Il nuovo anno del calendario persiano
L'arrivo
della primavera segna l'inizio del nuovo anno in Iran, Afghanistan e in
altre zone del Medio Oriente e dell'Asia centrale, dal Kurdistan al
Kazakistan, fino alle comuità Parsi dell'India. Una festa antichissima
legata alla religione zoroastriana.
L’arrivo della primavera segna l’inizia del nuovo anno in
Iran e Afghanistan. In questi due Paesi vige infatti Il calendario
persiano, noto anche come calendario di Jalaali. Si
tratta di un calendario solare che stabilisce gli anni bisestili non
mediante una regola numerica, ma sulla base dell’osservazione
dell’equinozio di primavera. L’inizio del nuovo anno non cade
automaticamente ogni 21 marzo, ma varia di volta in volta. Il 1393 inizia alle 17.57 e 7 secondi (ora italiana) di giovedì 20 marzo 2014 .
Il calendario persiano è senza dubbio più esatto dal punto
di vista scientifico, con un margine di errore di un giorno ogni
141.000 anni. Il calendario gregoriano, in uso in Occidente, ha invece
un giorno di errore ogni 3.226 anni.
I persiani furono il primo popolo a preferire il
ciclo solare al ciclo lunare. Nella cultura zorostriana, predominante in
Persia fino all’avvento dell’Islam, il sole ha infatti avuto
un’importanza simbolica fondamentale.
Nell’XI secolo, sotto il regno del sultano selgiuchide
Jalaal ad-Din Malik Shah Seljuki, una commissione di scienziati della
quale faceva parte il grande poeta e matematico Omar Khayyam, elaborò un
nuovo calendario sulla base di uno in uso secoli prima. Il nuovo
calendario persiano viene tuttora chiamato calendario di Jalaali, in
onore del sultano. Sostituito in seguito col calendario lunare islamico,
il calendario persiano viene reintrodotto in Persia nel 1922.
L’Afghanistan lo adotta nel 1957, ma denominando in arabo i mesi.
Il calendario persiano è così strutturato:
Farvardin (Marzo 21-Aprile 20)
Ordibehesht (Aprile 21-Maggio 21)
Khordad (Maggio 22-Giugno 21)
Tir (Giugno22-Luglio 22)
Mordad-Amordad (Luglio 23-Agosto 22)
Shahrivar (Agosto 23-Settembre 22)
Mehr (Settembre 23-Ottobre22)
Aban (Ottobre 23-Novembre 21)
Azar (Novembre 22-Dicembre 21)
Day (Dicembre 22-Gennaio 20)
Bahman (Gennaio 21-Febbraio 19)
Esfand (Febbraio 20-Marzo 20)
I primi 6 mesi sono di 31 giorni, i successivi 5 sono di
30 giorni e l’ultimo mese è di 29 giorni, 30 giorni in quelli bisestili.
Festa grande (e zoroastriana)
Il No Ruz (nuovo giorno), primo giorno del nuovo anno, è
celebrato da almeno tremila anni ed è in assoluto la festa più
importante in Iran. Dopo la rivoluzione del 1979 il governo cercò di
ridurne l’importanza, in quanto festa preislamica. Fu però una mossa
controproducente. La leggenda vuole che lo stesso Khomeini ci ripensò
perché le donne di casa non gli rivolsero la parola per due settimane. È
una festa bellissima e colorata. Le scuole e gli uffici chiudono per
due settimane. Si scambiano auguri (Ayd-e Noruz Mubarak!) e regali
(soprattutto banconote fresche di bancomat). Una sorta di Natale
celebrato in primavera, dove tutto deve essere nuove, nel segno della
rinascita della vita dopo l’inverno.
Pulizie di primavera
La tradizione vuole che le celebrazioni del No Ruz si
aprano 12 giorni prima del capodanno con una pulizia a fondo della casa
(Khane Tekani). La giornata prevede anche l’acquisto di fiori e la
visita ad amici e parenti.
I fuochi del mercoledì
L’ultimo mercoledì dell’anno si celebra la festa del fuoco
(Chaharshanbe Surì). Nelle strade si accendono piccoli falò da saltare
dopo aver recitato la formula “Zardî-ye man az to, sorkhî-ye to az man”,
ovvero il mio giallo (simbolo della debolezza) a te, il tuo rosso (la
forza) a me. È un rito purificatore che simboleggia il passaggio
dall’inverno alla primavera, con la sconfitta delle tenebre e la
vittoria della luce. Si crede anche che in questa notte gli spiriti dei
morti possano tornare a far visita ai loro cari.
Tutti a tavola con le sette s
Al momento dell’entrata nel nuovo anno tutte le famiglie
si riuniscono intorno alla tavola (sofreh) apparecchiata con sette
oggetti che cominciano tutti per s: sabzeh, un dolce di germogli di
grano o lenticchie che rappresenta la rinascita; samanu, un budino di
germogli di grano e mandorle cotte, che simboleggia la trasformazione;
sib, una mela rossa, simbolo della salute; senjed, frutto secco
dell’albero di loto, simbolo dell’amore; sir, l’aglio, simbolo della
medicina; somaq, una polvere di bacche usata per condire la carne, che
rappresenta l’aurora; serkeh, l’aceto, simbolo della pazienza. È inoltre
abitudine mettere in tavola uova colorate (che rappresentano la
fertilità), acqua di rose, uno specchio a centrotavola e un pesciolino
rosso in una boccia di vetro.
Haji Pirooz
Il Noruz ha anche una maschera tradizionale, “Haji
Pirooz”. Incarna Domuzi, il dio sumero del sacrificio che viene ucciso
alla fine del vecchio anno per rinascere all’inizio del nuovo. Haji
Pirooz veste un costume rosso (simile a quello di Babbo Natale) e ha la
faccia truccata di nero. Per le strade di Teheran è possibile incontrare
persone vestite da Haji Pirooz che ballano e suonano tamburi e
trombette per augurare un nuovo anno felice.
Sizdah Bedar
Il tredicesimo giorno del nuovo anno è chiamato Sizdah
Bedar. Alcuni lo chiamano “pasquetta persiana” perché è tradizione
trascorrerlo all’aperto e in compagnia. Gli antichi persiani credevano
infatti che le dodici costellazioni dello zodiaco controllino i dodici
mesi dell’anno e che ognuna governi il mondo per mille anni. Il
tredicesimo giorno rappresenta perciò l’era del caos, che verrà alla
fine dei tempi. Per questo motivo, è opportuno trascorrere Sizdah Bedar
fuori casa, per scongiurare i malefici generati dal numero tredici. Alla
fine di questa “pasquetta persiana”, il sabzeh messo a tavolo per
Capodanno, viene messo sotto l’acqua corrente per esorcizzare il
malocchio. Oltre che in Iran, il No Ruz è attualmente celebrato anche in
India, Afghanistan, Tagikistan, Uzbikistan, Azerbaijan, Kazakistan e
Kirghizistan.
Questo articolo è stato ripreso da Diruz per gentile concessione dell'autore
di:
Antonello Sacchetti
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