Gli attacchi a Parigi: l’ISIS ha creato un nuovo genere di guerra

di Patrick Cockburn – 15 novembre 2015
Lo Stato Islamico (ISIS) ha sempre massacrato civili in gran numero per mostrare la sua forza e generare paura nei suoi avversari. In occidente queste atrocità si notano solo quando hanno luogo nelle sue strade, anche se attentatori suicidi dell’ISIS hanno ucciso 43 persone a Beirut il 12 novembre e 26 altre a Baghdad il 13 novembre. Questi attacchi sono quasi impossibili da fermare perché sono diretti contro civili che non possono essere tutti difesi e perché gli attentatori sono disposti a morire pur di annientare i loro obiettivi.
L’ISIS ha rivendicato gli attacchi di Parigi affermando che la Francia è stata attaccata a causa dei suoi attacchi aerei in Siria. L’utilizzo di otto attentatori e tiratori suicidi in una capitale nazionale, garantendo la massima copertura mediatica, ha l’impronta precisa di un’operazione dell’ISIS. Una differenza sinistra dagli assassinii precedenti presso la rivista Charlie Hebdo e in un supermercato ebraico è che gli attacchi, presumibilmente per il coinvolgimento dell’ISIS, stanno diventando più sofisticati e meglio pianificati. Reclutare, armare, coordinare e tenere nascosti gli assassini di Parigi fino all’ultimo momento implica una buona organizzazione. Lo stesso vale per l’introduzione di una bomba sull’aereo russo prima che lasciasse terra a Sharm al-Sheikh il 30 ottobre.
Qual è la spiegazione di questa recente intensificazione degli attentati suicidi dell’ISIS fuori dalla Siria e dall’Iraq? L’uccisione di civili in quanto complici degli atti dei loro governi ha sempre fatto parte dell’ideologia di al-Qaeda, un approccio dimostrato in modo più famigerato l’11 settembre a New York. I bersagli più deboli sono distrutti da attentatori o tiratori intenti a uccidersi assieme ai loro nemici come dimostrazione della loro fede religiosa.
Ma c’è un ulteriore motivo per cui l’ISIS può essere intento a mostrare che può attaccare dovunque nel mondo: per la prima volta in due anni, un periodo in cui l’ISIS ha creato il proprio stato nell’Iraq occidentale e nella Siria orientale, è ricacciato dalla pressione militare su numerosi fronti.n passato si occupava dei suoi nemici, numerosi ma disuniti, uno dopo l’altro, ma ora sta subendo attacchi su numerosi fronti contemporaneamente. L’esercito siriano, appoggiato da attacchi aerei russi, ha posto fine la settimana scorsa all’assedio dell’IS della base aerea di Kweiris a ovest di Aleppo. E’ stata la più grande vittoria del governo siriano in due anni. I curdi siriani, in collaborazione con l’aviazione statunitense, stanno avanzando a sud, attorno a Hasaka, mentre i curdi iracheni, di nuovo con il sostegno dell’aviazione statunitense, hanno catturato la città di Sinjar a ovest di Mosul. L’ISIS incontra difficoltà nel muoversi tra Raqqa e Mosul e può perdere la propria presa sui campi petroliferi nella Siria nord-orientale da cui ricavava entrate.
Questi sviluppi sui campi di battaglia in Iraq e in Siria possono sembrare lontani dal macello nel cuore di Parigi. Ma è importante capire che l’ISIS è una macchina da combattimento efficace perché le sue competenze militari, evolute negli anni di lotta, sono una miscela potente di terrorismo urbano, tattica di guerriglia e di guerra convenzionale. Le sue avanzate da guerra lampo in Iraq nell’estate del 2014 furono precedute da un’ondata di attentati suicidi con l’uso di veicoli imbottiti di esplosivi in distretti sciiti di Baghdad e dell’Iraq centrale. Lo scopo era di mantenere spaventati e sbilanciati i suoi nemici e di mostrare a potenziali sostenitori che l’ISIS era una potenza nel territorio.
Nessuno nel mondo esterno prestò molta attenzione alle migliaia di sciiti iracheni uccisi allora e che hanno continuato a morire a causa degli attentati terroristici dell’ISIS in Iraq. Il numero di civili uccisi in Iraq è balzato da 4.623 nel 2012, a 9.473 nel 2013 e a 17.045 nel 2014, secondo l’Iraqi Body Count, un sito web indipendente; un’elevata percentuale di questi uccisi erano vittime sciite di attentatori e boia dell’ISIS. Questa ferocia si ripete oggi nelle strade di Parigi e di Ankara, dove 102 dimostranti per la pace sono stati uccisi da due attentatori suicidi il 10 ottobre.
Fa parte del manuale tattico dell’ISIS vendicarsi con ogni mezzo contro qualsiasi avversario, allo scopo di mostrare disprezzo in qualche modo spettacolare che è certo dominerà i programmi mediatici internazionali. Così ha reagito contro gli attacchi aerei statunitensi, che non poteva prevenire militarmente, con video di giornalisti e cooperanti statunitensi decapitati con orribile determinazione. Quando tagliare teste ha smesso di avere il precedente effetto sconvolgente, l’IS ha bruciato vivo un pilota giordano in una gabbia.
Afferma che l’uccisione di civili non è assassinio insensato bensì vendetta: un gruppo collegato all’ISIS che ha affermato di essere dietro la distruzione dell’aereo russo e dei suoi 224 passeggeri ha mostrato su Internet immagini dell’esplosione dell’aereo intervallate da riprese di edifici in Siria distrutti da bombe russe. L’ISIS sta chiarendo che, se un paese lo bombarda dall’aria, esso lo ripagherà sul terreno, utilizzando i metodi del terrorismo urbano sostenuto da uno stato ben organizzato. E’ difficile pensare a qualche esempio di questo in passato.
Questi atti di terrorismo richiedono delle risorse, ma non un grado elevato di addestramento, poiché i bersagli sono indifesi, come i turisti inglesi sdraiati su una spiaggia in Tunisia o gli uccisi di Parigi mentre partecipavano a un concerto rock. Non è necessario un gran numero di fanatici islamici per attuare queste mostruosità, il cui impatto echeggia in tutto il mondo. L’ISIS ha visto passare nei suoi ranghi un gran numero di combattenti stranieri e può normalmente trovare sostenitori devoti nei paesi che intende attaccare.
C’è un’ulteriore motivo per cui l’ISIS può trovare più facile individuare e usare potenziali attentatori suicidi fuori dal califfato. Uno degli ostacoli che ha incontrato quest’anno è stato la perdita del suo principale valico confinario tra Siria e Turchia a Tal Abyad, che è stato catturato dalle Unità di Protezione Popolare Curdo-Siriane (YPG) in giugno. Metà delle 550 miglia di frontiera tra il Tigri e l’Eufrate è ora tenuta dall’YPG, così l’accesso dell’ISIS al mondo esterno è molto più limitato di prima. Gli Stati Uniti hanno esercitato una forte pressione sulla Turchia perché non consenta all’ISIS e ad altri gruppi jihadisti salafiti di attraversare il confine verso la Siria a ovest dell’Eufrate. Volontari che prima avrebbero potuto attraversare la Turchia per unirsi all’IS in Siria resteranno ora a casa e forniranno una riserva di manodopera devota da usare in operazioni suicide.
L’ISIS è sotto una pressione militare senza precedenti in Iraq e in Siria, ma questo non significa che imploderà. Può combattere per difendersi e per attaccare. Pare che non combatterà fino alla fine in battaglie in cui le truppe di terra del nemico sono appoggiate dall’aviazione statunitense o russa. I comandanti dell’ISIS risulterebbero ritenere di aver commesso un errore nel combattere così a lungo a Kobani, dove possono aver perso più di 2.000 combattenti sotto gli attacchi aerei statunitensi. Si affideranno invece di più a tattiche di guerriglia in Siria e in Iraq ed espanderanno la zona del conflitto conducendo attacchi terroristici all’estero, simili a quelli cui abbiamo appena assistito a Parigi.
Patrick Cockburn è un giornalista irlandese che è corrispondente dal Medio Oriente dal 1979 per il Financial Time e attualmente per The Independent. Ha ricevuto il premio per il Commentatore dall’Estero dell’Anno agli Editorial Intelligence Comment Awards del 2013.

Da Z Net Italy- Lo spirito della Resistenza è vivo
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Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/paris-attacks-isis-has-created-a-new-kind-of-warfare/
Originale: The Independent
Traduzione di Giuseppe Volpe
©2015 ZNet Italy- Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0


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