AMIRA HASS :Autorità nazionale palestinese e sciopero della fame dei detenuti

 


Nascosto dietro le molte attestazioni e iniziative a supporto dei prigionieri in detenzione amministrativa ci sono fatti che mettono in dubbio l’unità nazionale di facciata e la solidarietà dei palestinesi nei confronti dei [detenuti] in sciopero della fame. In base a quanto afferma una fonte palestinese ben informata vicina ad Hamas, i servizi di sicurezza israeliana dello Shin Bet sono ben informati della debolezza che colpisce lo sciopero della fame, il cui risultato è che non c’è nessuna fretta di parlare con gli scioperanti.

La questione principale: non tutti i detenuti appoggiano la decisione dello sciopero, e i partecipanti non sono riusciti a convincere altri ad unirsi [allo sciopero]. L’opinone pubblica palestinese è meno solidale con la loro causa di quanto si pensasse, in parte a causa della “stanchezza di essere coinvolti” in seguito alla serie di lunghi scioperi della fame da parte di singoli prigionieri in detenzione amministrativa negli ultimi due anni. Inoltre l’autorità palestinese si è  disinteressata e non ha utilizzato la propria influenza diplomatica per appoggiare le richieste degli scioperanti.
Mercoledí si è saputo che finalmente l’ANP ha chiesto ai membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di adoperarsi perchè Israele smetta di far ricorso alla detenzione amministrativa. Questa richiesta può essere vista come un parziale successo dello sciopero della fame: l’ANP è stata accusata di considerare la prassi israeliana di tenere in carcere palestinesi per lungo tempo senza processo come se si trattasse di una calamità naturale.
Ma il mancato impegno dell’ANP nello sfidare la prassi della detenzione amministrativa è coerente con la sua política di collaborazione con lo Shin Bet e con le forze armate israeliane in tema di sicurezza. Appena tre settimane fa il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha detto a un gruppo di israeliani in visita che la cooperazione in materia di sicurezza con Israele è sacra. Pochi prigionieri in detenzione amministrativa che si trovano nelle prigioni israeliane, membri delle organizzazioni islamiste, sono stati preventivamente incarcerati nelle prigioni dell’ANP –anche senza processo, benchè per brevi periodi. Allo stesso modo, a volte l’ANP arresta detenuti poco dopo che sono stati liberati da Israele. I detenuti hanno raccontato ai loro avvocati che poliziotti di entrambe le parti [Israele e ANP] gli hanno fatto domande simili o persino identiche, ed hanno attestato lo scambio di informazioni tra i servizi di sicurezza israeliani e palestinesi. I detenuti pensano che da entrambe le parti vogliano farli tacere políticamente. In altre parole, anche se l’ANP non arresta la maggioranza dei palestinesi che sono incarcerati da Israele in detenzione amministrativa, è probabile che la loro prigionia sia conveniente sia per il governo palestinese che per Israele.
Questa settimana le forze di sicurezza dell’ANP in Cisgiordania hanno arrestato 16 attivisti del movimiento islamico. Hamas protesta perché gli arresti sono motivati da ragioni politiche, e mercoledì membri del movimento islamico hanno fatto una manifestazione di protesta a Ramallah. Il personale della sicurezza palestinese in divisa ha disperso con la forza la manifestazione, e i loro colleghi in borghese hanno attaccato i giornalisti che si trovavano sul posto. Governo di unità nazionale o meno, le forze di sicurezza dell’ANP continuano a mettere in pratica lo stesso vecchio programma di azione.
La maggior parte dei carcerati in detenzione amministrativa nelle prigioni israeliane sono di Hamas, così come molti palestinesi che sono sotto processo o stanno scontando una condanna, non si sono uniti  in molti agli scioperanti. La fonte di Hamas ha detto ad Haaretz di credere che ciò è il risultato delle lotte di potere sul metodo di chi prende le decisioni.
Lo sciopero della fame ha raggiunto giovedì il suo cinquantesimo giorno [56esimo per chi legge al 18 giugno], stabilendo un record fin dagli anni ’70, quando prigionieri e detenuti palestinesi cominciarono a rifiutare il cibo per protestare contro le dure e umilianti condizioni nelle quali erano tenuti.
Le richieste degli scioperanti si basano totalmente su disposizioni della legge internazionale. I detenuti e le organizzazioni dei diritti umani che li appoggiano sostengono che lo Shin Bet usa la detenzione amministrativa in modo arbitrario, tenendo rinchiuse molte persone per un tempo praticamente indefinito, in violazione dell’uso limitato di questo meccanismo [di detenzione] che è consentito dalla Convenzione di Ginevra, per contrastare un pericolo inminente.
Un recente comunicato stampa di un’organizzazione palestinese, il Centro Studi sui Prigionieri, che sollecita i mezzi di comunicazione a mettere in evidenza lo sciopero della fame, dimostra la generale apatia tra i palestinesi sulla questione. Questa settimana, l’opinione pubblica ed i media palestinesi hanno concentrato la loro attenzione sulla crisi salariale nella Striscia di Gaza, che rischia di compromettere le fondamenta del recentissimo governo di coalizione. Nella Striscia le banche sono rimaste chiuse per una settimana dopo che gli impiegati pubblici hanno scoperto che non sarebbero stati pagati. Mercoledì hanno cominciato a riaprire, progressivamente, dopo i negoziati tra ANP ed Hamas. La polizia di Gaza, che insieme alle forze di sicurezza affiliate ad Hamas hanno usato la forza per bloccare migliaia di impiegati pubblici fuori dalle banche, hanno sostenuto che stavano solo cercando di proteggere i cittadini. Con questo tipo di tensioni latenti tra ANP e Hamas, lo sciopero della fame è visto come una questione marginale.

( traduzione di amedeo rossi)

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