Dietro le quinte dell’accettazione israeliana della tregua di Gaza


 Dietro le quinte dell’accettazione israeliana della tregua di Gaza


Barak Ravid – 24 novembre 2012
La decisione israeliana di accettare l’accordo per il cessate il fuoco mediato dall’Egitto è stata presa dopo due giorni di feroci dispute all’interno del triumvirato dei principali ministri israeliani che hanno diretto l’operazione di Gaza e all’interno del più esteso Comitato dei Nove.
Da quando è stata lanciata l’Operazione Pilastro di Difesa mercoledì della settimana scorsa, il Vertice di Tre – comprendente il primo ministro Benjamin Netanyahu, il ministro della difesa Ehud Barak e il ministro degli esteri Avigdor Lieberman – si è riunito ogni sera per discutere della continuazione della guerra e per autorizzare piani operativi e bersagli da attaccare il giorno successivo. Negli ultimi tre giorni la maggior parte delle discussioni ha avuto per oggetto gli sforzi egiziani per raggiungere un cessate il fuoco.
Nella riunione di martedì, appena prima che arrivasse il Segretario di Stato statunitense Hillary Clinton, era diventato chiaro a Israele che i principi proposti dall’Egitto per il cessate il fuoco erano più vicini alle posizioni di Hamas che alle sue.  L’ipotesi manifestata dai dirigenti dei servizi d’informazione alla riunione del triumvirato è stata che, contrariamente alla situazione dell’era Mubarak, gli egiziani si stavano allineando con Hamas per cercare di offrirgli dei risultati.
Ciò ha innescato un’aspra disputa tra Barak e Lieberman. Il ministro della difesa, contrario a un ampliamento dell’operazione, riteneva che Israele avrebbe dovuto reagire positivamente alla proposta dell’Egitto per un cessate il fuoco e por fine all’operazione. Barak ha affermato nella riunione che l’esatta formulazione della bozza egiziana non era importante, poiché la fine dei combattimenti e il potere israeliano di deterrenza sarebbero stati verificati dalla realtà sul terreno.
“Un giorno dopo il cessate il fuoco, nessuno ricorderà quel che c’è scritto in quella bozza. La sola cosa che sarà verificata sarà il colpo subito da Hamas,” ha detto Barak a Netanyahu e Lieberman. “Possiamo rimandare la proposta egiziana e imbarcarci in una precaria incursione terrestre su Gaza, ma alla fin dei conti possiamo finire esattamente con lo stesso risultato.”
Lieberman, dal canto suo, ha presentato una posizione molto più dura, affermando che l’operazione sino a quel momento non aveva rafforzato sufficientemente il potere di deterrenza di Israele. Il ministro degli esteri ha appoggiato un’incursione terrestre su Gaza, anche limitata, al fine di mostrare ad Hamas che Israele non teme di entrare nella Striscia.
Negli ultimi due giorni Netanyahu ha costantemente vacillato tra le due posizioni di Barak e Lieberman. Da un lato ha espresso dubbi su un’invasione terrestre che poteva essere complicata, sia operativamente sia politicamente. Dall’altro, il prima ministro si è preoccupato che l’accordo di cessate il fuoco avrebbe fatto sembrare un fallimento il tentativo israeliano di costruire deterrenza contro Hamas.
Le dispute nel forum [dei Nove], assieme alle immagini dell’edificio danneggiato a Rishon Letzion, colpito da un razzo diretto, hanno indotto il leader israeliano a rimandare di un giorno il cessate il fuoco. Lo schieramento israeliano ha cominciato a manifestare pessimismo a proposito della probabilità di raggiungere un accordo mediato dall’Egitto e alcuni dei nove ministri israeliani hanno addirittura suggerito che Israele dichiarasse un cessate il fuoco unilaterale. “Se Hamas continuerà a sparare dopo che noi lo avremo dichiarato, avremo la legittimità internazionale per un’incursione terrestre,” ha affermato uno dei ministri.
La Clinton è arrivata nell’ufficio del primo ministro martedì sera, direttamente dall’aeroporto, ed è stata immediatamente informata delle riserve israeliane. La Clinton e i suoi collaboratori hanno lasciato l’ufficio di Netanyahu alle due del mattino, ma hanno continuato le telefonate al Cairo e a Washington sino alle quattro.
Nel corso della colazione con il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, in un hotel di Gerusalemme, la Clinton è apparsa stanca, ma ottimista. Ha fatto una rapida puntata a Ramallah e da là è tornata a Gerusalemme per un altro incontro con Netanyahu, Barak e Lieberman, prima di dirigersi al Cairo. I tre ministri israeliani le hanno chiesto di esercitare pressioni sull’Egitto perché proponesse un accordo per il cessate il fuoco più equilibrato.
Durante entrambi gli incontri con Netanyahu la Clinton ha messo in atto il suo potere di persuasione al fine di chiarire al premier israeliano che adottare la bozza egiziana era il miglior corso d’azione. Anche il presidente Barack Obama ha esercitato appoggiato la soluzione in alcune telefonate con il primo ministro israeliano.
Il messaggio statunitense è stato chiaro: adottare la bozza di cessate il fuoco dell’Egitto era la scelta di gran lunga preferita. Al tempo stesso Obama e la Clinton hanno promesso a Netanyahu incentivi sotto forma di un’accresciuta pressione sull’Egitto riguardo al contrabbando di armi verso Gaza e un impegno a mettere a disposizione maggiori fondi per addizionali sistemi di difesa missilistica Iron Dome [Cupola di ferro].
All’inizio della riunione del Forum dei Nove, mercoledì pomeriggio, Netanyahu era già incline alla posizione di Barak. Tuttavia, durante la riunione è c’è stata una discussione più aspra riguardo alla bozza egiziana.
Il ministro delle finanze Yuval Steinitz e il ministro dell’interno Eli Yishai hanno entrambi appoggiato un’intensificazione dell’operazione contro Gaza. Steinitz ha affermato che doveva esserci un’invasione terrestre con l’obiettivo di rovesciare Hamas mentre Yishai ha sostenuto che Israele doveva continuare a colpire dall’aria tutti i possibili obiettivi di Gaza.
Barak, assieme ai ministri Dan Meridor e Benny Begin, ha espresso una forte opposizione a Steinitz e Yishal. A un certo punto Netanyahu si è schierato apertamente con i sostenitori dell’accordo per il cessate il fuoco, mentre Lieberman ha insistito affermando che l’idea giusta era quella di Steinitz.
Alla fine anche Lieberman ha chiarito che non c’era altra scelta che accettare il cessate il fuoco. “La decisione è semplice,” ha dichiarato il ministro degli esteri nella riunione del Forum dei Nove. “Rabin ha detto che se sparano da Gaza noi rioccuperemo, ma ciò è naturalmente difficile. C’è molta emotività in giro e io mi identifico con il ministro delle finanze, ma la realtà è più complessa.”
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

Originale: Haaretz

traduzione di Giuseppe Volpe

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