monitorare gli eventi e altrettanto farà rispetto al modo in cui le autorità gestiranno tali incidenti.
 
Il 7 luglio mentre i fratelli di Bani Jaber stavano lavorando nei campi di grano Jihad, che stava curando le pecore, li ha chiamati in preda al panico.
“Sono arrivati i coloni e stanno massacrando le pecore.” I due fratelli si trovavano a circa di 3 chilometri dalla sorgente, a est del villaggio di Yanun. Jawdat (44 anni) è andato a parlare con i soldati che accompagnano gli agricoltori palestinesi ai loro campi.
Circa sei mesi addietro l’IDF (“la forza di difesa israeliana”) ha preso in carico una revisione di gestione per un campo d’addestramento (e poligono di tiro) che al suo interno avrebbe dovuto contenere campi, frutteti e case appartenenti a famiglie di Akraba.
Quando è stato deciso di riattivare questo campo l’IDF ha iniziato a proibire l’accesso ai propri terreni ai palestinesi.
Giva 777, un avamposto dell’insediamento di Itamar, si trova nello stesso campo militare (conosciuto come 904A).
Dror Etkes, che controlla il modo in cui i coloni si prendono la terra nella Cisgiordania, afferma che gran parte dei territori coltivati da Giva 777 si trovano su terre di proprietà palestinese e comunque all’interno del poligono di tiro.
Nei mesi passati Rahsed Fahmi, capo del consiglio locale di Yanun, il gruppo Israelo-palestinese Lohamin Leshalom (combattere per la pace) e Rabbis for Human Rights hanno messo in atto una lunga e faticosa campagna per fare in modo che le autorità garantiscano il diritto alla terra dei palestinesi.
Gli sforzi hanno prodotto dei frutti amari: ai palestinesi è stato concesso l’ingresso ai loro campi per una settimana, dal 3 al 10 luglio. Per quel periodo ormai gran parte del grano era stato perso.
 
Aspettando la morte
 
Quel giorno due jeep militari hanno raggiunto circa 40 agricoltori che stavano dirigendosi verso i loro campi.
Dopo la chiamata di Jihad, verso le 14.00 circa, Jawdat detto ad un soldato che parlava arabo che qualcosa di brutto stava accadendo alla sorgente. Riferisce di aver avuto la sensazione di non venire considerato in alcun modo. Nel frattempo suo fratello Ibrahim (42 anni) si è diretto in fretta verso il campo. Portava con sé il bastone per controllare le pecore. Jihad nel mentre era già fuggito. Alcune pecore vagavano senza meta. I coloni circondavano le restanti e, secondo Ibrahim, le stavano colpendo. Saranno stati tra i 10 e 20 coloni.
 
“Cosa vi hanno fatto le pecore?” ha urlato Ibrahim in arabo.
A quel punto altri membri della famiglia lo hanno raggiunto. Intano tre o quattro soldati gli impedivano di raggiungere le pecore. Il numero dei coloni è aumentato. Molti di loro indossavano magliette bianche. Due di loro, apparentemente, sembravano armati.
Ibrahim afferma di aver alzato il bastone per allontanare un colono da una pecora. Un soldato lo ha bloccato e lo ha colpito con il calcio del fucile, appena sotto all’occhio.
E’ caduto ed ha cominciato a sanguinare.
Ha visto il soldato tirare fuori legacci di plastica per ammanettarlo e quindi è scappato temendo che “lo avrebbero lasciato in mano ai coloni che poi lo avrebbero picchiato” proprio com’era successo il mese prima ad Orif. Ci sono stati degli spari, afferma, ed ha cominciato a camminare verso sud, sanguinando.
 
I soldati che avevano impedito a Jawdat di soccorrere il fratello lo avevano ammanettato e forzatamente lo avevano fatto sedere in terra.
Un soldato lo aveva colpito sull’orecchio con lo sfollagente. Jawdat afferma anche che un soldato lo abbia calciato sempre sull’orecchio.
Mentre era seduto con le mani legate dietro la schiena aveva visto alcuno dei coloni avvicinarsi.
Aveva avuto l’impressione di vedere un’ascia in mano ad uno di loro.
A quel punto aveva chiuso gli occhi in attesa di morire.
 
Jawdat pensa di essere stato colpito con il lato non affilato dell’ascia. Dopo il colpo ha perso conoscenza.
Testimoni oculari affermano che sono trascorse circa due ore prima di avere l’autorizzazione per soccorerlo.
Si ricorda di aver camminato nel passaggio da un’ambulanza israeliana ad una palestinese, in direzione dell’ospedale di Nablus.
 
Questi eventi hanno avuto luogo in diverse zone fisiche. Nessuno è riuscito ad avere un quadro generale dell’incidente.
I residenti di Akraba che sono stati attaccati hanno avuto la sensazione che il numero di coloni fosse in continuo aumento fino a raggiungere diverse dozzine.
I due blocchi hanno iniziato a lanciarsi pietre.
I soldati hanno sparato in aria e hanno lanciato lacrimogeni contro i palestinesi che cercavano di soccorrere i propri compagni.
E’ scoppiato un incendio anche se l’origine dello stesso è ancora da comprendere.
Uno dei residenti di Akraba è stato colpito da un lacrimogeno.
Un secondo è stato colpito al braccio da un proiettile di gomma e la ferita prodotta ha richiesto un ricovero in ospedale.
 
Un altro parente, Adwan Bani Jaber (58 anni), era presente agli eventi.
Ha dichiarato: “Ad una distanza di 800 metri dal frutteto mi sono trovato tra coloni e soldati.
Un soldato ha cominciato a sparare ed io gli ho chiesto: -perché spari? questa è casa mia-
Il militare ha risposto: -vai via!-
-Perché dovrei andare? Questa è casa mia!-
A quel punto mi ha detto che non c’erano problemi e non c’erano feriti.”
 
Adwan all’improvviso ha sentito una botta in testa: era una pietra lanciata dai coloni in presenza dei soldati.
 
Il portavoce dell’IDF ha dichiarato che l’esercito non ha avuto notizie di feriti dalle tre famiglie palestinesi.
Afferma inoltre che il 7 luglio si è verificato “uno scontro tra un certo numero di coloni ed un certo numero di palestinesi. Molti palestinesi sono giunti sulla scena e ci sono stati lanci di pietre da entrambe le parti. I palestinesi hanno fatto esplodere dei colpi. Le forze di sicurezza hanno cominciato a muoversi per disperdere le forze in campo utilizzando strumenti appropriati. Nel corso dell’operazione sono risultati leggermente feriti un colono e due palestinesi.
I feriti sono stati curati dal personale medico militare presente sul posto e i palestinesi sono stati inviati all’ospedale per un successivo controllo.
Gli eventi sono attualmente sotto investigazione e abbiamo preso atto delle opportune informazioni”
 
Jihad segnala che sono state uccise quattordici pecore, quattro il primo giorno e le altre nei restanti.
Adesso non porta più le pecore alla sorgente.
L’intera area agricola è stata nuovamente interdetta ai residenti di Akraba e Yanun.
Da lontano possono vedere i coloni che vivono nel poligono di tiro 904A mentre coltivano i loro campi.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Originale: Haaretz 
traduzione di Fabio Sallustro
Traduzione © 2012 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

Articolo integrale


2    Editoriale di Haaretz :Silent deportation    

Violent incidents are taking place in Area C, which is under the complete control of the Israeli government, but the message being sent to the Israeli police command and the military is that the settlers are in charge.
Haaretz Editorial | Aug.05, 2012 | 1:25 AM | 2

For 20 years, until the outbreak of the first intifada in 1987, the government of Israel was praised for an "enlightened occupation," one that was meant to enable peaceful coexistence between the Palestinian population and Israeli settlers. Since the second intifada erupted in the fall of 2000, that approach has been supplanted by colonialist politics that aim to dispossess the "natives" of their land and rights, and expel them from their country.
According to a report by Haaretz correspondent Amira Hass in today's newspaper, each day settlers attack Palestinians, kill their farm animals and destroy their property. A map of the violence - based on cross-checked reports and eye witness accounts from Ta'ayush (an Arab-Jewish human rights partnership ), the UN Office for the Coordination of Humanitarian Affairs and the Israeli human rights watchdog B'Tselem - details no less than 40 attacks by Israeli settlers in just one month.
More than a decade ago, the state comptroller warned of the failure of the Israeli police in the occupied territories to enforce the law on settlers. From time to time the media feature photographic evidence of the worst incidents of settlers' violent behavior, including the use of live fire against Palestinians. The European Union and the Middle East Quartet (which includes the EU, the United States, Russia and the UN ) have condemned such assaults on Palestinians in the southern Hebron Hills. Yesh Din, the Israeli NGO monitoring the legal situation of Palestinians in the West Bank, analyzed 781 files handled by the Israeli police in the territories from 2005 until this March, and found that less than 9 percent of complaints lodged by Palestinians against apparent lawbreaking by settlers led to criminal indictments. More than 84 percent of the files, most for incitement, destruction of property and farm produce, and the theft of crops, were closed for reasons that testify to the failure of Israeli police investigations. Only 3 percent of these cases led to indictments.
These violent incidents are taking place in Area C, which is under the complete control of the Israeli government. The message being sent to the Israeli police command and the military, however, is that the settlers are in charge. Their hooliganism in Hebron and the Old City of Jerusalem has led to the silent deportation of many Palestinians. This silence won't last forever. When Israel forms a committee to investigate the next intifada, the prime minister and the defense minister won't be able to shake off their responsibility.

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